Lettere al direttore
Ancora un attacco alla scuola paritaria?
«Caro direttore, le scrivo in merito alla sentenza della Cassazione che ha disposto il pagamento arretrato dell’Ici per due scuole paritarie. Ho due figlie in un istituto salesiano. Premetto che non sono una signora agiata che vuole un percorso facilitato per le sue bambine, insinuazioni che ho sentito in abbondanza in queste ultime settimane. Alla fine del mese le rette pesano e ci costringono a tagliare altre cose, ma io e mio marito pensiamo che il sacrificio sia per il bene delle nostre figlie. La scelta a suo tempo è stata fatta perché condividiamo il modello educativo e apprezziamo particolarmente l’attenzione alla formazione integrale della persona che questo istituto ci garantisce. Sappiamo anche che la scuola delle nostre figlie versa già da tempo in condizioni economiche difficili, la possibilità quindi che sia imposto il pagamento arretrato dell’Ici porterebbe quasi sicuramente alla chiusura. Nonostante gli sforzi, non riesco proprio a capire perché una scelta come la nostra non debba essere tutelata al pari delle altre. Credo, tra l’altro, che le ragioni siano più ideologiche che economiche. Vorrei che il "Messaggero" si esprimesse su questo tema».
Lettera firmata
Cara signora, ci siamo espressi ed esposti tante volte su questo tema nel corso degli anni. Ma evidentemente il pregiudizio è duro a morire. In effetti, come dice lei, non ci sono né ragioni legali né ragioni economiche che giustifichino gli attacchi alle scuole paritarie. La libertà di scelta è sancita dalla Costituzione e le scuole «paritarie» si chiamano così perché la legge italiana le riconosce come parte di un unico sistema pubblico d’istruzione, appartenenza che le obbliga a mantenere certi standard formativi e di sicurezza.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, è vero che le scuole paritarie ricevono 471 milioni dallo Stato, ma gli esperti che hanno fatto i conti affermano che se esse chiudessero domani, e i loro 993 mila studenti (circa il 10 per cento della popolazione scolastica) dovessero essere assorbiti dalla scuola statale, lo Stato spenderebbe almeno 5 miliardi e 500 milioni di euro in più. Com’è possibile? Perché l’Ocse ha stabilito che ogni Paese spende per ogni studente in media dai circa 5.739 euro l’anno per la materna ai 6.914 per le superiori. Conti alla mano pare invece che uno studente che frequenta le paritarie costi allo Stato circa 470 euro. Il resto chi lo sborsa? In buona parte le famiglie, che tra l’altro contribuiscono con la fiscalità generale al finanziamento della scuola statale, pagando di fatto due volte. Altro che «regalo ai privati» e «privilegi per la Chiesa», come alcuni continuano incautamente ad affermare. C’è poi un particolare che probabilmente in pochi conoscono: centinaia di scuole paritarie non appartengono a enti religiosi.
E allora, il giudice ha sbagliato? La verità è che il problema sta a monte, riguarda i principi alla base dell’attività delle paritarie, che non sono a sufficienza chiariti dalla legge, come ha dichiarato su «Avvenire» Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale. Insomma, da nessuna parte è specificata la differenza che c’è, per esempio, tra il ruolo pubblico di una scuola paritaria – anche se c’è un contributo da parte delle famiglie – e l’attività a scopo di lucro di un istituto che fa recuperare gli anni scolastici. «È un problema di disciplina tributaria» conclude il giurista. Le sentenze vengono di conseguenza.
LA SPERANZA GUIDA I GIOVANI VERSO ASSISI
«Ancorati alla speranza» è il titolo del prossimo Convegno Giovani verso Assisi, appuntamento annuale promosso dai frati conventuali presso la Basilica di San Francesco ad Assisi.
Cinque giorni, dal 29 ottobre al 2 novembre, per riflettere sulla virtù della speranza, ma anche sui vizi dell’accidia e dell’avarizia in chiave contemporanea. Un’occasione per stare insieme e condividere, rivolta a ragazzi e ragazze dai 18 ai 28 anni.
Per info e iscrizioni cercare il riferimento regionale nella sezione «Contatti» del sito giovaniversoassisi.blogspot.com
Lettera del mese
Fede e scienza
Faccia a faccia col progresso
Cambiano i tempi, cresce la nostra capacità di capire i misteri della vita. Gli strumenti che abbiamo tra le mani sono sempre più sofisticati, ma le domande di fondo restano le stesse che l’uomo si pone da quando ha coscienza di se stesso.
«Gentile direttore, allego un singolare articolo apparso di recente su un noto quotidiano on line (la notizia è quella della donna divenuta mamma dopo che il suo ovaio, asportato e congelato dieci anni prima a causa di una patologia, le è stato reimpiantato nel 2014 da un team di medici a Bruxelles, ndr). Vorrei conoscere il parere del magistero della Chiesa a riguardo, essendo la questione aperta sia dal punto di vista scientifico che umano, culturale ed etico. Si aprono nuove sfide? O anche si stravolge l’ordine naturale? N.b. Il congelamento di follicoli ovarici in età pediatrica prima di una terapia chemioterapica è sempre più frequente».
Lettera firmata
Diciamo subito che il trapianto di utero o di ovaie a scopi terapeutici non fa problema, se non ci sono eventuali controindicazioni di altro tipo (per il principio di totalità, il differimento temporale del trapianto è giustificato).
Detto questo, però, forse conviene allargare un po’ lo sguardo. Si aprono nuove sfide? O continuano a restare aperte le sfide di sempre? Cambiano i tempi, cresce, grazie a Dio, la nostra capacità di comprendere i misteri della vita, gli strumenti che abbiamo tra le mani sono sempre più sofisticati, le stesse frontiere del nostro sapere si sono spostate alquanto in là, permettendoci oggi ipotesi e concretizzazioni da capogiro. Ma le domande di fondo restano le stesse che l’uomo si pone da quando ha cominciato ad avere un po’ più di coscienza di se stesso. Mi sa che tutto sommato, pur con le debite differenze, le stesse reazioni di meraviglia ma anche di perplessità di oggi (e talvolta di incomprensione, come è successo anche da parte della Chiesa), somiglino davvero a quelle provocate dalla prima punta di freccia scolpita nel sasso di selce seimila anni prima di Cristo, o alla scoperta del vaccino del vaiolo nel 1796, ad opera di Edward Jenner, che lo aveva chiamato così proprio perché lo aveva ricavato dal vaiolo delle mucche (vacca in latino). Due esempi in cui, se così vogliamo dire, si è stravolto l’ordine naturale delle cose. Dobbiamo essere grati al Signore per tanti fratelli e sorelle che investono la loro vita e le loro competenze per rendere più bella, dignitosa e vivibile l’esistenza di ciascuno di noi. Anche loro, a modo loro eventualmente, ma stanno cercando di far fruttare i talenti donati dal buon Dio, tra i quali c’è sicuramente l’intelligenza. Anche loro, più o meno consapevolmente, sono a servizio del bene dell’umanità, e non mi stupirei di ritrovare tra i santi del paradiso, in quanto benefattori dell’umanità, anche il nostro progenitore delle caverne con in mano la punta di selce o il medico alle prese con il vaccino del vaiolo. Ricordiamoci allora anche di pregare per scienziati e studiosi, affidandoli allo Spirito Santo, che è Spirito di discernimento e sapienza! Semmai, il «peccato sociale» o, se preferiamo, la vergogna umana è che non tutti gli uomini e le donne del mondo possano ugualmente usufruire e godere dei progressi delle conoscenze. Perché spesso ciò dipende dalle possibilità economiche, dalla fortuna di essere nati da una parte piuttosto che dall’altra del globo terrestre, dalle strategie egoiste di potentati economici, politici, culturali, preoccupati più delle quotazioni in Borsa che non delle borse vuote di milioni di affamati.
Rimane poi vero che, come in tanti altri aspetti della sua esistenza, l’uomo può usare anche male delle sue scoperte. E cercarne addirittura alcune semplicemente per soddisfare il proprio più becero egoismo, qualche volta assolutizzando bisogni promossi a diritti: come se il sillogismo «ne ho voglia, mi piace, si può, quindi lo faccio» sia di per sé corretto. San Paolo aveva già avuto modo di metterci sull’attenti: «“Tutto mi è lecito!”. Sì, ma non tutto mi giova» (1Cor 6,12). E anche i genitori alle prese con i capricci dei loro figli ne sanno qualcosa, vero? Penso che tutti, credenti e no, abbiano voglia di capire, non tanto i confini ideologici, quanto le motivazioni, la direzione e il senso da dare a ciò che andiamo scoprendo. Perché davvero sia bene per tutti! Il resto, pur paludato di progresso, a me sembra piuttosto piccineria umana. Che paradossalmente ci fa tornare indietro verso le caverne preistoriche, più che marciare verso il radiante sole dell’avvenire.
Lettere al Direttore, scrivere a: redazione@santantonio.org