Dalla parte dei migranti

In America abbiamo fatto fortuna ma l’Italia ci ha dato valori e cultura. I giovani sono la nuova linfa delle associazioni. Gli anziani vanno coinvolti nelle attività comunitarie.
11 Aprile 2001 | di

Dima Artale è nato a Santa Margherita Belice, in provincia di Agrigento, in una magnifica famiglia. Nell'ottobre del 1958 ha sposato Caterina nella chiesa madre del paese e nel febbraio dell'anno successivo sono emigrati negli Stati Uniti. A New York sono nati i figli della coppia: Rosalia, Ignazio, Giuseppe e Rosamaria, e i nipoti: Franco, Gabriella, Dima e Gaspare. Dima è ebanista. Ha sempre lavorato per il bene della sua famiglia e questo gli è valso la stima di tante persone. Ora è proprietario di un grande capannone dove lavorano parecchi operai.
 Da oltre quarant'anni si impegna per la nostra comunità . È stato presidente del Circolo Santa Margherita Belice e vice presidente della Federazione Italiana del Queens, nota come Greater New York Association. Come nuovo presidente della Federazione Italiana del Queens, si è prefisso l'obiettivo di unire le associazioni e gli italiani che vivono in questa parte di New York, riconoscendo i valori e la «fame» di italianità  che si riscontra nei giovani, e prestando attenzione ai problemi degli anziani, i quali sovente vengono ignorati o malserviti.
Msa. Può parlarci dell'ultimo gala del Circolo Santa Margherita?
Artale.
In effetti c'è stata una grande affluenza al ristorante Leonard di Great Neck, a New York, dov'erano presenti più di 500 persone. Questo si spiega per due ragioni: l'enorme lavoro del Comitato direttivo, sia maschile che femminile del nostro circolo, che ha sede in Glendale, e l'intervento dall'Italia del sindaco di Santa Margherita Belice, Giuseppe Perricone, e dell'arciprete monsignor Giuseppe Gelo, vicario foraneo per l'intera Valle del Belice.
L'afflusso è dovuto alla devozione profonda che i nostri compaesani hanno per la nostra protettrice Santa Margherita, e al nostro patrono, il Santissimo Crocifisso. Sono loro che attirano una vasta folla. Noi facciamo tutto il possibile per celebrare ogni anno una degna festa in loro onore.
Nel suo brindisi augurale lei ha auspicato che in un prossimo futuro tutti gli italiani possano recarsi per una visita alla loro terra di origine. Perchè?
Alcuni anni fa ho letto una frase che mi è rimasta impressa: Si può sradicare un uomo dalla sua terra, ma non si può sradicare questa terra dal cuore dell'uomo. Un popolo non può vivere senza radici. Noi italiani amiamo e ringraziamo l'America, ma non dimenticheremo mai l'Italia. Se l'America ci ha dato la fortuna economica, l'Italia ci ha dato il retaggio familiare, culturale e religioso, valori e tradizioni che non dovremo mai scordare. Per questo bisogna tornare in Italia.
Lei dice di stare sempre dalla parte degli emigrati italiani, ma in che senso?
Nel mio lavoro e nel mio impegno per la comunità  italiana, incontro ogni giorno nuovi americani provenienti da tantissimi Paesi del mondo. New York è la città  dove si parla ogni lingua presente nel globo, dove esiste ogni tipo di cucina, e dove si esprimono le tradizioni e i costumi più diversi. Circa 7.400.000 persone vivono a New York City. Un terzo di questi sono nati all'estero, e la metà  dei newyorkesi o è nata fuori dagli Usa, o sono figli di emigrati che si erano stabiliti a New York.
Tra questi spicca senz'altro la presenza degli italiani che hanno contribuito a rinvigorire lo spirito della Big Apple in molti campi: culturale, sociale, civile, economico. Io cerco di fare tutto il possibile per assistere questa brava gente che contribuisce alla società , paga le tasse, sostiene la propria famiglia, celebra le proprie usanze e testimonia la propria fede. Io ne sono fiero e mi sforzo di prestare un servizio adeguato ai loro bisogni.
Nel suo primo intervento come presidente della Federazione, lei ha messo in risalto il fatto che punterà  molto sull'importanza di collegare le associazioni tra di loro. In pratica, come raggiungerà  tale unità ?
Le associazioni aderenti alla Federazione sono diverse. Oltre a Santa Margherita Belice c'è l'associazione Concordia Partanna, la Congregazione di San Gerardo Maiella, Maria Santissima delle Grazie di Montevago, Maria Santissima del Balzo di Bisacquino, i Camporealesi d'America, la Società  Polizzi Generosa, la Società  Caltabellotta, la Squadra calcistica Intergiuliana, la Società  giovani di Ridgewood, la Società  di Santa Ninfa, la Società  Caccamese, la Società  del Preziosissimo Sangue. Il tutto si aggira sui dieci mila italiani nati nella madrepatria. Poi ci sono tantissimi italiani di seconda, terza e quarta generazione. Le caratteristiche fondamentali di tutti questi italiani all'estero è la loro incredibile fedeltà  alla propria identità  etnica e nazionale.
Il mio primo sforzo come presidente sarà  quello di calarmi nelle realtà  locali dei nostri connazionali appartenenti alle varie associazioni, capirne esigenze e interessi, evitando di cadere nella retorica della nostalgia. Tra questi interessi ci sono le pensioni d'anzianità  e l'approvazione della legge per il diritto di voto in loco agli italiani all'estero. Un altro sforzo sarà  quello di offrire un'informazione aggiornata e adeguata per migliorare il rapporto tra gli italiani che vivono qui e quelli che vivono in Italia.
Lei ha detto che i giovani hanno «fame» di italianità . Che cosa significa?
Semplicemente un insieme di prestigiosi valori, universalmente riconosciuti, come l'amore per le arti e le lettere, la promozione delle ricerche scientifiche, la passione per la cucina mediterranea, e la partecipazione alle sempre più crescenti e numerose missioni e scambi commerciali in Italia e nel mondo.
Quasi la metà  dei nostri futuri comitati saranno formati da giovani specializzati in giurisprudenza, medicina, ingegneria, amministrazione e management. Tra loro appaiono l'avvocato Mario Malerba, il professore Giuseppe Turriciani, il dottore Franco Monteleone, l'ingegnere Ignazio Artale, l'ingegnere Franco Catalanotto, l'avvocato Gerardo Mazzone, i dottori Andrea e Giuseppe Patanè, il dottore Calogero Tuminello, l'avvocato Jack La Sala, e tanti altri. Saranno loro a guidare le varie associazioni. Se non si lascia posto ai giovani, le associazioni deperiscono e muoiono.
Se i giovani sono il futuro delle associazioni, gli anziani ne sono il passato. Lei si prefigge di dedicare ampi spazi agli anziani, ai loro problemi e alle loro aspettative?
In passato ho tenuto riunioni informative dedicate agli anziani, e continuerò a farlo. A queste inviterò rappresentanti dei patronati italiani, della previdenza sociale italiana, della Social security (la previdenza sociale americana), del Community Board (Consiglio comunitario), agenti di polizia e rappresentanti dei partiti politici. La vasta presenza di ascoltatori e l'interesse con il quale sono seguiti gli oratori e le stesse domande formulate dimostrano che queste riunioni hanno colto un bisogno sentito dagli anziani. In particolare per quanto attiene alle pensioni italiane e alle questioni della previdenza sociale, alle festività  pubbliche e alle attività  comunitarie correlate, come ad esempio il 4 Luglio, Festa dell'Indipendenza americana, il Columbus Day, le feste patronali dei sodalizi comunitari, le feste di quartiere, note in America come Block Parties, e così via.
Di grande importanza per gli anziani sono l'assistenza medica e la sicurezza. Si deve fare di tutto per garantirle alle persone in condizioni di indigenza e solitudine. Sul problema della sicurezza è necessario indicare cosa fare per evitare sgradite sorprese, furti, vandalismi nelle proprie abitazioni. Parimenti occorre tutelarli da persone che si presentano a casa loro sotto mentite spoglie per carpirne la buona fede e per derubarli.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017