La tradizione più cara
Nev York
Per Vito Muscatelli, presidente della Società di Sant’Antonio di Long Island, la devozione al santo di Padova, così tanto sentita dai fedeli, va incrementata perchè stimola a vivere il vangelo e a seguire Gesù. Ogni mese la Società si raduna nella sede, dove troneggia la statua di sant’Antonio, per festeggiarlo e celebrare l’Eucaristia, organizzando processioni, tridui e novene; curando i poveri e seguendo opere filantropiche in modo da farlo conoscere a tutti i membri tramite gruppi di preghiere, la diffusione della sua vita e dei suoi sermoni con l’acquisto di libri, immagini e statue.
«Per la nostra Società, sant’Antonio è il personaggio di prestigio: una gloria – dice Vito –, ed escludere dalla sede un posto speciale per la sua statua, significa privare i nostri membri di un mezzo che ne facilita la devozione. Oltre a pregarlo e a sentirlo con le parole, è importante vederlo e ammirarlo con gli occhi».
Il 13 giugno costituisce l’apice di tale devozione con la solenne santa messa seguita dalla processione, a cui partecipa una folla immensa di persone, italiani e non, e in modo particolare spagnoli che vivono nella zona, che ci conoscono e che sono devoti del Santo. E Antonio non resta indifferente nei confronti di chi si interessa con amore della sua persona e delle sue vicende. E Muscatelli vuole farlo conoscere a tutti, cominciando dai più piccoli. «Un celebre predicatore e maestro della chiesa come Antonio, deve predicare e insegnare sempre a tutti: dalla nascita alla morte – sottolinea Muscatelli –. Tante cose preziose che egli ha scritto e predicato, non vanno relegate nelle biblioteche, ma messe a disposizione di tutti. La sua parola è profonda, ma anche semplice, facile, concreta, piena di passione per la salvezza delle anime».
Muscatelli aggiunge che è importante leggere gli scritti di Antonio, ai quali chiunque può accostarsi, anche i bambini. Gli eterni temi della fede sono trattati da un uomo che, prima di essere dotto, è santo. La sua scienza e la sua santità ne fanno un maestro sempre attuale. Muscatelli osserva che come interviene sant’Antonio nella vita della gente, «non sta a noi precisarlo né conoscerlo». Sant’Antonio è il Santo dei miracoli, e ne opera tantissimi. Perciò i suoi devoti si rivolgono a lui per chiedergli aiuto materiale e spirituale.
L’abito di sant’Antonio
Domenica Bellantuomo del Gruppo di Sant’Antonio di Brooklyn, è orgogliosa di aver vestito con l’abitino di sant’Antonio tutti i suoi undici nipoti. La devozione dell’abito di sant’Antonio ha un omologo nella devozione dello scapolare della Beata Vergine così ancora tanto presente in associazioni e chiese italiane d’America.
Nonna Domenica osserva che alla nostra mentalità secolarizzata, questa devozione può generare un istintivo senso di disgusto, come per un ritorno al Medioevo (nonostante si susseguano gli studi che riconoscono al Medioevo valori di alta civiltà), quasi si tratti di un’umiliazione del bambino, rendendolo ridicolo e impacciato. Il fatto è che quando i genitori o i familiari non riescono a trovare un rimedio nella scienza medica, si rivolgono per i loro bambini a sant’Antonio. Antonio è chiamato il santo dei miracoli, e a lui ricorrono per la fama che gode e, probabilmente, perchè hanno ricevuto altre grazie.
I genitori di Antonio Raspatelli, Patrizio e Matilde, approvano la devozione di nonna Domenica, e dicono che l’abitino è un gesto di riconoscenza con il quale si vuole rendere pubblico omaggio al Santo. Chi ogni 13 di giugno vede un bambino come Antonio vestito a quel modo, è portato a chiederne il motivo e così viene a conoscere che i santi ci sono e operano secondo quanto la chiesa crede. I racconti sui santi hanno poi il sapore dei fioretti, per cui si finisce di ascoltarli con commozione e compiacimento. Alla fine Dio ne riceve lode.
Nonna Domenica ci ha ricordato che di solito i suoi nipoti, come Antonio, sono votati a portare l’abito per un anno. È quindi tutta la famiglia che vive e ricorda quella grazia. È una tradizione che resta nella casa, e ci sarà sempre qualcuno che per un lungo periodo la ricorderà.
Il pane di sant’Antonio
Gannon, figlio di Frank ed Elena, due devoti di sant’Antonio che abitano nel nord dello Stato di New York, è stato miracolato pochi mesi dopo la sua nascita. La fede dei genitori, della sorella Kiersten, del fratellino Keiper, e dei nonni Giuseppe e Teresa attribuiscono la guarigione all’intervento di sant’Antonio. Come ringraziamento, ogni anno celebrano in suo onore i dodici martedì e la solennità del 13 giugno distribuendo il pane agli amici e ai poveri. «Sant’Antonio è un uomo tutto per il prossimo, e sta veramente dalla parte del popolo, inteso come la folla dei veri poveri, dei nullatenenti, degli indifesi, degli analfabeti – dice Elena –. Nonostante le sue origini nobili, si fa difensore di quella che al suo tempo era chiamata la plebe. Il suo parlare non è retorico, ma è un parlare forte, spesso drammatico, mosso solo dall’amore per i fratelli. Durissimo, in modo particolare contro la piaga dilagante dell’usura, faceva azione sociale, ma in nome di Dio, della salvezza, dell’amore cristiano».
Ogni anno, Elena spiega alla gente, riunita a casa sua, la devozione del pane dei poveri, utile a far alleviare dal ricco la miseria del povero; ne racconta loro l’origine nata dalla prodigiosa resurrezione di un bimbo avvenuta a Padova. Tommasino aveva 10 anni ed era figlio di buoni genitori che abitavano vicino alla chiesa del Santo. Un giorno, giocando vicino a un recipiente d’acqua, vi cadde dentro e morì. La madre trovò il piccino senza vita e chiamò aiuto. Corsero i vicini e alcuni frati del convento. Non c’era nulla da fare. Tommaso era morto.
La madre non si rassegnò. Si affidò alla fede confidando nei meriti di sant’Antonio. Fece voto a lui di distribuire ai poveri tanto grano quanto era il peso del bambino, se questi fosse tornato in vita. Passarono alcune ore con la donna in preghiera finché il bimbo emise un grido. Era ritornato in vita. La promessa fu mantenuta e la devozione a sant’Antonio, mediante la carità ai poveri, incominciò a propagarsi sotto il nome di «peso del bambino».
Nel 1887 fu introdotta la statua del Santo, esposta in pubblico assieme a due urne, in una delle quali i devoti gettavano le suppliche scritte e nell’altra il denaro promesso, allorché la grazia era concessa. La cassettina di sant’Antonio è divenuta oggi una scuola di carità per tutti perchè tutti, anche i più poveri, vi mettono del denaro: quel tanto che basta per fare felice un povero e sollevare il nostro spirito davanti al Signore. Elena si augura che questa usanza plurisecolare continui anche oggi: «Sarebbe bello veder comparire questa figura di sant’Antonio nei negozi italiani sparsi nel mondo con l’invito a fare la carità ai poveri con cuore sincero e aperto all’amore».