Le consoli italiane di New York

Per la prima volta nella storia, sono tre donne a guidare il Consolato generale italiano di New York. Con un occhio di riguardo per gli italiani residenti e per i giovani.
12 Settembre 2012 | di
Negli Stati Uniti vi sono consolati italiani di grande importanza. È il caso delle sedi di Miami, San Francisco, Houston, Los Angeles, Chicago, Philadelphia e Newark. Ma, innegabilmente, punto di riferimento è New York. Ora, accade che, per la prima volta nella storia, il Consolato generale italiano di New York sia guidato da tre donne. Sono Natalia Quintavalle (console generale), nata a Pietrasanta in provincia di Lucca; Laura Aghilarre (console generale aggiunto), nata a Roma, e Lucia Pasqualini (console aggiunto), nata a Offida, in provincia di Ascoli Piceno. Loro compito è far emergere l’immagine positiva dell’Italia negli Usa e occuparsi di tutta una serie di attività diplomatiche, in subordine alle responsabilità dell’ambasciatore italiano a Washington, Claudio Bisogniero, e al rappresentante italiano alle Nazioni Unite, Cesare Maria Ragaglini.

Parte fondamentale, poi, del lavoro del consolato newyorkese è curare i rapporti con le Camere di commercio, le banche e le comunità italo-americane. Il team dei diplomatici italiani nella città della «Grande Mela» comprende, inoltre, il console aggiunto Dino Sorrentino e uno staff di quarantacinque persone.
 
Natalia Quintavalle
Il console generale Natalia Quintavalle è affascinata da New York, città di cui apprezza l’unicità, le contaminazioni architettoniche, la grandiosità e ricchezza del patrimonio artistico (per rendersene conto, basterebbe solo andare al Metropolitan Museum of Art, dove sono esposte oltre tre milioni di opere).
Per quanto riguarda l’italianità, in più occasioni ha espresso soddisfazione nel constatare come i molti connazionali arrivati negli Stati Uniti abbiano raggiunto successi in ogni livello, da quello culturale a quello politico, da quello economico a quello sociale e religioso. Come rappresentante ufficiale dell’Italia, il console Quintavalle non manca di sottolineare che il tricolore, più che un simbolo, è un compendio e una memoria di diritti – quali il diritto inviolabile dell’uomo e il diritto al lavoro – e di doveri, ad esempio quello di agire in vista del bene comune e di rispettare la libertà altrui. Proprio a partire da queste fondamentali premesse, il console generale ha suggerito alle strutture e alle associazioni italo-americane di esporre la bandiera italiana, come testimonianza di un rapporto con la Penisola che prosegue, ma anche come emblema dei colori e delle bellezze italiane: il bianco delle sue nevi, il verde delle sue vallate e il rosso dei suoi tramonti.

Le attenzioni rivolte dalla dottoressa Quintavalle alle famiglie italiane sono legate a una consapevolezza che si estende al concetto e al ruolo della famiglia come «futuro dell’umanità», e, soprattutto, come nucleo fondamentale della società. Il vivere personalmente l’esperienza di sposa e madre, come anche l’incontrare quotidianamente tanti italiani, aiuta il console Quintavalle a comprendere le crisi e le sfide che le famiglie devono oggi affrontare. Anche la comunità italiana residente in Usa è infatti coinvolta dalla crisi economica, con la conseguente disoccupazione giovanile che sottolinea le criticità legate all’invecchiamento delle prime generazioni italiane emigrate. La riflessione del console si estende anche all’indifferenza riguardo ai valori del matrimonio e della fedeltà coniugale, e alle ricadute sull’identità della famiglia italiana.
 
Laura Aghilarre
La stessa sensibilità e gli stessi impegni sono condivisi anche dal console generale aggiunto Laura Aghilarre. Laureata all’università La Sapienza di Roma in Scienze politiche ed esperta in campo commerciale, ha fatto esperienza a Montreal prima di giungere a New York, dove si occupa da alcuni anni di diritti umani, disarmo e proliferazione delle armi. Per il console Aghilarre, scuola e mondo del lavoro possono coinvolgere e coinvolgersi. Un occhio di riguardo anche per le comunità italiane diffuse nel mondo, vera «materia prima» del nostro Paese su cui puntare, dopo il turismo e i beni culturali.
Ma punto essenziale nell’impegno politico, sociale e culturale della dottoressa Aghilarre è la salvaguardia dei diritti umani. Si tratta dei diritti della persona, della famiglia; dei diritti alla vita, alla libertà, alla pace. Per apprezzarli, a questi valori bisogna educarsi proponendo già negli anni della scuola conferenze e approfondimenti per stimolare i giovani a spendere tempo ed energie nel sociale, a livello locale ma anche internazionale.
 
Lucia Pasqualini
Il terzetto femminile di diplomatiche newyorkesi è completato dal console aggiunto Lucia Pasqualini. Amante di viaggi, lingue e culture, ha lavorato per quattro anni a Pechino prima di giungere negli States. Tra le sue attività, non manca di occuparsi e di visitare le comunità italo-americane, interessandosi soprattutto delle giovani generazioni. A tale scopo, con l’obiettivo di valorizzare il ruolo della scuola, incoraggia l’insegnamento della lingua e della cultura italiana in classe, e stimola la formazione di leader per passare dallo stile dell’associazionismo del passato a quello del presente. Se si vuole cambiare una nazione – sottolinea spesso – ci si deve curare dei giovani, partendo dalla scuola, luogo dove nascono occasioni di aggregazione, luogo deputato all’apprendimento delle conoscenze, luogo in cui instaurare relazioni significative con i coetanei.

Secondo il console aggiunto Pasqualini, la comunità italiana all’estero è ricca di un patrimonio di esperienze e valori che possono essere acquisiti in vari modi: a livello locale, studiando la lingua e la cultura; a livello commerciale, costruendo rapporti con gli istituti di credito; a livello, infine, diplomatico, valorizzando le opportunità offerte da consolati, istituti italiani di cultura, governo nazionale e patronati.
Mamma di due bambini, la console marchigiana conosce le difficoltà dei giovani che sono emigrati o emigrano all’estero ed è disposta ad aiutarli professionalmente. Alcune di queste persone hanno doppia cittadinanza, altre solo una delle due. Sono giovani sovente professionisti non contenti della situazione italiana e desiderosi di migliorare la loro situazione all’estero. A differenza dei giovani emigrati in tempi passati, quelli che lasciano oggi l’Italia non soffrono la discriminazione e usufruiscono del benessere dei loro genitori per studiare e affermarsi a ogni livello professionale. Tuttavia, quelli che partono ora dall’Italia hanno talvolta problemi per sistemarsi, ma, grazie anche alla tecnologia di oggi e all’apertura, ospitalità e accoglienza di consoli come quelli attuali di New York, possono raggiungere i loro obiettivi in minor tempo.           
   
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017