Perù. Una scuola in nome dei martiri
Zbigniew Lofi Rodriguez è un bambino di 9 anni. Vive a Pariacoto, 1.200 metri di altitudine e una corona di brulle montagne tutto intorno, in mezzo alle Ande peruviane. Come si spiega che a un bimbo dai tipici tratti andini sia stato dato un nome slavo, con tutte quelle ostiche consonanti?
Dietro la stranezza si nasconde una storia con radici non troppo lontane. Era il 1989 quando, proprio qui, a 60 chilometri dall’Oceano Pacifico e a circa 500 dalla capitale Lima, veniva impiantata la prima missione dei frati minori conventuali in Perù. I tre giovani sacerdoti francescani di quell’originaria fraternità erano fra Jarek Wysoczanski, fra Michal (Miguel) Tomaszek e fra Zbigniew Strzalkowski, della Provincia religiosa di sant’Antonio di Cracovia. Dopo soli due anni di intensa attività, il 9 agosto 1991 un gruppo di terroristi di Sendero Luminoso sequestrò e giustiziò fra Miguel e fra Zbigniew, quando avevano solamente 31 e 33 anni. Il terzo compagno si salvò perché era appena rientrato in Polonia per celebrare il matrimonio della sorella.
L’azione evangelizzatrice avviata dai due martiri, già riconosciuti dalla Chiesa quali «servi di Dio» e di cui è in corso la causa di beatificazione, non è però morta con loro, come avrebbero voluto i guerriglieri maoisti. La testimonianza dei frati polacchi ha segnato la vita di questi luoghi. Il piccolo Zbigniew ne è solo una delle prove. Spiega sua mamma, Norma: «Ho tre figli, tutti maschi. Il più grande ha 15 anni e si chiama Francisco, perché, da quando ho conosciuto i frati francescani, la loro spiritualità è diventata la mia. Al secondo ho dato il nome di Miguel, in memoria del padre che animava noi giovani. Al terzo, infine, quello di Zbigniew».
Altri francescani conventuali, nel frattempo, hanno preso il posto dei confratelli uccisi. Sono stati loro a invitare in Perù Caritas Antoniana, per condividere un progetto di aiuto ai più poveri e bisognosi, in particolare i bambini, in continuità con l’operato dei martiri. Il nome di ciò che si vuole realizzare – e che vi proponiamo di sostenere per celebrare il 13 giugno, festa di sant’Antonio – è «Centro pastoral social san Antonio de Padua in Pariacoto». Di cosa si tratta? Per capirlo seguiamo ancora Norma e la sua parlata spagnola, quasi tutta comprensibile anche dall’orecchio italiano di padre Paolo Floretta e degli altri membri della delegazione di Caritas Antoniana. A tradurre i passaggi più difficili, poi, è una guida d’eccezione, padre Jarek, proprio il compagno dei martiri, oggi segretario generale per l’animazione missionaria dell’Ordine dei conventuali.
La missione di Pariacoto
Nel frattempo, mentre parliamo con Norma, sotto un cielo di un azzurro rilucente, stiamo attraversando il paese, con le sue casette basse di mattoni crudi e i tetti di lamiera. La nostra meta è un posto speciale, da dove si sentono provenire gli schiamazzi e le risate dei bambini, che aumentano di tono non appena i piccoli riconoscono Norma. Infatti, la mamma di Francisco, Miguel e Zbigniew di mestiere fa la maestra. Insegna matematica, non nella scuola del villaggio, bensì qui, nell’Escuelita de nivelación dei frati, letteralmente la «piccola scuola di livellazione» che dal 2001 i missionari hanno istituito per aiutare i più poveri a mettersi al passo con le lezioni. L’insegnamento pubblico infatti è poco efficace, e ciò si deve, oltre alla povertà della gente, anche al livello di preparazione dei docenti: quelli qualificati preferiscono rimanere nelle città lungo la costa, piuttosto che spingersi sulle Ande, fino a Pariacoto o addirittura nei villaggetti sperduti sulle cime, dove manca tutto.
Ecco allora che chiamare l’iniziativa dei frati «doposcuola» è alquanto riduttivo: qui gli scolari vengono accolti, accuditi, tolti dalla strada, nutriti e messi nelle condizioni di far propri almeno gli elementi base di spagnolo, storia, scienze e matematica. La povertà di questi piccoli e delle loro famiglie si lega in maniera inestricabile alla poca istruzione: la carità che passa attraverso l’insegnamento delle nozioni fondamentali – leggere, scrivere, far di conto – permetterà a questi adulti di domani di disegnare un futuro migliore, per se stessi e per queste vallate.
Nell’escuelita è ora ormai di cominciare le lezioni. Un piccolo cortile spoglio dà l’accesso a due aule. Gli scolari sono un’ottantina in tutto, tra i 6 e gli 11 anni. Dentro le classi, la sensazione di degrado è forte. Il vero problema di queste aule però non sono i serramenti, né l’arredamento o la carenza di libri e quaderni. Il «nemico» è più insidioso, e si nasconde nei muri portanti, innalzati con una tecnica che prevede l’utilizzo di un’intelaiatura in legno, rivestita di mattoni crudi. Ecco il problema: nella costruzione venne usato legname non trattato, che ora si sta sgretolando.
Il rischio di crolli – tutto il Perù è zona ad alta attività sismica – è davvero elevato. Consapevoli di questa grave situazione, i frati della missione sono stati a un passo dal chiudere il servizio: troppo poche le risorse per pensare di fare diversamente. Ma se da soli farcela è impossibile, insieme e confidando nella Provvidenza si può! Un nuovo orizzonte si apre grazie alla carità degli amici di sant’Antonio sparsi in tutto il mondo. Con il vostro sostegno si potrà abbattere la vecchia escuelita e realizzarne una migliore, più grande e soprattutto sicura per i suoi alunni, facendola diventare un centro propulsore educativo, pastorale e sociale, con corsi rivolti pure ai giovani e agli adulti.
Al pensiero del bene che col nuovo centro si potrà fare, a fra Jarek brillano gli occhi. In questo progetto vede realizzarsi uno dei sogni coltivati insieme ai suoi compagni martiri. Oggi quel desiderio, a vent’anni di distanza, finalmente può diventare un solido ponte verso il domani. «La nostra volontà – spiega – è sempre stata quella di servire i più poveri. Questo centro diventerà un punto di riferimento per tutti gli abitanti del territorio della missione, che comprende 5 parrocchie con 72 piccole comunità diffuse sulle alture, fino a oltre 4 mila metri di altezza, per un’estensione di oltre 1.000 chilometri. Accogliere e istruire i bambini bisognosi significherà dare loro un’opportunità importante per un futuro migliore».
Il progetto
In vista della Festa del 13 giugno, Caritas Antoniana individua il suo progetto principale dell’anno, nel quale rendere visibile la vicinanza del Santo agli ultimi. Per il 2012, l’obiettivo è realizzare il «Centro pastoral social san Antonio de Padua in Pariacoto», non distante dalla missione. In un’area di 20 per 30 metri si costruiranno tre piccoli edifici di due piani ciascuno, una volta abbattute le aule pericolanti. Nel primo edificio, i cui lavori sono già iniziati grazie a Fondazione Adveniat, troveranno spazio le aule e un salone multiuso, utilizzabile per incontri, lezioni o come mensa. A ridosso, una costruzione più piccola accoglierà i volontari provenienti da fuori distretto. Nel terzo edificio, infine, al primo piano sarà allestita la biblioteca, al secondo la sala computer, con dieci postazioni. I bagni e alcuni giochi all’aperto, per la ricreazione dei bambini, completeranno le strutture. Costruire e allestire il «Centro» costerà 100 mila euro: una nuova sfida da affrontare tutti insieme, in nome del Santo.