Puntiamo sulla competitività

Istruzione e formazione professionale dei giovani italo-tedsschi per affrontare le nuove sfide del mercato globale. E sostegno di dottorati di ricerca.
22 Giugno 2005 | di

FRIBURGO
Il console d";Italia a Friburgo, Fernando Pallini, laureato in Giurisprudenza, si è insediato nel settembre del 2002. In precedenza aveva lavorato al Ministero degli Esteri presso il Servizio del Contenzioso diplomatico. La scelta della città  tedesca è in parte legata alla sua preparazione culturale e alla conoscenza della lingua. Un fattore importante in un territorio che conta una foltissima comunità  italiana.
Bettero. Qual è la situazione della nostra collettività ?
Pallini
. Nella regione di Friburgo sono esistiti in passato dei poli industriali d";attrazione che, tuttavia, non hanno rappresentato gli sbocchi professionali principali degli italiani che sono emigrati in questa zona. Infatti, nonostante la fortissima de-industrializzazione in atto, sono rimasti in questa regione circa 50 mila concittadini italiani, un insieme che costituisce la comunità  italiana più numerosa del Sud Baden, più consistente addirittura di quella turca che tradizionalmente rappresenta la principale minoranza in Germania. La fisionomia della comunità  italiana è caratterizzata dal fatto che non è concentrata in grandi centri urbani "; che mancano, dato che Friburgo e le altre città  del Baden del Sud, sono città  medie secondo gli standard europei "; ma è piuttosto diffusa capillarmente sul territorio. Basti pensare che nella Selva Nera tutti i principali centri urbani, anche di ridotte dimensioni, hanno comunque una comunità  italiana. Moltissimi italiani erano venuti qui come operai specializzati nella manifattura dei tradizionali orologi per cui questa zona è diventata famosa a livello internazionale.
La specializzazione di gran parte della manodopera italiana in settori di produzione specifici come questo, ha contribuito ad evitare il verificarsi di fenomeni di disagio sociale su larga scala che invece sono frequenti nei grandi distretti industriali tedeschi.
La collettività  italiana del Sud Baden è sicuramente una delle più inserite e integrate nel tessuto sociale d";accoglienza. Le stesse autorità  tedesche insistono nel presentare gli italiani non più come una minoranza, ma come una parte integrante del contesto sociale e culturale. Per quanto riguarda Friburgo, poi, si può parlare di una vera e propria «vocazione italiana» della città  che, non solo per le favorevoli condizioni atmosferiche, ricorda da vicino una città  italiana.
In Germania si avverte con preoccupazione il problema delle scuole differenziali che interessa purtroppo molti ragazzi italiani, vittime spesso di una sorta di marginalizzazione sociale. Che cosa fanno le autorità  italiane per contrastare questo fenomeno?
L";azione è duplice. Da un lato si è cercato di fare in modo che questi bambini, che spesso vengono da realtà  familiari di estremo disagio, acquisiscano innanzitutto una corretta padronanza dell";italiano. È dimostrato che una cattiva conoscenza della lingua madre comporta enormi difficoltà  nell";apprendimento di ulteriori lingue e quindi del tedesco. In questa direzione lo Stato italiano investe ingenti risorse. Il sistema attualmente in vigore prevede un doppio intervento: 1) degli insegnanti inviati all";estero dal MIUR; 2) degli enti preposti ai corsi di lingua e cultura italiana che operano con un proprio corpo docenti. Il nodo strutturale piຠdifficile da sciogliere rimane quello della comprensione, da parte di molte famiglie italiane, della differenza tra i meccanismi della scuola tedesca rispetto a quella italiana. Il nostro sistema scolastico è caratterizzato da un elevato grado di elasticità  e, indipendentemente dal percorso scelto a livello di scuola superiore, è sempre possibile accedere ad un titolo di livello universitario. Nel sistema tedesco, invece, ciò non accade, ed anche i primi anni di scuola hanno un";importanza critica per il futuro del bambino. La comunicazione con le famiglie è dunque prioritaria per un";efficace azione in campo scolastico; ed é su questo aspetto che tutti gli operatori nel settore, della circoscrizione, stanno puntando per invertire in modo apprezzabile questa tendenza. C";è poi un altro piano d";intervento che coinvolge le Regioni: quello della formazione professionale. Spesso la scuola non è un problema in quanto tale, ma lo diventa quando è un percorso che non conduce, come sbocco diretto, ad una professionalità  ben definita. A questo si cerca di rimediare con corsi di formazione professionale che lo Stato italiano contribuisce a finanziare in cooperazione con le Istituzioni tedesche che si dimostrano in questo estremamente sensibili. Questi corsi mettono lo studente in condizione di terminare gli studi già  con una professionalità  certa.
Il tessuto economico di quest";area, fatto di piccole e medie imprese, somiglia a quello del Nordest italiano. Ora il Nordest sta delocalizzando, soprattutto in Cina. Quest";area della Germania sta delocalizzando. Eppure l";emigrazione dal Sud del mondo arriva in Italia come in Germania. Il mercato del lavoro è in rapida trasformazione. E può diventare un cocktail esplosivo per l";Europa. Che ne pensa?
I fenomeni migratori sono senz";altro sensibili alle variabili economiche, ma sono anche legati a fattori culturali. Nel caso degli italiani che continuano a venire qui, un ruolo fondamentale lo giocano le ricongiunzioni di nuclei familiari e anche l";idea, che tuttora persiste nelle motivazioni di chi emigra dall";Italia, di trovare in Germania le condizioni di dieci o vent";anni fa. Quanto al futuro, non credo che al momento attuale si possano fare previsioni certe, e tantomeno ad un livello così generale come quello «europeo». Credo che nei prossimi anni la capacità  attrattiva della Germania per gli italiani andrà  riducendosi in seguito alla ristrutturazione del sistema socio-assistenziale. È anche possibile che si inneschi una «contro-emigrazione» degli italiani dalla Germania verso l";Italia o altre destinazioni. Per quanto riguarda l";Europa, si tratta di una realtà  che va ridefinendosi continuamente, e l";ultimo allargamento impone di ripensare la stessa nozione di Unione europea. La sfida è vedere quanto questi recenti cambiamenti riescano a coniugarsi con politiche sociali attente alle esigenze delle fasce meno fortunate della popolazione e ad esprimere compiutamente il «senso comunitario» della cittadinanza europea. Da questo punto di vista, la situazione degli italiani in Germania costituisce un osservatorio molto interessante. Basti pensare al recente riconoscimento, da parte dello Stato tedesco, dell";ammissibilità  della doppia cittadinanza italo-tedesca.
Molti osservatori concordano sul fatto che l";Europa può vincere il confronto con l";Asia solo sul terreno della ricerca e dell";innovazione. Friburgo è all";avanguardia per quanto riguarda le energie alternative. Ha un";università  con 30 mila studenti. Eppure se la Germania fino a poco tempo fa era uno dei poli europei che, con Francia e Inghilterra, attraeva i cervelli italiani, oggi anche dalla Germania i ricercatori fuggono verso altri lidi. Come vede in questo contesto la presenza di giovani italiani?
Friburgo è nota come città  universitaria e accoglie numerosi ricercatori italiani nei più diversi ambiti disciplinari. Da quando sono arrivato, ho sempre dato particolare rilievo alla questione della ricerca italiana all";estero. Ho pertanto organizzato vari incontri con l";intento di censire questa presenza e comprendere le ragioni di una simile emigrazione «intellettuale». È emerso che si tratta di ricercatori impegnati principalmente nei settori di studio della fisica, in particolare del fotovoltaico, nel campo delle scienze forestali e, infine, nella giurisprudenza. Nell";accademia tedesca si riconosce il valore aggiunto che lo studente o il ricercatore straniero possono apportare. Tanta attenzione si traduce in una grande disponibilità  da parte delle università  tedesche in vista dell";accoglienza dei ricercatori stranieri, cui vengono forniti tutti gli strumenti operativi indispensabili per effettuare il lavoro di ricerca, a partire da un vero e proprio ufficio, ai laboratori, dai contatti internazionali alle borse di studio. Ho cercato di promuovere tra i circa 40 ricercatori italiani censiti a Friburgo, delle nuove opportunità  di formazione elaborate a livello di Unione europea a favore dell";internazionalizzazione dei percorsi di ricerca. In particolare, ho promosso il sistema del «dottorato europeo» invitando un ricercatore italiano di Padova, il primo a sperimentare questa nuova strada formativa a Friburgo, affinché presentasse la sua esperienza agli altri ricercatori italiani. Ho in seguito potuto constatare con piacere che alcuni di questi ricercatori hanno deciso di seguire la stessa strada e sono riusciti a convertire il dottorato di ricerca tedesco che avevano iniziato, in un dottorato di ricerca in co-tutela anche con un";università  italiana. Questo significa che un percorso di ricerca che prima avrebbe avuto valore solo in Germania, costituisce ora un titolo valido sia nell";università  tedesca che in quella italiana.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017