L'Italia ha conquistato l'America
NEW YORK
È molto positivo il bilancio dei rapporti tra Italia e Stati Uniti tracciato dal console generale d";Italia a New York, Antonio Bandini. «Una popolarità come non si è mai vista in passato, e a cui contribuiscono diversi fattori "; precisa Bandini ";. Certamente una comunanza di linee politiche sulla scena internazionale. Ma anche un grande apprezzamento per l";Italia, per la sua creatività , per il suo stile, soprattutto per il suo modo di vivere che fa sì che il nostro Paese sia molto di moda».
Un ruolo nuovo viene giocato oggi anche dagli enti locali in virtù della riforma del Titolo V della Costituzione che ha affidato alle Regioni nuove competenze in tema di sostegno alla produzione regionale anche nei confronti delle esportazioni. «Le Regioni, ma anche le Province e i Comuni "; aggiunge Bandini "; utilizzano questa prerogativa organizzando importanti manifestazioni che accrescono la presenza italiana sul mercato americano. D";altra parte, si pone anche un problema di coordinamento e di univocità perché se è determinante fare apprezzare le differenze, è importante anche tenere presente che ciò che vende l";Italia è il made in Italy , cioè l";immagine del nostro Paese come entità unitaria».
Bettero. Possiamo fare un ritratto della comunità italoamericana che vive in questa parte degli Stati Uniti?
Bandini. Dobbiamo farne più di uno perché in realtà ci sono diversi gruppi di connazionali. C";è un";antichissima presenza italiana in questa parte del Paese, e le persone che appartengono a questo gruppo in realtà sono i discendenti della prima emigrazione. Sono ormai americani a tutti gli effetti, perfettamente integrati nella società statunitense; in generale non parlano più la nostra lingua se non perché l";hanno recuperata recentemente, e hanno un";ottima collocazione sociale. Ormai hanno superato ogni difficoltà connessa con lo status di ex immigrati, e occupano posti importanti nella società . C";è poi un";immigrazione più recente, ed è l";ultima immigrazione italiana "; quella del dopoguerra "; che è finita intorno al 1965-1970.
Queste persone hanno ancora un rapporto molto forte con il nostro Paese perché vi sono nate, perché ne parlano ancora la lingua, sono i più attenti a seguire la politica italiana. Poi vi è un gruppo crescente di persone che possiamo chiamare «espatriati»: sono lavoratori o rappresentanti di imprese italiane, o italiani che lavorano per imprese americane, molti nel settore finanziario. E, infine, un gruppo importantissimo di scienziati, studiosi e ricercatori presso università americane. Queste persone sono qui temporaneamente, ma a volte questo periodo di tempo è molto lungo ed è comunque associato al loro lavoro per cui non sono più persone che formano una comunità nel senso classico, in quanto tendono a frequentare più i loro colleghi di lavoro che i loro connazionali.
Che rapporti ci sono tra il Consolato, i Comites, le associazioni e comunque le organizzazioni di italiani e italoamericani presenti sul territorio?
Noi cerchiamo di stare in contatto con tutti i gruppi che prima ho indicato, ognuno dei quali ha forti forme organizzative; certamente con i Comites con i quali siamo in contatto anche per un dovere istituzionale perché esprimono la rappresentanza eletta dalla nostra comunità .
Quali sono le principali richieste che arrivano dalla comunità italoamericana?
La richiesta più ricorrente che proviene dagli italoamericani è quella di avere rapporti culturali. Sono molto interessati al nostro Paese, ne ammirano la cultura, l";arte, e la vogliono scoprire meglio. Questa è una domanda a cui si viene incontro con un";abbondante offerta di servizi culturali italiani che arriva spontaneamente dalle grandi istituzioni culturali americane alle quali contribuiamo anche noi tramite il nostro Istituto Italiano di Cultura e attraverso i grandi Istituti di italianistica presso le Università locali. Gli italiani arrivati qui di recente, sono più interessati alla partecipazione, alla vita politica, al voto degli italiani all";estero, ai problemi connessi con la perdita e il riacquisto della cittadinanza; ed è il settore nel quale lavoriamo soprattutto assieme ai Comites.
Questo Consolato quali iniziative di carattere culturale, economico e commerciale appoggia?
La risposta sarebbe lunghissima ammesso che fossi in grado di ricordarle tutte. Diciamo che in media abbiamo tra le due e le cinque manifestazioni di interesse italiano, al giorno, qui a New York: da quelle di carattere culturale a quelle commerciali promosse dall";Istituto per il Commercio Estero. Molte altre nascono spontaneamente in seno alle Associazioni di imprenditori, soprattutto dalla Camera di Commercio che è molto attiva. A New York organizziamo manifestazioni, e cerchiamo di mettere in contatto tutti coloro che sono impegnati in questo settore, inclusi gli enti locali italiani, per presentare un";immagine più completa e ordinata possibile del nostro Paese. E l";offerta è estremamente ricca.
Quali sono stati gli eventi più importanti del 2005?
Andando a ritroso, direi una grande promozione dell";industria italiana dei filati di pregio, del cachemire, delle lane. Poi ci sono state importantissime mostre d";arte al Metropolitan Museum e alla Guggenheim. Abbiamo avuto la Regione Lombardia, la Provincia di Milano e il Comune di Milano che hanno presentato tutte le realtà turistiche e produttive della Lombardia. E, ancora, la mostra sull";artigianato d";arte della Regione Campania. Ma potrei continuare all";infinito.
Parliamo di promozione della lingua e della cultura italiana. Il Consolato quali iniziative promuove e sostiene?
Il successo della popolarità italiana è testimoniato dal crescente interesse per la lingua italiana che ormai ha più studenti, nella zona di New York, di qualsiasi altra lingua, salvo lo spagnolo. Per sostenere l";insegnamento, noi facciamo diverse cose: contribuiamo finanziariamente, tramite associazioni private di insegnanti italiani negli Stati Uniti, al finanziamento dei corsi nelle scuole pubbliche e private. Abbiamo circa 30 mila studenti di italiano nei tre Stati che ricadono sotto la giurisdizione del Consolato d";Italia. Inoltre c";è un";importante attività di promozione con le Università americane anche perché vi sono Istituti di italianistica che stanno crescendo in quanto finanziati privatamente da cittadini americani d";origine italiana che trovano giusto fare qualcosa per la cultura del loro Paese d";origine.
All";interno dei College e delle Università si nota un sensibile aumento dell";interesse per la lingua e la cultura italiana. È un fenomeno estemporaneo?
All";Università si apprezza la cultura italiana e non solo quella classica ma anche quella contemporanea. Sempre più spesso vengono richieste e organizzate manifestazioni che hanno a che fare con la cultura italiana moderna. È vero che si aprono nuovi problemi legati alla ricerca di insegnanti di italiano perché c";è una grande domanda di corsi di italiano che ci arriva dai livelli scolastici inferiori, a fronte della ancora scarsa disponibilità di insegnanti di italiano da parte delle Università americane. La tendenza generale, comunque, è verso la crescita.
Perchè non si cercano insegnanti d";italiano in Italia visto che da noi c";è una consistente disponibilità ?
Noi abbiamo anche tentato di coinvolgere i Provveditorati su questa necessità . Le difficoltà più grosse, però, riguardano il riconoscimento della titolarità ad insegnare da parte delle autorità americane perché bisogna precisare che negli Stati Uniti non c";è un governo centrale che decide per tutti gli Stati. C";è una grande quantità di organizzazioni a livello statale o addirittura cittadino, ognuna con le proprie regole. Inoltre ci sono delle difficoltà concernenti il visto d";ingresso e di lavoro negli Stati Uniti.
In passato la chiesa giocava un importante ruolo di sostegno di coloro che arrivavano negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Questo ruolo è cambiato nella società americana?
Non è cambiato. La chiesa si dedica ancora a queste persone. Spesso è l";unica a farlo. Di recente, l";arcivescovo di New York, il cardinale Egan, ha posto l";accento sul fatto che le istituzioni e i religiosi italiani che hanno sempre aiutato gli italiani arrivati qui, dato che oggi dall";Italia non c";è più emigrazione, sono rimasti a fare lo stesso lavoro per chi giunge da altri Paesi. È una missione preziosa e straordinaria. Egan ha citato i casi di emigranti cinesi che trovano nei religiosi italiani il loro unico punto di riferimento per rimanere a New York.
Questo Consolato come si sta preparando alle elezioni politiche di primavera?
Come per tutti i Consolati d";Italia, il problema principale è quello di definire la lista degli elettori, uniformando le anagrafi Consolari con le anagrafi dei residenti all";estero dei comuni italiani; le sole ad aver titolo per formare l";elenco degli elettori. È un lavoro improbo perché una cosa è l";anagrafe in Italia dov";è facile rintracciare un cittadino e seguirne le vicissitudini; mentre ben diverso è fare la stessa cosa quando si vive all";estero, soprattutto in Paesi come gli Stati Uniti che addirittura non hanno una loro anagrafe. È un lavoro molto difficile che noi stiamo facendo al meglio delle nostre risorse anche utilizzando metodi informatici avanzati.