Per l'Europa dei cittadini

Snellimento della burocrazia. Lotta all'abbandono scolastico. Apprendimento della lingua e cultura italiana, ma anche dell'idioma locale per garantire un futuro ai giovani oriundi.
11 Giugno 2007 | di

Bruxelles

Il Comites (Comitato degli italiani all’estero) di Bruxelles è nato nel 1986, a ridosso della legge istitutiva di questo organismo. Nel frattempo la giurisdizione consolare si è estesa parecchio anche perché, negli ultimi anni, si è ridotto il numero dei consolati. Il Comites di Bruxelles copre la regione di Bruxelles capitale, del Brabante, del Vallone Fiammingo e delle Fiandre: una circoscrizione a cui fanno capo circa 80 mila italiani.

Presidente del Comites di Bruxelles è Anna Colombo che è anche presidente dell’Inter-Comites ovvero dei sette Comites presenti nel Paese. Anna Colombo è in Belgio dal 1987. Lavora nelle istituzioni comunitarie.

I temi-chiave di cui si occupa la Colombo, in seno al Comites, sono i diritti sociali e l’assistenza; la lingua, la scuola, la cultura e la formazione; i giovani, lo sport e il tempo libero. C’è poi la questione della cittadinanza e delle pari opportunità, e naturalmente il rapporto con le istituzioni italiane, il mondo associativo e l’informazione dei cittadini.

Bettero. Possiamo delineare un profilo della presenza italiana nel territorio di giurisdizione del Comites che lei presiede?

Colombo. Noi abbiamo un quadro della presenza quantitativa. Quel che manca è un po’ il quadro complessivo: cioè chi sono gli italiani nella Circoscrizione consolare. Devo dire che, a fronte della presenza di professionisti, funzionari, persone plurilaureate e poliglotte, noi continuiamo a registrare, purtroppo, la presenza di nostri connazionali anche nelle classifiche belghe della disoccupazione, compresa quella di lunga durata, nell’ambito della quale gli italiani appaiono in difficoltà non soltanto nel confronto con i belgi ma anche con altri gruppi etnici: marocchini, turchi, polacchi. Un dato che si registra anche nell’ambito dell’abbandono scolastico. Sulla base di questi indicatori, evidentemente occorre continuare le nostre ricerche per avere dati aggiornati sulle caratteristiche degli italiani residenti in Belgio. Va fatta anche una riflessione sull’aumento delle risorse a disposizione dei nostri connazionali sia per la loro integrazione, sia per la loro preparazione dal punto di vista professionale e scolastico, ma occorre anche ripensare la qualità del nostro intervento e di un’eventuale revisione del quadro attraverso il quale noi li accettiamo, li aiutiamo, e cerchiamo di realizzare delle sinergie. Dico questo perché siamo passati da una rappresentanza locale legata ai Comites e al Cgie, ad un quadro nuovo nel quale ci sono degli eletti all’estero che partecipano ai lavori del Parlamento italiano. E questi nuovi parlamentari chiedono un maggiore riconoscimento della nostra presenza.

Su quali direttrici si muoverà l’azione del Comites di Bruxelles?

Sulle questioni legate ai diritti sociali, all’assistenza e alla cittadinanza: abbiamo bisogno di guardare con attenzione ai regolamenti europei contando sul fatto che all’interno del Comites ci sono persone che lavorano in questo campo. Ricordo che in materia di reversibilità pensionistica, anche grazie ai Patronati presenti nella mia circoscrizione, sono stati proprio gli italiani in Belgio a fare giurisprudenza presso la Corte di Giustizia europea, e a migliorare la condizione di vita e di lavoro non soltanto degli italiani in Belgio ma di tutti i lavoratori europei. Per quanto riguarda poi lingua, cultura e scuola, anche qui abbiamo intenzione di prodigarci per mettere in rete quello che c’è già. Ci impegneremo a rafforzare i corsi di lingua e cultura italiana.

Seguiremo con interesse i programmi dell’Istituto Italiano di Cultura per quanto riguarda il cinema, il teatro ed altre iniziative che devono sempre più rivolgersi non solo al pubblico italiano. Il Comites deve fungere da volano per rendere più intense e operative le relazioni tra le autorità italiane in Belgio e quelle belghe.

Conta ancora l’associazionismo italiano e regionale in Belgio, e com’è cambiato?

La presenza degli italiani all’estero, nel corso degli anni, è cambiata. E con essa anche il loro ruolo e lo spirito delle associazioni. Noto sempre di più – e penso che sia un fatto positivo – il formarsi di associazioni regionali. Questo permette l’applicazione del principio di sussidiarietà: è vero che, sulle materie di cui ho parlato prima, ci deve essere una forte spinta, un decisivo sostegno a livello nazionale, ma poi tutto questo può svilupparsi attraverso il contatto dei nostri connazionali con le rispettive regioni d’appartenenza e di riferimento.

Su quali versanti si concentrano le istanze degli italiani residenti nel territorio di giurisdizione del suo Comites?

Previdenza e assistenza innanzitutto. Poi il diritto al lavoro e alla riuscita scolastica, il diritto alla cittadinanza. Per noi l’Europa dei cittadini si coniuga nella vita di tutti i giorni con problemi che potrebbero essere facilmente risolti. A volte risulta quasi anacronistico che non si riesca a realizzare compiutamente la libera circolazione dei lavoratori e dei cittadini attraverso una riduzione drastica della burocrazia sia per quanto riguarda il diritto di cittadinanza, di previdenza e di assistenza. Insisto ancora sul fatto che occorre rafforzare l’apprendimento della lingua e della cultura italiana cercando di inserirlo all’interno del curriculum belga, nell’orario cioè didattico affinché se ne possano giovare non soltanto gli italiani ma anche quei belgi che hanno voglia di imparare l’italiano, che con l’Italia lavorano, che in Italia vanno in vacanza perché sia in qualche modo più diffusa la nostra lingua e cultura. E, in secondo luogo, è molto importante fare in modo che i nostri connazionali, i nostri figli parlino correttamente la lingua del Paese in cui vivono, in cui studiano e in cui lavoreranno così da creare opportunità e non difficoltà nell’ambito della carriera scolastica e lavorativa.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017