La forza della parola

06 Marzo 2001 | di

Vancouver
Con Anna Foschi ci si conosce da ormai un ventennio. Da quando, all'inizio degli anni Ottanta, siamo quasi contemporaneamente emigrate con le nostre famiglie in Canada. Sua figlia Francesca, ora universitaria, appassionata di fotografia oltre che di scherma, era bambina quando frequentava i miei figli allora adolescenti e mi impressionava per la sua pensosità  e le precoci letture (a dodici anni, per esempio, si sorbì il non facile romanzo best-seller Nel nome della rosa di Umberto Eco). Foschi è il cognome matrimoniale di Anna. Quello natale è Ciampolini: fiorentinissimo, come lo è lei, di carattere, di formazione e di parlata. Per la sua preparazione umanistica e la diligente precisione nelle varie attività , una volta a Vancouver si è imposta all'attenzione della comunità  italiana, emergendovi a livello dirigente. Alla metà  degli anni Ottanta ha lavorato come responsabile degli affari culturali e scolastici del locale Centro culturale italiano, organizzandovi eventi di grande rilievo, tra i quali la prima Conferenza nazionale degli scrittori italo-canadesi. Di recente è stata eletta presidente dell'Associazione degli scrittori e delle scrittrici italo-canadesi. «Un goal per le scrittrici» aveva immediatamente definito la nomina, avvenuta per acclamazione a conclusione della conferenza biennale di Montréal. Per non far torto all'orgoglio e al puntiglio che contraddistinguono i fiorentini veraci, si è immediatamente messa al lavoro.
Msa. Lei è stata eletta presidente dell'Associazione Scrittori e Scrittrici Italo-Canadesi, organismo nel quale ha avuto parte sin dalla fondazione, sedici anni fa. Qual è lo scopo dell'Associazione e le sue tappe fondamentali?
Foschi Ciampolini.
   L'Associazione fu fondata a Vancouver nel 1986, durante le giornate della prima Conferenza nazionale degli scrittori italo-canadesi sul tema «Writers in Transition: Yesterday, Today and Tomorrow». L'anno prima avevo organizzato con gli scrittori dell'ovest canadese, l'incontro «Variazioni sul tema dell'immigrazione»: vi avevano preso parte Pasquale Verdicchio, Dino Minni, Joseph Pivato, Romano Perticarini, Antonio D'Alfonso e Caterina Edwards. Ci era apparso allora evidente il bisogno di creare un'occasione d'incontro e discussione aperta agli scrittori di tutte le province del Canada. Ecco perciò la conferenza nazionale, nel corso della quale - per iniziativa di Pivato, D'Alfonso, Verdicchio e Minni - fu fondata l'associazione, che sino ad oggi ha costituito un punto d'incontro per gli autori e si è fatta promotrice di numerosi avvenimenti letterari ed educativi.
L'ASSIC è divenuta, inoltre, uno strumento di dialogo con le comunità  artistiche di altre etnie ed ha mantenuto l'impegno di organizzare, ogni due anni, la Conferenza nazionale, ogni volta in una città  diversa. Per anni, anche dopo la fine del mio rapporto di lavoro con il Centro culturale italiano, mi sono mantenuta in contatto con la vasta rete di autori sparsi in tutto il Paese continuando ad organizzare avvenimenti centrati sulla letteratura italo-canadese. Quando, nel 1998, con la collaborazione di Joseph Pivato, ho organizzato la settima Conferenza nazionale, sono finalmente diventata socia.
Il tema conduttore della vostra recente conferenza biennale riguardava la dinamica degli scambi culturali nell'ambito multiculturale canadese o gli scambi culturali con il Paese d'origine degli aderenti all'ASSIC, cioè l'Italia?
In un Paese multietnico e multiculturale come il Canada, il dialogo con le altre comunità  etniche è naturale e necessario per riconoscersi nelle esperienze di altri emigrati e confrontarsi con comuni dilemmi. Da tempo l'ASSIC persegue la politica degli scambi e anche nel 1998 a Vancouver sono intervenuti scrittori latino-americani, cinesi, vietnamiti, indo-canadesi.
Il presidente dell'Associazione degli Scrittori Asiatici aveva allora illustrato, in un laboratorio, la loro strategia di sviluppo. La Conferenza di Montréal ha offerto una prospettiva globale, esaminando gli scambi culturali sotto vari aspetti, dalla traduzione letteraria al cinema, dall'arte visiva alle dinamiche politiche, in prosa e poesia. Dall'Italia sono intervenute due relatrici, la professoressa Giuliana Gardellini, specialista in Letterature straniere e in Letteratura anglo-canadese, e Gabriella Jacobucci, insegnante di Lettere e traduttrice delle opere di Nino Ricci: un chiaro esempio dell'interesse che la produzione letteraria italo-canadese suscita nel nostro Paese d'origine.
Qual è in questo momento la politica dell'Associazione: idee e programmi, a breve e a lungo termine?
  Dobbiamo rivedere lo Statuto dell'Associazione per aggiornarne alcuni aspetti ed aprire nuove possibilità , ad esempio permettere l'inclusione di altri artisti: pittori, musicisti, ecc. È un compito importante, affidatoci dalla recente assemblea, e che stiamo già  svolgendo con il direttivo e in consultazione con i soci. Devo dire che la moderna tecnologia, la posta elettronica e gli altri mezzi sono una vera benedizione per un'associazione che conta aderenti in un Paese vasto come il Canada e ne annovera altri in Italia ed altre nazioni! E intendiamo perseguire ed intensificare le attività  intese a promuovere una migliore comprensione e valutazione dell'importanza del nostro retaggio e dell'espressione dell'esperienza italo-canadese di emigrazione. Personalmente, ho un sogno da coltivare: quello di organizzare una conferenza con la partecipazione di scrittori di origine italiana nel mondo. Le premesse ci sono. Nel corso degli anni, vari accademici di statura internazionale come Joseph Pivato (che ha insegnato e compiuto ricerche in Australia) o Fulvio Caccia che risiede a Parigi, o Pasquale Verdicchio (che ha insegnato all'Università  di Bologna dopo quella di California a San Diego) - e ne cito solo alcuni - hanno rafforzato la rete di contatti internazionali, e qui mi fermo... perché io e il direttivo abbiamo un mandato di due anni, denso di impegni, e se non sarà  possibile realizzare questo «sogno» in questo periodo, forse l'idea potrà  essere raccolta da altri in futuro...
Quanti sono attualmente i soci dell'ASSIC? E quali sono i criteri e le qualifiche d'ammissione?
Contiamo attualmente circa 60 soci: accademici, poeti, romanzieri, scrittori di racconti e biografie, drammaturghi e commediografi, saggisti, storici. I criteri di appartenenza sono semplici: basta la pubblicazione di un libro o l'equivalente, oppure la pubblicazione di una serie di lavori in qualsiasi genere letterario: narrativa, poesia, saggistica, ecc. in lingua italiana, inglese e francese.
C'è un rapporto diretto di collaborazione con le comunità  italo-canadesi, per esempio associazioni e centri culturali, oppure l'associazione preferisce mantenere contatti privilegiati a livello accademico e di élite?
L'esperienza migratoria è qualcosa che tutti noi abbiamo vissuto in prima persona, anche se alcuni degli autori sono nati in Canada. Le nostre radici sono fra la nostra gente, fra gli operai dei cantieri edili, i minatori, le lavoratrici delle fabbriche tessili o i commercianti delle Little Italy, fra la gente che ha costruito piccoli imperi economici partendo dal niente e fra quelli che hanno lavorato duro per garantirsi la sopravvivenza. Questo è il terreno sociale e culturale da cui partiamo come immigrati, di cui parlano le opere di Peter Oliva o Maria Ardizzi, di Joseph Maviglia o Romano Perticarini. Non potremmo chiuderci in una torre d'avorio elitaria senza rischiare di tradire l'ispirazione originaria di questa letteratura: dare una voce alle generazioni che vissero la dura esperienza della «parola negata». Collaboriamo con centri culturali e istituzioni comunitarie, la cultura è patrimonio di tutti, la cultura è il prodotto dell'esperienza di tutti. A Montréal, l'ultimo giorno della Conferenza, di domenica pomeriggio, alla Casa d'Italia che ci ha ospitato per alcuni avvenimenti, la gente è venuta, ha sfogliato i libri esposti, ha ascoltato gli interventi. Se c'è un obbiettivo da perseguire, a mio parere, è quello di cercare e coltivare la presenza del pubblico in maniera ancora più intensa.
Associazione ed editoria, associazione e premi letterari... Che ne pensa in proposito?
I premi letterari sono importanti, significano motivazione e incentivo per gli autori, prestigio ed esposizione per gli enti organizzatori, sono un motivo di attrazione per il pubblico. Come co-fondatrice del Premio Letterario G.F. Bressani del Centro Culturale Italiano di Vancouver credo in queste iniziative. Se c'è interesse e consenso fra i soci, e se si può contare su sponsor interessati, credo che l'ASSIC in futuro potrebbe guardare a questo tipo di realizzazioni. In campo editoriale, la casa editrice Guernica fondata da Antonio d'Alfonso è da tre decadi la punta di diamante della letteratura italo-canadese.
Opere di autori italo-canadesi sono presenti anche nelle collane di altre editrici canadesi. Un'altra importante fonte sono le riviste letterarie che da anni seguono l'evolversi di questa letteratura, e ne cito solo due: Canadian Literature, della University of British Columbia, che nel lontano 1985 le dedicò un numero speciale, e The Toronto Review of Contemporary Writing Abroad, che intitolò il numero 163 dell'estate 1998 come «Italian Canadian Issue», in un arco di tempo che dimostra la vitalità  di questa espressione artistica.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017