Il valore del sacrificio
VANCOUVER
«Aiutati che il ciel t";aiuta» ma anche «sii grato ai tuoi genitori». Così si potrebbe sintetizzare la saggia filosofia di Sandy (Armando) Santori, oriundo lucchese, unico italiano a far parte dell";attuale governo provinciale. Era da poco nato ai tempi di Phil Gagliardi, com";è passato alla storia Filippo Gagliardi, l";eccentrico attivissimo ministro delle autostrade del governo socialdemocratico retto dal vecchio Bennett tra gli anni Cinquanta e Settanta. Dopo mezzo secolo, finalmente un altro nome italiano al più alto livello governativo della British Columbia, la regione dell";ovest che copre per circa il 10% la superficie del Canada e ne ospita, con oltre 4 milioni di abitanti, il 13% della popolazione. Dove la prima presenza dell";uomo risale a 11.500 anni fa, dove vivono 197 tribù della First Nation e vengono accolti annualmente circa 35 mila immigranti. Dove le lingue più parlate sono inglese, cinese (cantonese e mandarino), punjabi, tedesco, francese, olandese, italiano, tagalog, spagnolo e giapponese.
Sandy Santori è stato eletto nel 2001 a rappresentare il riding del West Kootenay-Boundary e immediatamente nominato Minister of Management Services. Era manager dei Kootenay Savings Insurance Services. Per tredici anni, otto dei quali come sindaco, aveva fatto parte del consiglio comunale di Trail, la cittadina dei Kootenay popolata per metà da italiani. Nel suo curriculum appare la frequenza alla Cornell University di Ithaca (New York) grazie ad una borsa di studio per meriti atletici. Tra i vari incarichi pubblici, c";era stato anche quello di presidente della Cristoforo Colombo, la quasi centenaria Società di mutuo soccorso. Lo avevo conosciuto in quegli anni e non ha avuto alcuna esitazione quando gli ho chiesto di intervistarlo. In lingua italiana. Ora Sandy vive facendo la spola fra Trail e la capitale Victoria. Sposato con Wendy, hanno due figli: Tracy studentessa universitaria e Kevin aspirante pompiere.
Msa. Che cosa significa per te, oriundo italiano, essere nato a Trail?
Santori. Credo che essere nato in una famiglia italiana fuori dall";Italia mi abbia dato l";opportunità di conoscere meglio la cultura italiana e di capire che cosa rappresentano gli italiani in questo Paese, che cosa hanno conseguito arrivando qui. Sono cresciuto ascoltando storie di un passato di difficoltà , di gente che viveva in miseria e che ha raggiunto la prosperità . Quanti sacrifici hanno fatto e quanto hanno conquistato! Essere nato e cresciuto qui mi ha insegnato tanto, soprattutto la necessità dell";impegno personale e del sacrificio, perché se anche le cose ora vanno bene, ci sono ugualmente sacrifici da fare, per te stesso, per il benessere dei tuoi figli e della comunità . Diceva mia mamma: «sei nato col cucchiaio in bocca», e intanto mi dava un";altra indicazione importante: se uno ha la passione e vuole lavorare forte, i suoi sogni possono realizzarsi. Se vuoi progredire conta soprattutto su te stesso, non aspettarti aiuto dagli altri. Questo ho imparato dai miei genitori e dagli italiani di Trail.
Quando emigrarono i tuoi genitori, e da dove?
Mio padre è venuto qui nel 1949; è arrivato insieme con un amico, Oreste Unti. Dalla Francia sono andati ad Halifax e da lì in treno, e come tanti altri italiani sono arrivati a Trail per lavorare nella ferrovia, nelle miniere, in fabbrica. Mamma era rimasta in Italia, a Segromigno in Piano con i miei due fratelli maggiori, ora di 60 e di 58 anni, finché papà non ha trovato lavoro e un po"; di denaro, e nel `50 sono venuti anche loro. Io sono nato qui anni dopo, nel 1954 (hanno detto che era uno sbaglio, ma penso sia stato un buon sbaglio).
Quali valori italiani (in particolare toscani) ti hanno trasmesso i tuoi genitori?
Il senso del dovere e del lavoro.
Sei andato a visitare il luogo d";origine dei tuoi? Che impressioni ne hai ricevuto?
Sono stato in Italia solo due volte. In Toscana mi ha colpito soprattutto la laboriosità della gente, lavoratrice, industriosa. Nel 1987, con mia moglie, siamo stati anche a Roma, Firenze, Venezia... Cinque settimane meravigliose! E la cucina italiana, poi, non ne conosco una di migliore!
Tu parli un bellissimo e fluente toscano con il tipico suono dell";entroterra lucchese. L";hai appreso fin da bambino? Hai poi studiato l";italiano e dove?
La lingua l";ho imparata perché mamma, papà e cugini la parlavano sempre a casa. Il mi"; (mio) fratello maggiore, poi, che aveva lasciato casa diciottenne per arruolarsi nella Royal Canadian Mounted Police, scriveva sempre tante lettere a mamma. Ho imparato a leggere e a scrivere alla meglio da quelle lettere. Ho studiato l";italiano nell";ultimo anno delle Superiori e alla Cornell University.
Dal tuo curriculum vitae intuisco una predisposizione naturale per il servizio pubblico: promotore e dirigente di enti per il credito sociale, presidente di una delle più antiche società italiane di mutuo soccorso, civico amministratore, sindaco di Trail per otto anni, deputato al Parlamento provinciale, da oltre un anno Ministro dei Management Services.
Fin dai primi anni d";età , non ho avuto paura di aiutare e di partecipare ad attività comunitarie. Innanzitutto da ragazzo ho fatto tanto sport e credo che lo sport, oltre a mettermi in relazione con gli altri, mi abbia spinto ad apprezzare l";impegno di tanti volontari che si dedicano ai giovani. Quando, più tardi, ho deciso di coinvolgermi con la Società Cristoforo Colombo e, successivamente, con l";amministrazione civica, la ragione non è stata politica ma morale: sentivo il dovere di restituire alla mia gente e al Comune di Trail quanto avevo ricevuto. Sono stato anche molto incoraggiato. Ricordo il mio primo progetto pubblico: realizzare un parco per la Cristoforo Colombo. Il comune ci assegnò un lotto di terra: era sporco, pieno di sabbia, di sterpi e in neanche due mesi l";abbiamo trasformato. Ero giovane e pieno di entusiasmo. Mi è stato detto: «hai l";abilità di organizzare, di delegare, perché non provi a candidarti. Abbiamo bisogno di consiglieri giovani». E così, nonostante il mio totale disinteresse per la politica, è cominciata la mia vita politica.
L";esperienza fatta mi porta a credere che, specialmente ora, in un mondo in veloce trasformazione, i giovani debbano impegnarsi a livello dei vari governi, proprio perché sono loro i principali interessati, loro e i loro figli. Questa è la difficoltà che ci troviamo ad affrontare attualmente in questa provincia in cui si stanno tentando cambiamenti che richiedono sacrifici. Siamo stati abituati ad un sistema confortevole. Negli ultimi anni si è speso troppo facendo debiti enormi. Oggi che la popolazione sta invecchiando e c";è bisogno di nuovi provvedimenti nel settore della sanità , non ci sono abbastanza risorse finanziarie per farvi fronte. E, purtroppo, quando alla gente si richiede qualche sacrificio, non l";accetta. Questa è una delle sfide di questo governo.
Che significa «Management Services» e in che consiste il tuo lavoro nell";ambito del governo della British Columbia?
Sono ministro responsabile per i servizi di supporto a tutti gli altri ministeri del governo. Per mezzo secolo ogni ministero era dotato di un reparto servizi (informazione e tecnologie, paga del personale, proprietà varie, servizi correlati, ecc.). Oggi abbiamo unificato il tutto per snellire, sveltire e nello stesso tempo risparmiare. Sono anche responsabile per il collegamento telematico in tutte le 154 municipalità britishcolumbiane. La libertà d";informazione e l";accesso ai documenti "; nel rispetto della privacy "; passa oggi per Internet. Anche l";educazione nelle località più sperdute e lontane è facilitata dall";accesso alla rete, è questo che sto perseguendo.
Il contenuto di quest";intervista è diretto a migliaia di famiglie italiane, emigrate all";estero, ancora capaci di leggere e parlare la lingua italiana. Che cosa consigli loro di trasmettere a figli e nipoti per mantenere identità e lingua d";origine, pure nell";esercizio di partecipazione e fedeltà alle nuove patrie?
Si deve fare tutto il possibile per incoraggiare i figli a conoscere l";importanza della cultura italiana e la necessità di tramandarla. I nostri vecchi stanno scomparendo, e se noi delle nuove generazioni non continuiamo a mantenere lingua e cultura, nel giro di vent";anni andranno perdute. Sarebbe un peccato per gli italiani, ma più ancora per il Canada che nella sua diversità ha ricevuto e sta ricevendo tanto anche dagli italiani. Ad ogni giovane vorrei dire: «non avere vergogna delle tue origini e della lingua che parli, ogni tanto fermati e pensa: pensa a chi sei, a come sei arrivato ad esserlo, e a chi ti ha aiutato ad arrivare fin qui. Se puoi dire ";i miei genitori";, allora non c";è bisogno di vergognarsi di nulla, non hai nulla da nascondere, devi solo da essere orgoglioso della tua identità ».