Fenomeno facebook

Il web anche in Canada è sempre più un luogo di partecipazione e di aggregazione capace di oltrepassare gli oceani. Ecco cosa succede a Vancouver.
12 Dicembre 2011 | di

Di Facebook come fenomeno planetario si è discusso e scritto in abbondanza, e si continua giustamente a farlo. Sull’utilizzo di tale potente social network, un mezzo di comunicazione immediata tra milioni di utenti, le opinioni sono ancora discordanti. C’è chi, da tifoso, ne enfatizza l’importanza, c’è chi invece, con atteggiamento snobistico, lo rifiuta magari senza neppure conoscerlo. Alcuni se ne servono per giocare e altri per trasmettere idee e messaggi importanti. Facebook, diventato velocissimamente da locale a globale, è un fenomeno analizzato da sociologi, psicologi, uomini di cultura e di scienza.

Dal punto di vista cattolico, premesso che anche papa Benedetto XVI è presente su Facebook, sarebbe utile rileggere un ampio articolo firmato, nel 2009, dal gesuita padre Antonio Spadaro su un quaderno di «Civiltà Cattolica». Detto ciò, osservando e vivendo la realtà di Vancouver, nell’Ovest del Canada, mi sorge il dubbio che Facebook sia diventato una forma nuova e anticonformista di giornalismo. Una semplice e immediata forma di comunicazione, esente da codici e regole, indipendente dalla deontologia professionale, assolutamente libera e forse anche un pochino anarchica.  Ma quando sulle pagine di Facebook, utilizzate in maggioranza da giovani, appaiono appelli e scambi intesi alla ricerca di nuove opportunità di lavoro e di vita nel mondo e quando in particolare le richieste di informazioni e di aiuto partono dall’Italia, è doveroso soffermarsi a riflettere. Per capire e offrire possibilmente un contributo onesto.

Di Vancouver e dell’estremo Ovest del Canada poco si sapeva fino ad almeno un quarto di secolo fa. È stata Expo 86 a richiamare il mondo a Vancouver, e di conseguenza a farla diventare la magnifica, vivace metropoli che ha ospitato le più recenti Olimpiadi invernali.
La Vancouver-villaggio dalle poche decine di pionieri di fine Ottocento, la cittadina di provincia diventata municipalità 125 anni fa, la placida, serena e verde Vancouver degli anni Cinquanta e Sessanta, la più moderna efficiente città degli anni Ottanta è diventata l’attuale realtà cosmopolita. Da sempre Vancouver è stata aperta all’accoglienza e quasi sempre all’«innamoramento» degli italiani che hanno scelto di vivere qui.
Ancora a proposito di giornalismo, mi piace ricordare un fatto collocabile nella seconda metà degli anni Settanta. Non c’erano Internet e Facebook; i giornali dall’Italia arrivavano quando arrivavano (e naturalmente in ritardo) e la stampa in loco informava la comunità con cronache e opinioni di interesse locale.

Invitato dall’amico e conterraneo veneziano Piero Gemma, che viveva allora nell’isolana Parksville, sbarcò a Vancouver Nantas Salvalaggio, noto giornalista italiano, scomparso nel 2009, fondatore e primo direttore della rivista «Panorama», corrispondente da New York, Parigi e Londra per «Epoca» e «Corriere della Sera» e autore di numerosi romanzi di successo. Per Salvalaggio si trattò della scoperta di un territorio e di un ambiente quasi paradisiaci: egli ne fu talmente impressionato che scrisse una serie di articoli che colpirono a loro volta i suoi lettori, tanto che, in breve, si trasferirono a Vancouver professionisti, operatori economici, soprattutto famiglie colpite in quegli anni critici dalle minacce delle Brigate rosse o dai ricatti di Tangentopoli.
Salvalaggio ritornò un decennio dopo a Vancouver e mi fece visita all’«Eco d’Italia». Organizzammo con Piero Gemma un incontro tra Nantas Salvalaggio e quanti, per merito dei suoi entusiastici articoli, avevano trovato a Vancouver una vita serena e un lavoro sicuro.

Corsi e ricorsi
È possibile operare un parallelo tra quanto sta accadendo oggi, sia pure in modo più ampio e dinamico, e l’episodio appena narrato, accaduto oltre trent’anni fa? Vi sono oggi in città molti giovani italiani, di differenti estrazioni sociali e non necessariamente inquadrabili nel fenomeno «fuga dei cervelli». Il Canada multiculturale, con la sua consolidata democrazia e una lungimirante politica immigratoria, sembra costituire per loro un’ancora di salvezza. Vancouver, in particolare, sta assumendo nell’immaginario di molti un alone magico. Per rendersene conto basta scorrere le pagine di Facebook con i suoi innumerevoli appelli, messaggi, scambi di esperienze, informazioni e suggerimenti, sogni e realtà. Occorre però anche dire che a Vancouver si vive e si lavora in pace, ma trovare casa a buon mercato e un lavoro adatto non è così semplice come appare da lontano. Eppure questi giovani, al di qua e al di là degli oceani, grazie alla comunicazione in rete, si incoraggiano, si aiutano, fanno amicizie, vivono a loro modo una forma di solidarietà.
A Vancouver sono nate, di recente, attivissime pagine Facebook, apposta per questo genere di scambi. Da Giovani Studenti e Lavoratori a Vancouver BC (gruppo creato da Elisa Cecchinato nello scorso marzo) a I Canadesi!!! (iniziato da Tobia Bocchini in aprile 2011), da Amici Vancouver (operante da febbraio 2011 e collegato al Centro culturale italiano) al più recente Italiani a Vancouver, ricco di fotografie e dedicato «a tutti coloro che vogliono informazioni su Vancouver, la città più vivibile al mondo, e che vogliono partire o che sono già qui in Canada».

Altro portale rivelatore è Voglio vivere così, dove tra l’altro si legge: «Ti piace vivere in modo slow? Vuoi sentirti libero di uscire la sera anche in pigiama o con i bigodini, senza essere preso per matto? Chiedi allo Stato più chances per crescere e guadagnare? Senti che pagare le tasse sia giusto per avere in cambio servizi efficienti? Bene, il Canada fa per te. Ma attenzione, se pensi di fare il furbo, rimani in Italia!». Nello stesso sito Mara, alla quale Cinzia ha chiesto di dare consigli a chi voglia venire a vivere in Canada, risponde: «Qui c’è lavoro e si vive bene, ma solo se si è onesti. Qui puoi anche avere tre tipi di lavoro, ma devi pagare le tasse». Va menzionato anche il recentissimo portale della Gioventù Veneta-British Columbia, che all’insegna del labaro con il Leone di San Marco convoglia un gruppetto di giovani volonterosi decisi a «coinvolgere direttamente chi è interessato a creare un comitato per iniziative future. Sappiamo che questa sarà una sfida difficile da portare avanti - dichiara Luca Bortot - ma noi ci proviamo. Per ora siamo in pochi, ma speriamo in futuro di aumentare di numero e soprattutto di fare qualcosa».
E in conclusione un pensiero a Emiliano Guerra, novello Salvalaggio, innamorato di Vancouver, di cui conosce e pubblicizza tutto anche senza esservi ancora sbarcato, giovane pilota trevisano che dalla sua Montebelluna opera su Facebook un costante collegamento tra giovani e meno giovani che vivono il mondo.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017