Canada. Per comunicare con la scrittura
Per elencare la sua produzione letteraria e poetica non basterebbe un’intera pagina. Più che una semplice inclinazione, quella di Elettra Bedon per la scrittura è una vera passione. Dopo aver completato gli studi in Italia, nel 1983 si è trasferita da Padova a Montréal (Canada), dove ha conseguito un PhD (Doctor of Philosophy, titolo accademico equivalente al dottorato di ricerca italiano, ndr) in Letteratura italiana all’Università Mc Gill. Autrice di novelle e romanzi per ragazzi, oltre che di poesie e saggi sui poeti veneti, Elettra Bedon ha tradotto anche diversi testi, tra cui In mio figlio vivrai per sempre – dal romanzo francese Guido, le roman d’un immigrant di Rita Amabili-Rivet – e Fratelli, dall’omonimo testo inglese di Joseph Recapito. Cattolica praticante, da diversi anni Elettra (nella foto) veste i panni di catechista. Il suo compito? Preparare i bambini alla prima comunione. E tra una lezione e l’altra trova pure qualche ora per leggere in chiesa. Il tempo, per questa scrittrice dalle mille risorse, sembra un concetto davvero relativo.
Msa. Cos’è per lei la scrittura?
Bedon. È il mio modo di comunicare. Quando sono in un gruppo fatico a esprimere ciò che sento. Quello che mi riesce bene, invece, è scrivere. Nella narrativa e nella poesia c’è tutta la mia storia: dalle esperienze vissute ai sentimenti provati.
Come mai ha deciso di mettere radici in Canada?
Due dei miei figli, decisi a proseguire gli studi dopo la maturità, non erano attirati da alcuna facoltà italiana in particolare. Tramite alcuni amici di Montréal venni a sapere che le università della città canadese offrivano un ampio panorama di scelta. A favorire il trasferimento fu anche l’atmosfera tesa che negli anni Ottanta si respirava in Italia, uno strascico dei cosiddetti «anni di piombo».
Come definisce la sua identità dopo quasi tre decenni di vita all’estero?
Posso dire come penso mi vedano gli altri: una persona calma, quieta, di poche parole. Timida, ma capace di collaborare, sia come membro di una équipe, che come capogruppo. Quanto al mio punto di vista, invece, credo di essere una donna «di silenzio»: amo vivere appartata, mi trovo a disagio nelle grandi riunioni. Sono molto attratta dalla spiritualità e cerco di vivere con coerenza la mia fede in Dio.
Qual è la condizione della famiglia oggi in Canada?
Intorno al concetto di «famiglia» c’è parecchia confusione. Caratteristiche lodevoli della società canadese sono, tuttavia, la tolleranza e la ricerca del compromesso. Benché dal mio arrivo a oggi alcune situazioni si siano guastate, queste due qualità sembrano ancora resistere.