Canada. Stampa, andata e ritorno
28 Gennaio 2014
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«Oggi si viaggia su internet»: questa una delle battute ascoltate alla «Conferenza mondiale per una politica dell’informazione italiana all’estero». Era il 1996. Numerose le richieste e le promesse autorevoli annunciate in quella Conferenza. Sono trascorsi quindici anni, tutto è rimasto come prima: parte della stampa di e in emigrazione, espressione vitale delle comunità di italiani, ha proseguito eroicamente – povera di mezzi e di persone – le sue battaglie per una presenza di italianità nei diversi continenti.
E la stampa italiana per l’estero ha continuato a diffondere messaggi in un’unica direzione: dall’Italia al mondo. Altro che circolarità dell’informazione! Altro che informazione di ritorno! Si arriva al punto di vedere trasformate gloriose testate comunitarie in assemblaggi di pagine trasmesse via rete dall’Italia, con poco o nulla di interesse locale. Se questi erano gli interventi di aiuto alla stampa in emigrazione, tra l’altro faticosamente ottenuti, non si è fatto altro che favorire la sostituzione della sostanza con la forma.
Alcuni editori meno battaglieri, e poco rispettosi della storia passata, ci sono purtroppo cascati. Abbiamo ora bei giornaletti, tecnicamente e politicamente aggiornati, ma senz’anima. Non vicini alla gente, estranei alla vita comunitaria, allo scambio costruttivo di informazioni ed esperienze locali. Tra queste due realtà (stampa in e stampa per) si colloca la grande stampa italiana – quotidiani, settimanali, radio e tivù –. Essa persiste nella descrizione e nell’interpretazione della presenza e dei problemi degli italiani nel mondo a senso unico, spesso in maniera superficiale e svogliata, ispirata a stereotipi. Siamo all’estero, cioè fuori. Lontani. Dove sta l’informazione onesta? Dove gli spazi per l’informazione di ritorno, quell’informazione dal mondo all’Italia e soprattutto dai Paesi del mondo agli italiani d’Italia? Siamo forse figli di un dio minore, noi operatori della comunicazione nei Paesi del mondo? Forse, mi par di capire, siamo semplicemente ospiti non graditi.
Fortunatamente «oggi si viaggia su internet»: le parole gridate da quel visionario di Roberto Morrione, all’epoca direttore di Rai International, sono diventate per noi un’innegabile realtà. Quando giornali, bollettini, programmi radiofonici e televisivi arrivano nelle case dei destinatari sono già superati. La comunicazione è già avvenuta, circolarmente, globalmente: via internet, via Facebook, via centinaia di blog e gruppi autonomi. E non riguarda solo le nuove generazioni, ma tutti noi se vogliamo e sappiamo vivere il dinamico tempo presente. Tutto ciò senza tuttavia trascurare la parte formativa e di riflessione costantemente offerta dal nostro «Messaggero di sant’Antonio – edizione italiana per l’estero». Pubblicazione che si distingue tra mille, ma che a sua volta dovrebbe far conoscere anche agli italiani in Italia le nostre storie.
E la stampa italiana per l’estero ha continuato a diffondere messaggi in un’unica direzione: dall’Italia al mondo. Altro che circolarità dell’informazione! Altro che informazione di ritorno! Si arriva al punto di vedere trasformate gloriose testate comunitarie in assemblaggi di pagine trasmesse via rete dall’Italia, con poco o nulla di interesse locale. Se questi erano gli interventi di aiuto alla stampa in emigrazione, tra l’altro faticosamente ottenuti, non si è fatto altro che favorire la sostituzione della sostanza con la forma.
Alcuni editori meno battaglieri, e poco rispettosi della storia passata, ci sono purtroppo cascati. Abbiamo ora bei giornaletti, tecnicamente e politicamente aggiornati, ma senz’anima. Non vicini alla gente, estranei alla vita comunitaria, allo scambio costruttivo di informazioni ed esperienze locali. Tra queste due realtà (stampa in e stampa per) si colloca la grande stampa italiana – quotidiani, settimanali, radio e tivù –. Essa persiste nella descrizione e nell’interpretazione della presenza e dei problemi degli italiani nel mondo a senso unico, spesso in maniera superficiale e svogliata, ispirata a stereotipi. Siamo all’estero, cioè fuori. Lontani. Dove sta l’informazione onesta? Dove gli spazi per l’informazione di ritorno, quell’informazione dal mondo all’Italia e soprattutto dai Paesi del mondo agli italiani d’Italia? Siamo forse figli di un dio minore, noi operatori della comunicazione nei Paesi del mondo? Forse, mi par di capire, siamo semplicemente ospiti non graditi.
Fortunatamente «oggi si viaggia su internet»: le parole gridate da quel visionario di Roberto Morrione, all’epoca direttore di Rai International, sono diventate per noi un’innegabile realtà. Quando giornali, bollettini, programmi radiofonici e televisivi arrivano nelle case dei destinatari sono già superati. La comunicazione è già avvenuta, circolarmente, globalmente: via internet, via Facebook, via centinaia di blog e gruppi autonomi. E non riguarda solo le nuove generazioni, ma tutti noi se vogliamo e sappiamo vivere il dinamico tempo presente. Tutto ciò senza tuttavia trascurare la parte formativa e di riflessione costantemente offerta dal nostro «Messaggero di sant’Antonio – edizione italiana per l’estero». Pubblicazione che si distingue tra mille, ma che a sua volta dovrebbe far conoscere anche agli italiani in Italia le nostre storie.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017