Canada. Un appello per Vancouver
Da Nord a Sud, sulla costa occidentale del Pacifico, operano tre Istituti italiani di cultura. A Vancouver, a San Francisco e a Los Angeles. L’accetta dei tagli, decisi dal ministero degli Esteri, si sta abbattendo su una decina dei novanta Istituti esistenti nel mondo, quello di Vancouver compreso. Se ne parla con apprensione da mesi e la cosa dovrebbe avvenire a fine giugno. Non sembrano essere serviti appelli, petizioni, proteste, sostenuti non solo dalla locale comunità italiana, ma soprattutto da una moltitudine di cittadini ed enti culturali canadesi attratti dalle copiose attività dell’Istituto. Non si potrà facilmente cancellare e dimenticare un trentennio di vitalità, in un crescendo di interesse e di cooperazione, pubblica e privata, in nome e per conto della cultura italiana. L’Italia in crisi ha oggi bisogno di esportare e di scambiare, per non restare indietro, non solo beni di consumo materiale, ma anche campioni di ricchezza umanistica, letteraria, musicale, scientifica, cinematografica.
Proprio a Vancouver, definita «la Hollywood del Nord» grazie alla sua aggiornatissima industria cinematografica, è stato realizzato recentemente, con notevole successo di pubblico e di critica, un Festival del cinema italiano, a cura dell’Istituto di cultura in cooperazione con il prestigioso Vancouver International Film Festival e l’appoggio di numerosi enti. Per dire che il taglio che ci riguarda sarà doloroso non solo per noi, ma potrebbe diventare una specie di boomerang per l’Italia stessa. Circa 1.800 chilometri separano la dinamica «Hollywood del Nord» dalla Hollywood californiana. Vancouver dista da Los Angeles due volte la lunghezza geografica dell’Italia. Potrebbero gli Istituti di Los Angeles e di San Francisco (quest’ultimo a 1.300 chilometri da Vancouver) supplire alla cancellazione dell’unico Istituto di cultura operante nel Nord occidentale del Canada? È solo azzardato pensarlo. Tra Vancouver e Toronto ci sono circa 3.350 chilometri di distanza, 3.800 circa per Montreal. Tre, quattro volte la nostra cara Penisola... Ci si metterà in treno per qualche giorno o, meglio, in aereo per qualche ora? D’accordo che «oggi si viaggia su internet», ma in questo caso l’affermazione non vale. Occorrerebbe studiare la geografia dei luoghi, oltre che valutare la necessità di una presenza. Da queste pagine ci permettiamo di rivolgere nuovamente un appello alla ministro degli Esteri del governo Renzi perché sia risparmiato agli italiani, agli italocanadesi e ai cittadini tutti del Canada occidentale il brutto colpo d’accetta.