Australia. Un pezzo di Eolie a Wollongong

21 Maggio 2012 | di

Durante i miei sette viaggi nel continente australiano per incontrare le comunità di eoliani ho avuto modo di conoscere tante storie di isolani che hanno lasciato le Eolie, soprattutto negli anni Cinquanta. Nel settore della pesca gli italiani hanno veramente contribuito a potenziare l’industria peschereccia australiana, prima poco sviluppata.
Nel 1997 ho incontrato Franco La Macchia, originario di Lipari e pescatore di Wollongong. La Macchia, oggi ottantatreenne, mi ha raccontato: «Abbiamo fatto tanti sacrifici, ma ora finalmente stiamo bene». Franco La Macchia era partito per l’Australia nel 1951 con la nave Sorrento per arrivare a Sydney dopo 31 giorni di navigazione. «Eravamo in diversi parenti tra cui io, mia moglie e mia cognata Graziella (allora fidanzatina di mio fratello Andrea, che si trovava in Australia già dal 1940: era stato internato per tre anni durante la seconda guerra mondiale). Oggi tra figli (ne ho tre), nipoti e pro-nipoti siamo circa una cinquantina e abitiamo tutti a Wollongong. Alcuni dei miei familiari si sono recati in visita, anni fa, in Italia e ora sperano di poter ritornare, prima o poi, nelle isole Eolie. Quando siamo arrivati in Australia – continua La Macchia – mio zio possedeva una piccola barca che ancora esiste.

Poi ne abbiamo comprato una più grande, finché abbiamo preso la Santa Rosa (nella foto), che è lunga 27 metri e si trova nel porto di Wollongong. Adesso io sto a casa e a pescare ci vanno mio figlio e mio nipote. Restano in mare da quattro a cinque giorni e si allontanano dal porto anche 300/400 miglia. Pescano tanti tipi di pesci che non esistono nel Mediterraneo». Un’attività, quella della pesca, diffusasi in tutta la zona: anche a Ulladulla (una città a un centinaio di chilometri ndr), fino a qualche anno fa deserta, oggi ci sono molti pescatori.

Il 26 gennaio di ogni anno a Wollongong si svolge la festa della Madonna di Portosalvo, la cui devozione è stata portata da Lipari proprio dai pescatori eoliani. Nel giro di pochi anni è diventata una delle feste più importanti dela zona. Al mattino c’è la Messa e la processione in mare con le barche che vengono benedette. Durante la processione viene portata in mare anche la statua della Madonna di Portosalvo, acquistata in Italia dai pescatori liparesi per continuare la tradizione religiosa che a Lipari si svolge nel mese di luglio. Per il resto dell’anno il simulacro viene sistemato nella cattedrale della città australiana. La Macchia afferma in proposito: «La prima festa è stata organizzata nel 1979. Ogni anno viene sorteggiata la barca che porta la statua. Ci riuniamo soprattutto con gli amici e con gli altri pescatori. Passiamo delle belle serate: si mangia e si balla sino a mezzanotte. È veramente una bella festa e ci divertiamo molto, in un modo sano, creando un’atmosfera di grande allegria».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017