Turchia. La mezzaluna italiana
Strade affollate, gente che parla e gesticola in un traffico caotico. Le attività commerciali registrano un buon mercato e i negozi espongono prodotti di qualità e non troppo costosi. Così si presenta Istanbul, città turca, con i suoi 16 milioni di abitanti. Succede qui, ma anche in altre città del Paese come la capitale Ankara e I’antica Smirne, oggi Izmir. Intraprendenza e creatività rendono la Turchia attraente non solo dal punto di vista turistico, ma anche economico. Lo è da sempre, per la verità. Nonostante l’incontro ufficiale tra Occidente e Oriente debba ancora maturare sul piano europeo, esiste al suo interno un intreccio di civiltà che risale a diversi secoli fa. Un legame che vede l’Italia e gli italiani tra i primi popoli presenti in Turchia.
A Istanbul vive e lavora la più antica comunità italiana al mondo, risalente ai tempi delle crociate e delle repubbliche marinare. Istanbul e Smirne hanno visto una massiccia presenza di genovesi (nel 1933 erano circa 15 mila assieme ai discendenti di mercanti e coloni veneziani), che sono stati presto definiti «levantini». «La comunità italiana conta migliaia di persone, soprattutto giovani spinti dalla grande vitalità economico-sociale e culturale della Turchia – spiega Paolo Pinzuti, fondatore, insieme a Simone Favaro, de “Il Nuovo Levantino”, primo magazine on line in lingua italiana –. Un Paese dinamico, moderno, ricco di opportunità».
Attualmente sono 3.921 gli italiani in Turchia iscritti all’Anagrafe degli italiani all’estero, ma sono certamente molti di più quanti si recano nel Paese per studio o lavoro. Molti sono trapiantati qui da secoli, dai tempi dell’impero Ottomano. Un impero multietnico, multiculturale e plurilingue.
Oggi, nonostante i problemi legati a inflazione, disoccupazione e politica in costante agitazione, il Paese registra una forte crescita delle industrie medio-piccole e di aziende artigianali, con un boom economico nei settori dell’import-export e del turismo. E l’Italia è sicuramente uno dei Paesi partner. Molte aziende italiane operano in Turchia, e tante aziende turche operano in Italia. È possibile trovare impiego anche nel settore della ristorazione o dell’edilizia, magari con un profilo di studi come la laurea in architettura. «Gli italiani presenti in Turchia svolgono spesso ruoli dirigenziali e manageriali – aggiunge Pinzuti –. Molti sono occupati nei settori commerciali. L’integrazione è a un buon livello, anche perché ci sono tradizioni antiche di collaborazione». Si vive e lavora nel rispetto reciproco per quanto riguarda la propria identità religiosa e culturale. Non solo. I turchi provano un certo fascino per l’Italia, per la sua arte, cultura e musica. Da parte italiana, molti giovani scelgono di frequentare i corsi di «Erasmus» in Turchia, dove sono attive otto università pubbliche e circa trentacinque private. «L’integrazione – spiega Simone Favaro – passa prima di tutto attraverso la conoscenza della lingua. Chi arriva in un Paese straniero ha difficoltà a tenersi informato su quanto avviene e ad accedere a informazioni che possono essere utili per la vita di tutti i giorni. La nostra iniziativa – conclude – è nata per questo: creare un supporto ai connazionali che vogliono conoscersi, scambiarsi esperienze e aiutarsi reciprocamente per una completa integrazione». Perché la Mezzaluna parla sempre più turco-italiano.