Natale con i volontari
Montréal
Tra gli italiani di Montréal, santa Cabrini non è soltanto la santa dei migranti ma un'istituzione di cui tutti vanno orgogliosi: è l'ospedale dedicato alla Santa. Durante gli anni della prima grande emigrazione, suor Cabrini partì dall'Italia e varcò l'oceano per correre in aiuto agli emigrati italiani che giungevano a migliaia nel nord e nel sud America.
Una volta giunta negli Stati Uniti, fondò scuole e ospedali distinguendosi per il suo grande amore per il prossimo. E diede vita anche a un ordine religioso: quello del Sacro Cuore. Molti anni dopo, e precisamente nel 1960, le suore del Sacro Cuore, incamminate sulle sue orme, arrivarono a Montréal e fondarono l'ospedale intitolato alla loro santa. Pochi anni dopo, esse si resero conto che c'erano moltissimi anziani di origine italiana incapaci di essere autonomi e che rimanevano abbandonati a se stessi. Allora decisero, con l'aiuto del governo, di creare il Centro di cure assistenziali «Dante» che oggi accoglie circa 130 anziani che hanno bisogno di cure continue. Istituzioni come questa che servono principalmente la comunità , non possono passare sotto silenzio soprattutto perché, accanto a queste due istituzioni, grazie all'opera della direttrice generale, Irene Giannetti, c'è stata una fioritura di nuove iniziative nate con lo scopo di creare un gruppo di sostenitori capaci di arricchire e potenziare un'istituzione che continua a fare tanto bene alla nostra comunità . E una di queste opere è il volontariato: un atto di fede per chi crede nei valori più puri della vita, alimentati dal desiderio di dare qualcosa di noi stessi agli altri, oppure il disinteressato slancio nel promuovere iniziative che tendono a raggiungere obiettivi per creare un bene comune di cui può usufruire tutta la comunità . Il volontariato è solidarietà , desiderio di stabilire rapporti amichevoli; significa dare un po' d'amore fraterno a chi soffre. L'ONU ha proclamato il 2001 l'anno del volontariato.
A Irene Giannetti abbiamo chiesto quali funzioni abbia il volontariato all'interno dell'istituzione da lei diretta.
Giannetti. Chi come noi opera nel settore della sanità ha bisogno di volontari perché questi aiutano il nostro personale a rendere ai malati un servizio più efficiente e perché sono portatori di una carica umana che aiuta i malati a combattere meglio le loro malattie e a sentirsi meno soli. La maggioranza dei nostri volontari, oltre alle due lingue ufficiali, parla anche l'italiano.
Msa. Il Santa Cabrini è un ospedale «italiano» per definizione. Perché?
Quando il nostro ospedale nacque, ottenne il permesso di assumere personale che parlasse anche italiano perché, a quell'epoca, erano tanti gli italiani che non riuscivano ad esprimersi con una certa padronanza in una delle due lingue ufficiali. Perciò gli fu data quella definizione. Ma è un centro a cui tutti possono accedere, non importa quale sia la loro nazionalità .
Quindi la lingua italiana ha una sua funzione?
Certo. Essendo i volontari in gran parte di origine italiana, mantengono i contatti tra i residenti del Centro «Dante» e la comunità italiana. E poi la presenza tra i malati di persone che parlano la loro stessa lingua, suscita sempre un grande piacere dato che così riescono a comunicare meglio e a sentirsi di più a loro agio.
Cosa fanno i volontari?
Tantissime cose. Per esempio all'ora di pranzo aiutano gli anziani del Centro «Dante» a mangiare. Questi anziani hanno un'età media di 88 anni. Passano qualche ora in loro compagnia nelle loro camere, leggono loro notizie dal giornale e dialogano con loro. A volte li accompagnano nella clinica esterna per le visite mediche di routine, se sono in grado di muoversi. In ospedale a volte aiutano le infermiere a fare qualche lavoro che non richiede capacità specialistiche, oppure vanno a trovare i malati in camera, si soffermano a parlare con loro: a volte una parola amica è migliore di una qualsiasi medicina.
E durante le feste, come natale e capodanno?
Sono presenti anche allora. Innanzitutto addobbano i locali con fiori, nastri e luminarie. C'è sempre l'albero di Natale e pure il presepe. Ogni anno i volontari costruiscono un presepe diverso. La parte religiosa non manca mai: abbiamo un cappellano per gli anziani e uno per l'ospedale. Durante le feste coloro che possono muoversi tornano alle loro famiglie, ma tutti gli altri sono sempre in buona compagnia. Fin dai primi giorni di dicembre vengono organizzati incontri con gruppi corali di diversa estrazione che oltre a cantare la messa cantano anche canzoni diverse per farli divertire. E le famiglie cercano di mantenere le tradizioni: portando al centro ogni ben di Dio che poi si condivide tutti insieme. A proposito di tradizioni: noi facciamo anche il vino!
Immagino che l";uva venga dalla California. Ma da dove arriva tutta l";energia e la forza per fare il vino?
Nel nostro Centro ci sono anziani non residenti che vengono da noi due volte alla settimana e passano una giornata con noi. Alla sera tornano a casa. Sono stati loro che hanno avuto l'idea di fare il vino che tutti bevono. Fanno tutto da soli: comprano l'uva e noi possediamo i mezzi per fare il vino; riempiamo alcune damigiane. Lo scorso anno tutti hanno portato del vino da casa e abbiamo organizzato una gara con gli assaggi. Abbiamo perfino dato un premio al migliore.
Quanti sono i vostri volontari?
Noi abbiamo quasi 200 volontari che si prestano a fare molte cose. Sono presenti anche nel reparto delle cure intensive. Senza contare gruppi di studenti che a volte vengono dai CEGEP o dalle scuole superiori per fare compagnia ai nostri malati. Al Centro abbiamo 132 posti letto con una lunga lista d'attesa. Mentre l'ospedale conta 395 posti letto.
Come trascorrono le feste natalizie i vostri malati?
Il Natale è una festa religiosa di grande importanza ma da noi Gesù nasce tutti i giorni, e ad operare questo miracolo è il servizio, accompagnato dall'amore, che i nostri volontari rendono ai pazienti. Certo, in occasione del Natale facciamo sempre una festa: non si balla ma si sta insieme, i malati e le loro famiglie. E lo stesso accade a Capodanno: si beve insieme un buon caffè e si brinda al nuovo anno.
L'ospedale Santa Cabrini ha anche un altro genere di volontari: la Fondazione Santa Cabrini che organizza attività nel corso di tutto l'anno per raccogliere fondi utilizzati per comprare nuovi e più sofisticati macchinari al servizio dei malati. Il Presidente è Gemi Giaccari, vicedirettore generale della Cassa Popolare Canadese Italiana. Giaccari, lo scorso anno, ha consegnato all'ospedale mezzo milione di dollari. E quest'anno punta al milione.
Com";è il livello della sanità non solo nel suo ospedale ma in tutto il Quebec, date le forti riduzioni dei budget degli anni scorsi?
C'è un dato che spiega tutto. Cinque anni fa con le ambulanze arrivavano, in un anno, al Pronto soccorso del nostro ospedale 7 mila malati. Oggi ne arrivano il doppio: 14 mila. E i soldi sono pochi. Il sistema è in crisi ma io penso che il peggio sia passato. Il governo cerca un modo nuovo di valutare i bisogni. Piano piano ritroveremo il nostro equilibrio. Per tutti noi che operiamo nel campo della sanità è una sfida.