Giovani, futuro delle associazioni
Nella riunione dei cinque Comites del Canada, oltre alla riforma del CGIE, si è parlato della presenza dei giovani nelle organizzazioni e della necessità di divulgare la nostra cultura.
16 Aprile 2007
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«Siamo giunti ormai ad una svolta: per dare più forza e autorevolezza alle nostre comunità, e consolidare la nostra presenza in seno alla società canadese, occorre dare ampio spazio ai giovani ai quali affidare il futuro delle nostre associazioni e la divulgazione della nostra cultura». Sono parole di Giovanna Giordano, presidente del Comites di Montréal in occasione dell’assemblea nazionale dell’Inter-Comites del Canada. A questa importante riunione, svoltasi a Montréal, hanno partecipato i presidenti dei Comites di Toronto, Gino Cucchi di Vancouver, Alberto Leone di Edmonton, Luciana Desantis, e per il Comites di Ottawa Rolando del Rio.
I Comites sono quegli organismi comunitari creati con lo scopo di fare da ponte tra i rappresentanti governativi italiani e le istituzioni delle comunità italiane sparse nelle varie città. Annualmente, almeno per quello che concerne i cinque Comites che esistono in Canada, si riuniscono insieme per concordare una strategia comune da adoperare nelle loro azioni operative in seno alle comunità. Gli ospiti provenienti dalle altre province sono stati accolti dai membri del Comites di Montréal, tra cui la coordinatrice Giovanna Giordano e il vice-presidente Tony Vespa, la segretaria Alda Viero e gli altri componenti del consiglio, Filippo Salvatore, Gennaro Panzera, Anna Maria Maturi e Vittorio Capparelli.
Quest’anno, in seno all’Inter-Comites, sono stati discussi vari problemi tra cui la riforma del CGIE, la preparazione per la Conferenza mondiale dei giovani che avrà luogo nel 2008, la proposta per una campagna di sensibilizzazione allo scopo di far nascere associazioni di giovani nelle varie parti del Canada, la richiesta di un’agenzia di stampa per gestire un Forum dedicato ai giovani su Internet e, infine, la ricerca di libri per creare biblioteche nelle sedi dei Comites.
Dopo l’elezione dei parlamentari delle circoscrizioni estere, il compito affidato ai membri del CGIE di farsi portavoce presso i parlamentari e le autorità governative italiane dei problemi degli italiani all’estero, ha perduto, di fatto, valore e importanza. Tanto che negli Stati Uniti, secondo il professor Salvatore, i rappresentanti dei Comites suggeriscono addirittura l’abolizione del CGIE delegando i loro compiti ai presidenti dei Comites. Quest’ultima idea non è stata, però, accettata dall’Inter-Comites del Canada. I parlamentari eletti nelle varie circoscrizioni estere sono in numero molto limitato e ognuno di essi copre un’area smisurata, su scala quasi continentale, per cui la necessità di avere membri del CGIE, laddove esiste un Comites, resta di capitale importanza per mantenere i contatti con le comunità. Dalle discussioni è emersa la necessità di procedere a una riforma di questo organismo in maniera che i suoi membri possano inserirsi meglio nel tessuto dei rapporti tra gli italiani all’estero e il governo italiano. A maggioranza è stato deciso che i membri del CGIE debbano essere eletti e non nominati come lo sono stati finora. Alla riunione erano presenti alcuni giovani del Comitato Organizzatore dei Giovani Italiani del Canada.
Tra gli argomenti discussi, la preparazione alla Conferenza mondiale dei giovani che si terrà nel 2008, quasi sicuramente a Roma. Tra le questioni che i giovani italiani del Canada vorrebbero portare all’attenzione della Conferenza, il riconoscimento dei titoli di studio, la legge sulla doppia cittadinanza, il desiderio di conoscere i programmi di accoglienza che pur esistono in varie regioni d’Italia. «Per mettere a fuoco tutte queste richieste – spiega Giovanni Rapanà, membro del Comitato di Presidenza del CGIE – occorre organizzare, nelle varie città, delle pre-conferenze in maniera che tutti abbiano la possibilità di esprimersi e di far conoscere le loro idee». Alla riunione era presente anche Giovanna Villella che ha già vissuto una prima esperienza, qualche mese fa, partecipando a Roma al primo raduno dei giovani provenienti da varie parti del mondo. Insieme ad alcuni membri del COGIC (Comitato Organizzatore dei Giovani Italiani del Canada), Giovanna sta lavorando alla stesura di un piano che si prefigge di sensibilizzare i giovani in vista di una pre-conferenza che dovrebbe svolgersi a Montréal. Questo dovrebbe essere un primo passo verso l’apertura di una campagna a più vasto raggio da allargare al resto del Canada.
A Montréal c’è un gruppo di giovani molto attivi, circa un’ottantina, che ruotano attorno all’associazione. Di recente, trenta di loro hanno partecipato alla Quarta conferenza del COGIC a Toronto offrendo un esempio di quella tipica voglia di fare che contraddistingue la nostra gente. «Desiderano estendere la voglia di camminare al passo con la nostra cultura e con la nostra italianità anche alle altre città dove vivono italiani – afferma Giovanna Villella – . In Canada ci sono circa 1 milione e 300 mila italiani e, tra essi, tantissimi giovani affermatisi in tutti i campi. Vorremmo cercare di raggiungerli per far rivivere in loro lo stesso spirito dei nostri padri i quali, pur integrandosi nella società canadese, non hanno perduto la loro italianità». Un concetto, quello di italianità, che i giovani sono ben lontani dal confondere con uno sterile nazionalismo. Essi pensano, piuttosto, al fatto umano e culturale, leit motiv del futuro delle comunità che li hanno scelti per continuare ad affermare l’attualità di importanti valori.
«I nostri giovani hanno bisogno di essere incoraggiati così da farsi eleggere nelle varie associazioni – aggiunge Giovanna Giordano –. Ormai sono loro che devono sostituire gli anziani se si vuole che le nostre comunità continuino ad esistere». Va sfatata, a tutti i costi, la rassegnazione di certi ambienti rinunciatari che, pensando all’antica, continuano a dire che le nuove generazioni, essendosi integrate nel sistema canadese, si allontanano dalla nostra comunità. Questo non è del tutto vero. A Montréal, ad esempio, ci sono venti scuole del PICAI che, da oltre trent’anni, aprono le porte ai figli dei nostri giovani che ogni sabato apprendono la lingua italiana. Ci sono corsi d’italiano integrati in alcune scuole pubbliche, corsi di scuole ed enti privati nonché corsi di lingua italiana nelle quattro università di Montréal. È stato calcolato che oltre 6.500 alunni di tutte le età, frequentano, durante tutto l’anno, scuole in cui si insegna anche l’italiano. A partecipare ai corsi non sono solo bambini, ma anche tanti giovani. Ecco perché, a Montréal, si parla italiano più che altrove. Se, in seno alle comunità delle altre città, si riesce a superare lo scoglio della rassegnazione, siamo convinti che la nostra lingua e la nostra cultura rimarranno segni tangibili destinati a distinguerci e a costituire il nostro orgoglio.
Nel corso della riunione Inter-Comites, Giovanni Rapanà ha comunicato d’aver fatto richiesta al Ministero dei Beni Culturali di ottenere dei libri così da poter creare una biblioteca nella sede del Comites di Montréal. La richiesta è stata accolta e, al più presto, riceveranno i primi 700 libri. L’auspicio è che altre biblioteche possano essere aperte nelle sedi dei Comites. In chiusura si è deciso che, dal 7 al 9 ottobre prossimi, avrà luogo a Vancouver la quinta conferenza dei Giovani Italiani del Canada.
I Comites sono quegli organismi comunitari creati con lo scopo di fare da ponte tra i rappresentanti governativi italiani e le istituzioni delle comunità italiane sparse nelle varie città. Annualmente, almeno per quello che concerne i cinque Comites che esistono in Canada, si riuniscono insieme per concordare una strategia comune da adoperare nelle loro azioni operative in seno alle comunità. Gli ospiti provenienti dalle altre province sono stati accolti dai membri del Comites di Montréal, tra cui la coordinatrice Giovanna Giordano e il vice-presidente Tony Vespa, la segretaria Alda Viero e gli altri componenti del consiglio, Filippo Salvatore, Gennaro Panzera, Anna Maria Maturi e Vittorio Capparelli.
Quest’anno, in seno all’Inter-Comites, sono stati discussi vari problemi tra cui la riforma del CGIE, la preparazione per la Conferenza mondiale dei giovani che avrà luogo nel 2008, la proposta per una campagna di sensibilizzazione allo scopo di far nascere associazioni di giovani nelle varie parti del Canada, la richiesta di un’agenzia di stampa per gestire un Forum dedicato ai giovani su Internet e, infine, la ricerca di libri per creare biblioteche nelle sedi dei Comites.
Dopo l’elezione dei parlamentari delle circoscrizioni estere, il compito affidato ai membri del CGIE di farsi portavoce presso i parlamentari e le autorità governative italiane dei problemi degli italiani all’estero, ha perduto, di fatto, valore e importanza. Tanto che negli Stati Uniti, secondo il professor Salvatore, i rappresentanti dei Comites suggeriscono addirittura l’abolizione del CGIE delegando i loro compiti ai presidenti dei Comites. Quest’ultima idea non è stata, però, accettata dall’Inter-Comites del Canada. I parlamentari eletti nelle varie circoscrizioni estere sono in numero molto limitato e ognuno di essi copre un’area smisurata, su scala quasi continentale, per cui la necessità di avere membri del CGIE, laddove esiste un Comites, resta di capitale importanza per mantenere i contatti con le comunità. Dalle discussioni è emersa la necessità di procedere a una riforma di questo organismo in maniera che i suoi membri possano inserirsi meglio nel tessuto dei rapporti tra gli italiani all’estero e il governo italiano. A maggioranza è stato deciso che i membri del CGIE debbano essere eletti e non nominati come lo sono stati finora. Alla riunione erano presenti alcuni giovani del Comitato Organizzatore dei Giovani Italiani del Canada.
Tra gli argomenti discussi, la preparazione alla Conferenza mondiale dei giovani che si terrà nel 2008, quasi sicuramente a Roma. Tra le questioni che i giovani italiani del Canada vorrebbero portare all’attenzione della Conferenza, il riconoscimento dei titoli di studio, la legge sulla doppia cittadinanza, il desiderio di conoscere i programmi di accoglienza che pur esistono in varie regioni d’Italia. «Per mettere a fuoco tutte queste richieste – spiega Giovanni Rapanà, membro del Comitato di Presidenza del CGIE – occorre organizzare, nelle varie città, delle pre-conferenze in maniera che tutti abbiano la possibilità di esprimersi e di far conoscere le loro idee». Alla riunione era presente anche Giovanna Villella che ha già vissuto una prima esperienza, qualche mese fa, partecipando a Roma al primo raduno dei giovani provenienti da varie parti del mondo. Insieme ad alcuni membri del COGIC (Comitato Organizzatore dei Giovani Italiani del Canada), Giovanna sta lavorando alla stesura di un piano che si prefigge di sensibilizzare i giovani in vista di una pre-conferenza che dovrebbe svolgersi a Montréal. Questo dovrebbe essere un primo passo verso l’apertura di una campagna a più vasto raggio da allargare al resto del Canada.
A Montréal c’è un gruppo di giovani molto attivi, circa un’ottantina, che ruotano attorno all’associazione. Di recente, trenta di loro hanno partecipato alla Quarta conferenza del COGIC a Toronto offrendo un esempio di quella tipica voglia di fare che contraddistingue la nostra gente. «Desiderano estendere la voglia di camminare al passo con la nostra cultura e con la nostra italianità anche alle altre città dove vivono italiani – afferma Giovanna Villella – . In Canada ci sono circa 1 milione e 300 mila italiani e, tra essi, tantissimi giovani affermatisi in tutti i campi. Vorremmo cercare di raggiungerli per far rivivere in loro lo stesso spirito dei nostri padri i quali, pur integrandosi nella società canadese, non hanno perduto la loro italianità». Un concetto, quello di italianità, che i giovani sono ben lontani dal confondere con uno sterile nazionalismo. Essi pensano, piuttosto, al fatto umano e culturale, leit motiv del futuro delle comunità che li hanno scelti per continuare ad affermare l’attualità di importanti valori.
«I nostri giovani hanno bisogno di essere incoraggiati così da farsi eleggere nelle varie associazioni – aggiunge Giovanna Giordano –. Ormai sono loro che devono sostituire gli anziani se si vuole che le nostre comunità continuino ad esistere». Va sfatata, a tutti i costi, la rassegnazione di certi ambienti rinunciatari che, pensando all’antica, continuano a dire che le nuove generazioni, essendosi integrate nel sistema canadese, si allontanano dalla nostra comunità. Questo non è del tutto vero. A Montréal, ad esempio, ci sono venti scuole del PICAI che, da oltre trent’anni, aprono le porte ai figli dei nostri giovani che ogni sabato apprendono la lingua italiana. Ci sono corsi d’italiano integrati in alcune scuole pubbliche, corsi di scuole ed enti privati nonché corsi di lingua italiana nelle quattro università di Montréal. È stato calcolato che oltre 6.500 alunni di tutte le età, frequentano, durante tutto l’anno, scuole in cui si insegna anche l’italiano. A partecipare ai corsi non sono solo bambini, ma anche tanti giovani. Ecco perché, a Montréal, si parla italiano più che altrove. Se, in seno alle comunità delle altre città, si riesce a superare lo scoglio della rassegnazione, siamo convinti che la nostra lingua e la nostra cultura rimarranno segni tangibili destinati a distinguerci e a costituire il nostro orgoglio.
Nel corso della riunione Inter-Comites, Giovanni Rapanà ha comunicato d’aver fatto richiesta al Ministero dei Beni Culturali di ottenere dei libri così da poter creare una biblioteca nella sede del Comites di Montréal. La richiesta è stata accolta e, al più presto, riceveranno i primi 700 libri. L’auspicio è che altre biblioteche possano essere aperte nelle sedi dei Comites. In chiusura si è deciso che, dal 7 al 9 ottobre prossimi, avrà luogo a Vancouver la quinta conferenza dei Giovani Italiani del Canada.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017