Argentina. Il nipote ritrovato di nonna Estela
È un avvenimento che ha commosso anche papa Francesco, che l’ha definito «un raggio di luce per tutti noi argentini». Estela Carlotto, presidente delle Nonne di Plaza de Mayo a Buenos Aires, donne che da decenni cercano figli e nipoti brutalmente fatti scomparire dalla dittatura militare argentina (desaparecidos), ha ritrovato, dopo trentasei anni, il nipote Guido sottratto alla madre e dato in adozione.
Era il 1977 quando sua figlia Laura, di 24 anni, in attesa di un figlio, venne arrestata dai militari a Buenos Aires con l’accusa di opporsi al regime golpista. In carcere diede alla luce un bimbo, che voleva chiamare Guido (come il nonno) e che a 2 mesi le venne sottratto e affidato a persone gradite agli stessi militari. Laura fu uccisa subito dopo con una scarica di mitra e il suo corpo venne portato alla madre. Da allora nonna Estela, di origine veneta, non ha mai smesso di cercare il nipote, così come le altre donne di Plaza de Mayo che non si sono mai arrese alla scomparsa dei figli e hanno girato il mondo in cerca di notizie, portando sul capo il tipico fazzoletto bianco e le foto dei figli al petto.
Il giovane ha oggi 36 anni, si chiama Ignacio Hurban e vive a Olavarria, dove insegna musica, non lontano da Buenos Aires. Grazie a una diffusa pubblicità sui media argentini condotta da giornalisti, calciatori, attori e persone di fiducia (anche papa Francesco e il Vaticano si sono interessati al caso), tanti giovani argentini hanno deciso di sottoporsi all’esame del Dna e confrontarlo con la banca dati che contiene il Dna delle nonne di Plaza de Mayo. È stato così che Ignacio è risultato compatibile con il Dna della sua abuela, nonna Estela Carlotto. «Siamo felici. Non abbiamo mai smesso di lottare – dicono le altre donne –. E non ci arrenderemo».
Il governo militare argentino, andato al potere con la forza nel 1976, è crollato nel 1983 e da allora (grazie anche all’interessamento del Parlamento italiano, dato che moltissimi degli argentini, come il nostro Papa, hanno origini italiane) si sono svolti processi a carico dei generali golpisti. Nel dicembre 2000 le prime condanne: due generali all’ergastolo e venticinque anni di carcere ai torturatori. Il loro sistema era far sparire nel nulla gli oppositori, dopo averli torturati: uccisi in carcere o fatti precipitare dagli aerei, e i loro figli affidati a coppie consenzienti. Tante crudeltà ora sono finite. «Sono tanto felice – ha detto nonna Estela – e ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato».