Mille storie, un'unica patria
Paola, Cosenza
La Calabria celebra nel 2007 una ricorrenza speciale, il quinto Centenario dalla morte di san Francesco di Paola, avvenuta a Tour, in Francia, il 2 aprile 1507. Il patrono della Calabria è considerato il santo dei calabresi e il più calabrese tra i santi. La sua fama e la venerazione raggiungono ogni angolo del globo, e le celebrazioni in suo onore sono una caratteristica di molte comunità di calabresi all'estero. Nel ricordo della figura del santo si è tenuto a Paola, in provincia di Cosenza, il meeting dal titolo "San Francesco non ha confini..." che ha visto incontrarsi alcuni giovani calabresi provenienti dall'America. C'erano tra gli altri: Angela Sposato di Filadelfia, Deborah Raia di Caracas, Daniela Fernandez Laruffa con Gabriela Sisalli, Monica Lascano e Martin Cavallaro di Mar del Plata. Per la Calabria, il Movimento Giovanile Paolano, presieduto da Silvio Sangineto, che ha promosso e organizzato l'evento, l'Associazione Internazionale dei Calabresi nel mondo, rappresentata da Gennaro Maria Amoruso, direttore del giornale Calabria Mondo (www.calabriamondo.it), Saverio Lo Russo e Sara Baglioni, e la Regione Calabria con il dirigente, dottor Dragone.
Importante è stata la collaborazione della Fondazione San Francesco di Paola nel Mondo, guidata dalla delegata, Assunta Orlando, storica esponente dell'emigrazione calabrese, e dei Padri Minimi del Santuario di San Francesco di Paola. Della figura del Santo hanno parlato i padri Gregorio Colatorti e Giovanni Cozzolino, i giornalisti Assunta Orlando e Alessandro Pagliaro, e lo storico Attilio Romano. Questo il contesto della manifestazione svoltasi in Calabria. Di particolare interesse sono le storie dei giovani che hanno affrontato migliaia di chilometri per incontrare i loro omologhi calabresi. Spesso si parla di giovani e di emigrazione, ma molte volte ho l'impressione che tutto questo gran parlare di gioventù sia solo un esercizio stilistico. Le impressioni sull'incontro di Paola, invece, sono completamente diverse: ferma è la convinzione che nel mondo esiste un'unica Calabria fatta di tante storie che affondano le proprie radici nella notte dei tempi, e che grazie a questi incontri si scoprono e vengono in superficie creando risultati unici. Sono veramente tante le sensazioni e le emozioni vissute. L'aurea del santo si sentiva eccome, e l'atmosfera era condita da una particolare emozione; palpabile era la voglia di conoscersi, di incontrarsi, di parlarsi, di guardarsi negli occhi dopo lunghi mesi di scambi telematici. Ma la cosa più bella è stato l'entusiasmo di chi veniva dall'estero: ragazze e ragazzi che non sono nati in Calabria e non vi hanno mai vissuto, ma che amano questa terra in maniera viscerale e ancestrale, molto più di chi la vive ogni giorno. Le vicende personali di Angela, Debora e Daniela racchiudono molto della storia dell'emigrazione calabrese.
Angela Sposato è una giovane calabro-americana, nata a Filadelfia. I genitori sono giunti negli anni Sessanta negli Stati Uniti da Acri, in provincia di Cosenza. La madre è Nina Capalbo; il padre, Raffaele "Ralph" Sposato, è stato il primo italiano a raggiungere la carica di Giudice Disciplinare nello Stato della Pennsylvania. La Sposato è fiera delle proprie origini, orgogliosa di essere calabrese e paladina di tutto ciò che promana calabresità. Tutto questo lo possiamo verificare dai suoi discorsi e nelle sue proposte, come la richiesta di organizzare uno scambio culturale attivo tra le nuove generazioni che vivono all'estero e la Calabria, in modo da far conoscere usi, tradizioni e vita vissuta. Interessante è l'idea di recuperare la lingua dialettale, sviluppando e organizzando appositi corsi. La Sposato ha 35 anni e da otto insegna presso la Roxborough High School di Filadelfia: una delle più prestigiose della città, e da quest'anno svolgerà un programma di lingua italiana. Angela Sposato è attiva in Filitalia International, nell'Associazione Calabresi nel Mondo per il giornale www.calabriamondo.it e con i Sons of Italy, ove ricopre la carica di Presidente della Commissione Dante sulla Cultura e sull'Educazione Italiana dell'Ordine Figli d'Italia in America, sede della Pennsylvania. In questa veste avrà l'incarico di promuovere lo studio della lingua italiana e di far sì che la nostra lingua faccia parte del curriculum delle scuole della Pennsylvania. Inoltre sarà responsabile della selezione dei vincitori delle borse di studio offerte che ammontano alla significativa somma di 100 mila dollari.
Debora Raia è nata a Caracas, in Venezuela, dove si è recentemente laureata in Lettere e filosofia. Nel suo curriculum ci sono l'insegnamento e un soggiorno a New York dove abita il fratello. Debora fa parte di una famiglia numerosa: il padre, Mario Raia, lasciò Amantea, in provincia di Cosenza, all'inizio degli anni Cinquanta quando aveva 17 anni; partì per il Venezuela e dopo qualche anno conobbe una donna originaria del suo stesso paese e la sposò. Debora ha due fratelli e una sorella. I maschi vivono uno a Caracas e l'altro a New York, mentre la sorella è tornata nella città d'origine dei genitori. Debora mi racconta con emozione la sua storia, mi narra che malgrado lei e i suoi fratelli siano cresciuti a Caracas, hanno assimilato molto della cultura italiana. Grazie all'insegnamento dei genitori hanno appreso le tradizioni del loro paese, il dialetto con i proverbi, le ninne nanne, l'arte culinaria e tante altre belle cose. Debora è parte attiva dell'Associazione Calabresi di Caracas, nata per ricordare i valori e le tradizioni della Calabria, ed è sostenuta dai calabresi residenti in Venezuela. I nostri corregionali tengono in piedi questo sodalizio con tanto orgoglio, ma anche con un velo di malinconia per la loro terra. Tra gli eventi organizzati, Debora racconta di una festa svoltasi lo scorso anno dove ha partecipato un gruppo folk proveniente direttamente dalla Calabria che ha allietato la manifestazioni con musica, balli e canzoni popolari. Le donne dell'associazione hanno deliziato la platea con dolci tipici come buccunotti, mostaccioli, turdilli e cassatele.
Le origini calabresi di Daniela Belén Fernández Laruffa sono più remote. Bisogna infatti risalire ai nonni della madre. La madre di Daniela ha vissuto la propria infanzia lontano dai nonni calabresi, e con i genitori per nulla interessati alle tradizioni calabresi. Suo padre non ha saputo trasmettere le radici e la cultura italiana, ma lei da piccola sentiva la musica italiana nel suo sangue, conosceva i sapori italiani perché in casa non mancavano i salami calabresi, le cipolle, le bruschette, e tutto si faceva troppo piccante quando arrivava la nonna dalla capitale. La madre di Daniela viveva questa "condizione sospesa" e desiderava conoscere le sue origini. Innanzitutto ha insegnato ai propri figli: Daniela, Vanina e Manuel, la lingua e la cultura italiana; poi è risalita alle sue radici con una ricerca capillare, anche grazie al web. Ha individuato sino a sette generazioni, scoprendo che i suoi avi vivevano ad Anoia, in provincia di Reggio Calabria. Daniela svolge l'attività di guida turistica, lavora per un giornale italiano di Buenos Aires, è la coordinatrice del gruppo dei giovani calabresi di Mar del Plata e fa parte del Consiglio Direttivo del Circolo Calabrese Marplatense. Nella sua esperienza porta molto degli insegnamenti della madre, l'amore per la cultura italiana, per la lingua, il canto, la musica, la storia e le tradizioni. È commovente la sua risposta quando le chiedo cosa rappresenti per lei la terra d'origine: "la Calabria, per noi, è la nostra vita, è un sentimento che non morirà mai".