Dante in pietra gentile
L'opera realizzata dagli scultori pugliesi Salvatore Silvan Dell'Anna e Salvatino De Matteis, è stata collocata presso il nuovo Centro Culturale Italiano.
17 Aprile 2008
|
Canberra
«Ci è sembrato che nessun nome potesse consacrare più degnamente l’impresa nostra che il nome di Dante Alighieri». Così si legge nel proclama, datato luglio 1889, dei padri fondatori della Società Dante Alighieri, società che era stata voluta fermamente da un gruppo di intellettuali e politici dell’epoca per difendere e promuovere la lingua italiana. Erano tempi di tensioni continue alle frontiere degli Stati europei, e la difesa della lingua era vista come un dovere di amor patrio da parte degli emigranti italiani che venivano derisi e maltrattati.
I tempi sono cambiati ma il valore intrinseco di una lingua, alla luce di un visione di multiculturalismo sereno e pacifico, non certo bellicoso come cento anni fa, rimane nella sua interezza. Ancora oggi, come allora e come sempre, quando si parla di cultura italiana, il nome di Dante emerge come logico simbolo di tale patrimonio. Per questo è stata salutata con grande soddisfazione e legittimo orgoglio l’inaugurazione a Canberra, capitale dell’Australia, del monumento a Dante, presso il nuovo Centro Culturale Italiano, dono della Provincia di Lecce. L’opera è di due scultori di Copertino: Salvatore Silvan Dell’Anna e Salvatino De Matteis. Dell’Anna era presente alla cerimonia d’inaugurazione. Il suo Dante raccoglie in sé, nel volto e nelle pieghe di una toga romana, tutto il significato della classicità. È il poeta per eccellenza, la cultura enciclopedica di un fiorentino del XIII secolo che si irradia nel mondo intero.
Il presidente del Council of Italian Australian Organization – CIAO – che gestisce il Centro Culturale è Giovanni Memmolo. Nel suo intento, questa istituzione è nata per dare unità, prestigio e per fare da ombrello a tutte le associazioni sociali e culturali italiane della capitale, prima fra tutte la Dante Alighieri. La sede è elegante, ricca di marmi pregiati, disegnata con un raffinato gusto architettonico.
«È nostro obbiettivo – dice Mammolo – farne un centro rifornito di opere d’arte, di dipinti e sculture, articoli di artigianato, libri, oggetti di valore rappresentativi del meglio della nostra cultura. Intendiamo anche farne una meta turistica. Abbiamo chiesto alle regioni italiane di aiutarci in questo impegno difficile. Per loro sarebbe stata l’occasione di avere una vetrina espositiva delle loro opere più significative. Le risposte sono state poche. Il Veneto e la Lombardia ci hanno donato dei libri, le Marche alcuni articoli di artigianato, il Friuli ci ha regalato una campana. È, dunque, con sorpresa e immensa gratitudine che abbiamo appreso della disponibilità della Provincia di Lecce di farci questo inaspettato dono».
Nel 2005 passò da Canberra una delegazione pugliese dell’Associazione Italia-Australia, con il segretario Vito Marinotti. Ne faceva parte il professor Bernard Hickey, da vent’anni docente presso il Centro Culturale Mediterraneo dell’Università di Lecce. Questi fu colpito dalla bellezza e dalla maestosità del nuovo Centro, e suggerì che un monumento a Dante avrebbe colmato un vuoto. Ci voleva un simbolo forte di italianità. Dalla parola all’azione. La Provincia di Lecce si prestò subito a finanziare l’opera. Il professor Bernard, purtroppo, è deceduto a Lecce nel luglio del 2007, dopo una vita dedicata a far conoscere la letteratura anglosassone in Italia (all’Università Ca’ Foscari, alla Sapienza, e infine a Lecce dove ha lasciato all’Università di quella città un patrimonio di ben 8 mila libri).
Erano presenti l’ambasciatore d’Italia, Stefano Starace Janfolla, il vescovo di Canberra monsignor Mark Coleridge, il presidente Franco Merico e il segretario Vito Marinotti della delegazione di Lecce di Italia-Australia; il direttore del Centro, l’architetto Giuseppe Gumina, numerosi membri del Consiglio direttivo del CIAO, tra cui Mario e Magda Damo, e Charles De Angelis.
Il gruppo degli undici cittadini di Lecce è stato raggiunto da una nutrita delegazione di pugliesi da Brisbane con il commendatore Carmelo Caruso, presidente nazionale dell’ANFE per l’Australia, e da Sydney con una delegazione guidata da Giuseppe Fanuli imprenditore nel settore del mobile.
Caruso è un personaggio ponte tra l’Italia e l’Australia, per molte iniziative culturali, e per il suo dinamico interessamento si articola in un arco di tempo di quarant’anni. Fa anche parte della delegazione pugliese di Italia-Australia.
Da evidenziare la presenza dell’addetto scientifico dell’Ambasciata, Nicola Sasanelli, che è stato determinante nel tenere vivo l’interesse da una parte e dall’altra. Essendo nativo di Bari, ha voluto che anche in questa circostanza il progetto venisse portato a termine con quella serietà e rispetto dei tempi di consegna, ai quali Sasanelli è abituato sia come ricercatore scientifico, docente universitario, autore di saggi, organizzatore di convegni internazionali.
L’ambasciatore Stefano Starace Janfolla ha preso lo spunto dalla pietra nella quale è stato scolpito il monumento per dire come un elemento naturale e antico, lavorato dallo scalpello di un artista sensibile, possa dare vita ai lineamenti fisici del sommo poeta, e divenire legame di amicizia tra due comunità. Il vescovo Mark Coleridge ha uno speciale affiatamento con la comunità italiana. Parla benissimo l’italiano, ha lavorato in Vaticano tra il 1998 e il 2002, proprio nel Segretariato della Santa Sede, e per un periodo è stata cappellano di Giovanni Paolo II. Il suo intervento ha dunque attinto a conoscenze ed esperienze personali per parlare della «variegata cultura italiana»: arte, letteratura, musica, scienza, danza che sono un esempio per l’Australia.
La pietra tipica del Salento, lavorata da Dell’Anna e De Matteis per realizzare il busto di Dante è definita anche «pietra gentile»: ha una composizione omogenea e soffice dovuta alla presenza di frammenti di fossili di fauna marina. La pietra leccese affiora dal terreno e si estrae dalle cave a cielo aperto, diffuse in tutto il salentino. Si lascia incidere con la stessa facilità del legno, ma acquista durezza e resistenza col passare del tempo. Cambia anche colore, passando dal bianco a un giallo paglierino, come un miele nuovo e delicato. Le chiese di Lecce in stile barocco, i palazzi pubblici, le balconate delle ville, statue e monumenti cittadini, sono realizzati con questa pietra. C’è un motivo per cui Lecce viene chiamata la Firenze del Sud.
Un elogio di questa pietra è stato fatto dall’architetto Romaldo Giurgola presente alla cerimonia, e che ha ricevuto una pubblica testimonianza di gratitudine da parte del rappresentante del Comune di Galatina, l’avvocato Fernando Guida, che gli ha consegnato le chiavi della città barocca salentina a nome del sindaco e della popolazione. Giurgola è un architetto di fama mondiale, il cui nonno emigrò da Galatina alla volta degli Stati Uniti. Romaldo vinse l’appalto per il progetto del nuovo Palazzo del Parlamento Federale di Canberra (inaugurato nell’anno del bicentenario, il 1988) e la nuova cattedrale di Sydney.
Gli interventi si sono conclusi con un discorso del professor Gino Moliterno dell’Australian National University, sulla figura di Dante e con la lettura di alcuni canti.
«Ci è sembrato che nessun nome potesse consacrare più degnamente l’impresa nostra che il nome di Dante Alighieri». Così si legge nel proclama, datato luglio 1889, dei padri fondatori della Società Dante Alighieri, società che era stata voluta fermamente da un gruppo di intellettuali e politici dell’epoca per difendere e promuovere la lingua italiana. Erano tempi di tensioni continue alle frontiere degli Stati europei, e la difesa della lingua era vista come un dovere di amor patrio da parte degli emigranti italiani che venivano derisi e maltrattati.
I tempi sono cambiati ma il valore intrinseco di una lingua, alla luce di un visione di multiculturalismo sereno e pacifico, non certo bellicoso come cento anni fa, rimane nella sua interezza. Ancora oggi, come allora e come sempre, quando si parla di cultura italiana, il nome di Dante emerge come logico simbolo di tale patrimonio. Per questo è stata salutata con grande soddisfazione e legittimo orgoglio l’inaugurazione a Canberra, capitale dell’Australia, del monumento a Dante, presso il nuovo Centro Culturale Italiano, dono della Provincia di Lecce. L’opera è di due scultori di Copertino: Salvatore Silvan Dell’Anna e Salvatino De Matteis. Dell’Anna era presente alla cerimonia d’inaugurazione. Il suo Dante raccoglie in sé, nel volto e nelle pieghe di una toga romana, tutto il significato della classicità. È il poeta per eccellenza, la cultura enciclopedica di un fiorentino del XIII secolo che si irradia nel mondo intero.
Il presidente del Council of Italian Australian Organization – CIAO – che gestisce il Centro Culturale è Giovanni Memmolo. Nel suo intento, questa istituzione è nata per dare unità, prestigio e per fare da ombrello a tutte le associazioni sociali e culturali italiane della capitale, prima fra tutte la Dante Alighieri. La sede è elegante, ricca di marmi pregiati, disegnata con un raffinato gusto architettonico.
«È nostro obbiettivo – dice Mammolo – farne un centro rifornito di opere d’arte, di dipinti e sculture, articoli di artigianato, libri, oggetti di valore rappresentativi del meglio della nostra cultura. Intendiamo anche farne una meta turistica. Abbiamo chiesto alle regioni italiane di aiutarci in questo impegno difficile. Per loro sarebbe stata l’occasione di avere una vetrina espositiva delle loro opere più significative. Le risposte sono state poche. Il Veneto e la Lombardia ci hanno donato dei libri, le Marche alcuni articoli di artigianato, il Friuli ci ha regalato una campana. È, dunque, con sorpresa e immensa gratitudine che abbiamo appreso della disponibilità della Provincia di Lecce di farci questo inaspettato dono».
Nel 2005 passò da Canberra una delegazione pugliese dell’Associazione Italia-Australia, con il segretario Vito Marinotti. Ne faceva parte il professor Bernard Hickey, da vent’anni docente presso il Centro Culturale Mediterraneo dell’Università di Lecce. Questi fu colpito dalla bellezza e dalla maestosità del nuovo Centro, e suggerì che un monumento a Dante avrebbe colmato un vuoto. Ci voleva un simbolo forte di italianità. Dalla parola all’azione. La Provincia di Lecce si prestò subito a finanziare l’opera. Il professor Bernard, purtroppo, è deceduto a Lecce nel luglio del 2007, dopo una vita dedicata a far conoscere la letteratura anglosassone in Italia (all’Università Ca’ Foscari, alla Sapienza, e infine a Lecce dove ha lasciato all’Università di quella città un patrimonio di ben 8 mila libri).
Erano presenti l’ambasciatore d’Italia, Stefano Starace Janfolla, il vescovo di Canberra monsignor Mark Coleridge, il presidente Franco Merico e il segretario Vito Marinotti della delegazione di Lecce di Italia-Australia; il direttore del Centro, l’architetto Giuseppe Gumina, numerosi membri del Consiglio direttivo del CIAO, tra cui Mario e Magda Damo, e Charles De Angelis.
Il gruppo degli undici cittadini di Lecce è stato raggiunto da una nutrita delegazione di pugliesi da Brisbane con il commendatore Carmelo Caruso, presidente nazionale dell’ANFE per l’Australia, e da Sydney con una delegazione guidata da Giuseppe Fanuli imprenditore nel settore del mobile.
Caruso è un personaggio ponte tra l’Italia e l’Australia, per molte iniziative culturali, e per il suo dinamico interessamento si articola in un arco di tempo di quarant’anni. Fa anche parte della delegazione pugliese di Italia-Australia.
Da evidenziare la presenza dell’addetto scientifico dell’Ambasciata, Nicola Sasanelli, che è stato determinante nel tenere vivo l’interesse da una parte e dall’altra. Essendo nativo di Bari, ha voluto che anche in questa circostanza il progetto venisse portato a termine con quella serietà e rispetto dei tempi di consegna, ai quali Sasanelli è abituato sia come ricercatore scientifico, docente universitario, autore di saggi, organizzatore di convegni internazionali.
L’ambasciatore Stefano Starace Janfolla ha preso lo spunto dalla pietra nella quale è stato scolpito il monumento per dire come un elemento naturale e antico, lavorato dallo scalpello di un artista sensibile, possa dare vita ai lineamenti fisici del sommo poeta, e divenire legame di amicizia tra due comunità. Il vescovo Mark Coleridge ha uno speciale affiatamento con la comunità italiana. Parla benissimo l’italiano, ha lavorato in Vaticano tra il 1998 e il 2002, proprio nel Segretariato della Santa Sede, e per un periodo è stata cappellano di Giovanni Paolo II. Il suo intervento ha dunque attinto a conoscenze ed esperienze personali per parlare della «variegata cultura italiana»: arte, letteratura, musica, scienza, danza che sono un esempio per l’Australia.
La pietra tipica del Salento, lavorata da Dell’Anna e De Matteis per realizzare il busto di Dante è definita anche «pietra gentile»: ha una composizione omogenea e soffice dovuta alla presenza di frammenti di fossili di fauna marina. La pietra leccese affiora dal terreno e si estrae dalle cave a cielo aperto, diffuse in tutto il salentino. Si lascia incidere con la stessa facilità del legno, ma acquista durezza e resistenza col passare del tempo. Cambia anche colore, passando dal bianco a un giallo paglierino, come un miele nuovo e delicato. Le chiese di Lecce in stile barocco, i palazzi pubblici, le balconate delle ville, statue e monumenti cittadini, sono realizzati con questa pietra. C’è un motivo per cui Lecce viene chiamata la Firenze del Sud.
Un elogio di questa pietra è stato fatto dall’architetto Romaldo Giurgola presente alla cerimonia, e che ha ricevuto una pubblica testimonianza di gratitudine da parte del rappresentante del Comune di Galatina, l’avvocato Fernando Guida, che gli ha consegnato le chiavi della città barocca salentina a nome del sindaco e della popolazione. Giurgola è un architetto di fama mondiale, il cui nonno emigrò da Galatina alla volta degli Stati Uniti. Romaldo vinse l’appalto per il progetto del nuovo Palazzo del Parlamento Federale di Canberra (inaugurato nell’anno del bicentenario, il 1988) e la nuova cattedrale di Sydney.
Gli interventi si sono conclusi con un discorso del professor Gino Moliterno dell’Australian National University, sulla figura di Dante e con la lettura di alcuni canti.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017