Inas promossa col 90
Nel corso del 2004, la Fondazione Pastore ha condotto una ricerca sull";utenza dell";Inas Cisl in Italia, con risultati più che soddisfacenti: oltre il 90% degli interpellati "; più di 3.000 "; ha giudicato positivamente il servizio ricevuto. A questa importante conferma segue oggi l";allargamento della prospettiva all";ambito europeo, con una nuova ricerca dello stesso tenore volta a rilevare il grado di soddisfazione nel rapporto con il Patronato tra i nostri connazionali all";estero e in particolare in Europa.
Quella delle migrazioni è, per definizione, soprattutto in un momento storico come questo, una realtà in movimento: così anche noi non possiamo restare fermi su un";identità sempre uguale, ma dobbiamo elaborare sempre nuovi progetti e puntare sul futuro. Questa ricerca si affianca al lancio dello Sportello Inas Europa, recentemente presentato a Bruxelles e di cui parliamo in modo approfondito a pagina 47 di questo numero della rivista.
Dall";analisi della Fondazione Pastore emerge anzitutto il profilo medio dell";utente Inas: in maggioranza maschi (63%), di età media intorno ai 59 anni, per lo più coniugati, con bassa scolarità (il 55% ha la sola licenza elementare, e poco meno di un terzo ha concluso le medie inferiori; tuttavia, tra i giovani il 65% è diplomato o laureato). Oltre la metà sono pensionati, ma non trascurabile è anche la presenza degli occupati (28%) mentre i disoccupati sfiorano l";8%. La grandissima maggioranza (88%) è nata in Italia, specie nel Mezzogiorno, e risiede all";estero da molto tempo (la media è di 34 anni). Circa il 70% degli occupati giudica abbastanza positivamente la propria condizione lavorativa, ma il fatto che quasi un terzo sia insoddisfatto e che il 10% abbia considerato l";ipotesi di un rientro in Patria sono indici di un disagio sociale da non trascurare. Le difficoltà incontrate all";estero dai nostri connazionali sono quelle tipiche di ogni flusso migratorio: la non conoscenza della lingua (61%), la difficoltà di trovare un lavoro (18%), e un alloggio (12%), ma anche la scarsa assistenza da parte delle autorità consolari e la difficoltà di vedere riconosciuti i propri diritti di cittadino e di lavoratore (11%).
All";Inas ci si rivolge per lo più per avere informazioni, ma è fortissima anche la richiesta di assistenza per l";avvio e la gestione di pratiche. Il Patronato è interpellato praticamente su tutti gli aspetti della vita lavorativa e sociale, anche se prevalgono le richieste relative alla pensione di vecchiaia (italiana e straniera) di anzianità -vecchiaia anticipata, di invalidità o inabilità , di reversibilità e, infine, alla ricostituzione per contributi pregressi. La valutazione sulla qualità dei servizi del Patronato è ampiamente positiva: oltre il 92% degli utenti apprezza la velocità di evasione delle pratiche, la preparazione, la cortesia e la disponibilità del personale, la chiarezza e la completezza delle informazioni date.
L";Inas supplisce allo Stato italiano
Il Patronato si fa carico spesso anche di casi che non rientrano nel «pacchetto» di attività in base alle quali riceve i finanziamenti dallo Stato italiano: circa l";83% delle prestazioni erogate, di fatto, non è direttamente finanziabile dal Fondo Patronati. Tra queste spiccano le pratiche per passaporti (21%), le prestazioni per malattia o maternità (6%), l";indennità di disoccupazione (5%), la verifica delle posizioni assicurative (8%), il calcolo della pensione (8%) e l";informazione e le pratiche su fisco e successioni (4%).
Questi dati mettono in risalto il ruolo peculiare del Patronato all";estero, considerato dalla nostra comunità un punto di riferimento certo per affrontare efficacemente ogni problema. Per questo motivo, non solo appare assurdo anche solo ipotizzare un taglio al fondo Patronati "; che avrebbe conseguenze drammatiche per l";utenza e per le stesse istituzioni italiane, che soprattutto all";estero arriverebbero rapidamente al collasso "; ma sarebbe invece opportuno da un lato ridefinire la gamma delle prestazioni finanziabili, dall";altro dare finalmente attuazione all";articolo 11 della legge 152 che stabilisce la possibilità di attivare una convenzione operativa tra i Patronati e il Ministero del Welfare. Su questo punto abbiamo già più volte sollecitato il Ministero, anche perché significherebbe un importante passo avanti nella realizzazione di quel legame di solidarietà e di interazione tra madrepatria e comunità italiane all";estero di cui tanto si parla oggi, e del quale è espressione anche il recente riconoscimento del diritto di voto.
Ma al di là di questo pur fondamentale problema, i dati della ricerca sono significativi perché ci forniscono indicazioni preziose non solo su tutto ciò che già funziona in modo ottimale, ma anche su ciò che può ancora migliorare. Ad esempio, è stato rilevato che molti di coloro che si rivolgono al Patronato vivono e lavorano in una città diversa da quella dove si trova la nostra sede. Questo indica una certa necessità di adeguare la nostra rete ad una distribuzione della presenza italiana all";estero che non è più solo quella «storica», ma tende ad aggregarsi intorno ad altri poli, in conseguenza del delinearsi di nuove tipologie (la cosiddetta «nuova emigrazione» dei tecnici, dei professionisti e degli studenti). Ciò non significa "; è quasi superfluo precisarlo "; che le comunità di antiche radici vadano abbandonate a sé stesse, anzi: vogliamo servirle sempre meglio, ma nel contempo anche aprirci ai nuovi scenari rendendo la nostra presenza più capillare, attraverso il potenziamento della nostra rete organizzativa e informatica.
Fare rete per migliorare i servizi
Naturalmente l";Inas conta non solo sulla rete delle proprie sedi, ma anche sulla capacità di «fare rete» con gli altri soggetti che, a vario titolo, sono vicini ai nostri emigrati. In molti Paesi sono già da tempo attive proficue collaborazioni con i sindacati locali, cui tra l";altro risulta iscritto il 15% degli intervistati. Un esempio per tutti: l";amicizia e la collaborazione con il sindacato belga CSC nascono all";epoca in cui gli italiani emigravano per andare a lavorare nelle miniere del Benelux, e continua ancora oggi dopo 45 anni "; da poco festeggiati "; di presenza nel territorio. Ma il collegamento va senz";altro rafforzato anche con la Chiesa, attraverso le parrocchie e le missioni all";estero, e con circoli e associazioni di emigrazione: entrambi, infatti, rivestono un ruolo fondamentale nel mantenere vive, attive e coese le comunità italiane e nel dare loro un sostegno materiale e morale, che è anche il senso ultimo dell";impegno del Patronato all";estero.
Per il futuro prossimo, dunque, sono molte le novità che ci prepariamo ad affrontare, a cominciare da quelle introdotte nel sistema previdenziale italiano, che riguarderanno anche i cittadini italiani emigrati. Oltre alla campagna Red-Est, per la quale abbiamo già validamente collaborato con l";Inps "; cosa di cui l";Ente stesso ci ha dato atto e che sarà quasi certamente riproposta nel corso del 2005 ";, ci saranno gli effetti della riforma delle pensioni recentemente varata dal governo italiano e l";avvio della previdenza complementare. Insomma, dobbiamo tenerci sempre aggiornati e pronti a rispondere agli stimoli che provengono dai nostri interlocutori, affinché coloro che si rivolgono all";Inas incontrino sempre quella preparazione e quella capacità di risolvere i problemi che in questa occasione ci hanno riconosciuto. In questo senso, possiamo dire di considerare i risultati di questa ricerca non come un punto di arrivo ma di partenza, per progettare e garantire ai nostri assistiti servizi e tutele ancora migliori e più rispondenti ai bisogni. L";obiettivo per il 2005 è di rafforzare l";«Inas nuovo» come Patronato della Cisl, per organizzare la solidarietà e realizzare una vera e grande speranza civile.
* Presidente dell";Inas