Austria. Sapori emiliani Oltralpe
17 Ottobre 2014
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La storia è ciclica ed è destinata a ripetersi, scriveva Niccolò Machiavelli. Italiani all’estero in cerca di ventura. Nessuna novità, solo il ritorno di un tempo per dire che forse l’autore de Il Principe, nel lontano Cinquecento, aveva letto bene il futuro. Paolo Vacondio, 43 anni, da Parma, il futuro non lo legge, ma lo ha capito. Il suo curriculum parla di un diploma in ragioneria e di un lavoro nell’azienda di famiglia, dedita alla vendita e distribuzione di rivestimenti e pavimenti in legno. Le opportunità più ghiotte spesso nascono dagli attimi: strani giochi a incastro manovrati da chissà quale mano. «Nel 2001 Carlo, un carissimo amico – spiega Paolo con piglio emiliano – mi invita a passare le ferie a St. Anton, rinomata località turistica dell’Austria occidentale. Da allora, in estate e inverno, in compagnia degli amici non abbiamo mai saltato un anno».
Fin qui nulla di strano. Carlo e Paolo capiscono presto che St. Anton con i suoi 2.650 abitanti sta diventando una seconda casa. «Durante una delle nostre vacanze conosciamo Wilma, vicedirettore del locale ufficio del turismo. Tra una chiacchiera e l’altra buttiamo sul tavolo, per scherzo, l’idea di aprire un ristorante italiano». Passano gli anni fino al 2013, quando arriva una telefonata da parte di Wilma che annuncia l’apertura di un bando per l’assegnazione di un locale a pochi passi dal corso del paese.
«Era giugno – continua Paolo –, io e Carlo abbiamo presentato l’idea che si è rivelata vincente e in sei mesi abbiamo aperto l’Osteria di Parma a St. Anton, con settanta posti a sedere. Non conoscevamo nessuno nel settore, eppure dal nulla abbiamo trovato il personale in rappresentanza di ben cinque nazionalità diverse: Austria, Australia, Danimarca, Italia e Svezia. La prima stagione è andata bene, al punto che stiamo per aprire un bar con degustazione e vendita di prodotti tipici emiliani. Anche in Austria non è facile, ci sono i costi del personale, tasse da pagare e l’approvvigionamento delle materie prime da organizzare. Cambiare aria per stare un po’ lontani dal pessimismo che si respira in Italia, però, aiuta. Aiuta a liberare la testa dai pensieri. A St. Anton puoi trovare turisti da tutta Europa e in questi mesi ho capito che altri Stati hanno reagito meglio alla crisi. In genere sono ottimista, ma vedere dei cambiamenti a breve sarà dura. Le cose non torneranno mai più come prima. La via Emilia qualche anno fa era un grande viale fatto d’aziende e fabbriche, ora è tutto un “vendesi-affittasi”. Vale la pena cercare fortuna altrove per avere una carta in più da giocare. Qualcosa è cambiato ed è arrivato il momento di cogliere le fortune e le opportunità che l’Italia ci ha donato».
Fin qui nulla di strano. Carlo e Paolo capiscono presto che St. Anton con i suoi 2.650 abitanti sta diventando una seconda casa. «Durante una delle nostre vacanze conosciamo Wilma, vicedirettore del locale ufficio del turismo. Tra una chiacchiera e l’altra buttiamo sul tavolo, per scherzo, l’idea di aprire un ristorante italiano». Passano gli anni fino al 2013, quando arriva una telefonata da parte di Wilma che annuncia l’apertura di un bando per l’assegnazione di un locale a pochi passi dal corso del paese.
«Era giugno – continua Paolo –, io e Carlo abbiamo presentato l’idea che si è rivelata vincente e in sei mesi abbiamo aperto l’Osteria di Parma a St. Anton, con settanta posti a sedere. Non conoscevamo nessuno nel settore, eppure dal nulla abbiamo trovato il personale in rappresentanza di ben cinque nazionalità diverse: Austria, Australia, Danimarca, Italia e Svezia. La prima stagione è andata bene, al punto che stiamo per aprire un bar con degustazione e vendita di prodotti tipici emiliani. Anche in Austria non è facile, ci sono i costi del personale, tasse da pagare e l’approvvigionamento delle materie prime da organizzare. Cambiare aria per stare un po’ lontani dal pessimismo che si respira in Italia, però, aiuta. Aiuta a liberare la testa dai pensieri. A St. Anton puoi trovare turisti da tutta Europa e in questi mesi ho capito che altri Stati hanno reagito meglio alla crisi. In genere sono ottimista, ma vedere dei cambiamenti a breve sarà dura. Le cose non torneranno mai più come prima. La via Emilia qualche anno fa era un grande viale fatto d’aziende e fabbriche, ora è tutto un “vendesi-affittasi”. Vale la pena cercare fortuna altrove per avere una carta in più da giocare. Qualcosa è cambiato ed è arrivato il momento di cogliere le fortune e le opportunità che l’Italia ci ha donato».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017