La civiltà dell’accoglienza
Ludwigshafen
La Comunità Cattolica Italiana della diocesi di Speyer festeggia quest";anno il suo 40° anniversario di fondazione. Infatti, nel lontano 1962 fu costituita con decreto del vescovo Isidor Markus Emanuel la «Missione Cattolica Italiana», come allora era denominata la cura pastorale degli emigrati in Germania.
Speyer, una tra le prime diocesi in Germania, ha pensato di dare assistenza spirituale al grande numero di emigrati-lavoratori che verso la fine degli anni Cinquanta si riversavano nelle grandi città industriali del Medio-Reno. La Missione aveva fin dall";inizio un compito pastorale, caritativo e sociale.
Era stato il trattato di Roma del 1955 a permettere l";ingresso dei lavoratori italiani nella Repubblica federale. L";Italia, povera di materie prime, riceveva carbone e, come contropartita, si riversavano giovani forze-lavoro in Germania. A Ludwigshafen fu soprattutto la Basf, una delle aziende chimiche più importanti del mondo, ad attirare questi operai. La maggioranza di questi giovani veniva in Germania con la prospettiva di prestare la propria opera lavorativa per qualche anno e poi fare ritorno al paese d";origine. Questa prospettiva si rivelò ben presto non realistica. Molti restarono in Germania per anni, decenni o addirittura per tutta la vita.
Si presentarono allora un problema e una sfida che in parte sono attuali anche oggi: quella dell";«integrazione» nell";ambiente sociale e anche religioso del Paese ospitante.
La Comunità Cattolica Italiana divenne subito un luogo d";incontro, di riferimento per la vita religiosa e per il disbrigo delle pratiche sociali. I sacerdoti e gli operatori pastorali erano costretti a confrontarsi ogni giorno con la problematica che veniva posta dal vivere in mezzo a una cultura diversa e, per tanti motivi, straniera. Si trattava allora di problemi di lingua, di mentalità e di difficoltà nate dai lunghi periodi di separazione dalla famiglia, rimasta, nella maggioranza dei casi, in Italia.
All";inizio anche un avvicinamento e un";«integrazione» nella chiesa tedesca si rivelarono difficili. La maggioranza degli emigrati dal Sud Italia aveva portato con sé un proprio tipico modo di affermare la propria fede: la spiritualità pugliese, siciliana o calabrese era difficile da far combaciare con quella tedesca. Questo fu uno dei motivi principali che spinse il vescovo di Speyer, che conosceva bene la lingua e la cultura italiana, ad istituire una Comunità Cattolica Italiana a Ludwigshafen.
Dobbiamo dire che da parte della curia di Speyer si è vista molto presto la necessità pastorale di costituire una parrocchia personale che si prendesse cura della fede di questi migranti. Perciò, il vescovo Emanuel fu un grande assertore e patrocinatore della Missione Cattolica Italiana. Amministrava ogni anno il sacramento della Cresima in lingua italiana e, spesso, visitava la Comunità per le prime comunioni, per i pellegrinaggi e in altre occasioni importanti. Questa tradizione è proseguita anche con i suoi successori, il cardinale di Monaco, monsignor Wetter, e l";attuale vescovo di Speyer, Anton Schlembach che, come il vescovo Emanuel, conoscevano e conoscono la nostra lingua avendo tutti studiato nelle università romane.
La Comunità Cattolica Italiana in questi quarant";anni è diventata una realtà a cui fare riferimento, e una parocchia personale ben organizzata. In buona parte hanno contribuito al raggiungimento di questo livello il parroco don Luciano Donatelli e l";assistente pastorale Laura Flaim. L";assistente pastorale, proveniente dalla diocesi di Trento, presta il suo servizio nella comunità dal 1968, mentre don Donatelli, della diocesi di Verona, ha iniziato la sua attività pastorale, in veste di cappellano, nel 1973 continuando poi come parroco dal 1980.
Il lavoro pastorale nella Comunità è contrassegnato da una certa continuità , e le persone si sono abituate ad avere punti di riferimento per la loro vita spirituale. La vita della Comunità Cattolica Italiana a Ludwigshafen, ha i suoi momenti importanti nella vita liturgico-pastorale e anche in quella culturale e di associazionismo.
Un posto di rilievo nella vita della Comunità è occupato dall";AFIL, Associazione Famiglie Italiane, con il suo presidente Giuseppe Rofrano e il suo consiglio direttivo. Questa associazione cattolica celebrerà fra due anni il suo 25° anniversario. L";AFIL unisce le famiglie con incontri, gite e feste, mantenendo in vita le tradizioni dei paesi d";origine e di quello di residenza. Un";altra questione positiva e importante per l";AFIL è il rapporto con il KAB, associazione degli operai cattolici tedeschi, alla quale è collegata per statuto.
Oltre a questo, la Comunità Cattolica Italiana San Giovanni Bosco cura il lavoro in campo giovanile attraverso il diacono Helmut Weick. Il diacono Weick è tedesco e da cinque anni organizza il lavoro tra i giovani della nostra Comunità facendo da ponte tra la mentalità tedesca e quella italiana.
Anche i rapporti tra la Comunità Cattolica Italiana e le altre parrocchie territoriali della città e dei dintorni sono cordiali e amichevoli. Nonostante alcune diversità sul modo di sentire e di vivere la fede, si può sicuramente dire che è molto più quello che ci unisce che non quello che ci divide. Infatti tutte le feste più importanti dell";anno liturgico vengono celebrate con Eucarestie in lingua italiana e tedesca dal parroco don Donatelli. Poiché la parrocchia tedesca del quartiere della città dove ha sede la Comunità Cattolica Italiana dal 1980 non ha più un parroco tedesco residente, il sacerdote italiano si presta anche a celebrazioni regolari per la comunità tedesca.
Ludwigshafen, ricca di industrie chimiche, conta circa 6.500 cittadini con passaporto italiano. Tra i circa 650 mila cattolici della diocesi di Speyer, 14 mila sono italiani. La nostra parrocchia è considerata la più grande comunità della diocesi stessa. Essa, oltre al nucleo centrale di Ludwigshafen, ha altre filiali in Frankenthal, e in altri centri minori del Palatinato fino ad una distanza di 120 chilometri dalla sede centrale. Speyer, Kaiserslautern e la zona sud del Palatinato sono curati spiritualmente da don Giuliano Gandini, altro sacerdote della diocesi di Verona.
Dopo 40 anni dalla venuta dei primi operai «ospiti» (gastarbeiter) nel Palatinato, possiamo dire che l";integrazione dei migranti nel contesto sociale ha fatto buoni passi e anche la «comunione», dal punto di vista ecclesiale, non è da meno. Gli italiani si sentono parte integrante di questa chiesa diocesana, e come tali sono riconosciuti dal vescovo Anton Schlembach e dalle parrocchie territoriali. Però, nonostante questo, molti sentono la necessità di incontri e celebrazioni in lingua italiana. Il «sentire» la fede in modo diverso fa parte di quella comunione nella diversità di cui si parla tanto ai nostri giorni.
Un problema ancora di attualità è il fatto che parecchi bambini italiani, soprattutto tra gli ultimi arrivati, non raggiungono livelli scolastici soddisfacenti. Troppo pochi frequentano una scuola superiore e così si precludono buoni posti di apprendistato o di studio.
Al lavoro della Comunità Cattolica Italiana si accompagna, fin dall";inizio, l";impegno della Caritas diocesana a favore degli emigrati. Per quanto riguarda il lavoro tra i ragazzi con difficoltà in campo scolastico, la Caritas da molti anni ha aperto due doposcuola, guidati con competenza dalle assistenti sociali Silva Burrini e Miriam Pezzetta.
A 40 anni dalla fondazione della Comunità Cattolica Italiana San Giovanni Bosco, si può considerare come conclusa una parte del lavoro d";integrazione nel tessuto sociale e si sta cercando di alimentare un tipo di vita ecclesiale che va nella direzione della «comunione nella diversità ».
Tuttavia, altri problemi si profilano all";orizzonte. Ad esempio la presenza, nella nostra città , di un gran numero di cittadini di religione musulmana o di altra religione o senza religione. Questo miscuglio di razze e di religioni richiede da parte di tutti, una forte sensibilità e una grande tolleranza. Anche in questo campo, la presenza di una grande Comunità Cattolica Italiana, a diretto contatto con queste nuove realtà , può costituire un fattore di presenza e stabilità per la stessa diocesi di Speyer.
Don Luciano Donatelli e tutti gli operatori pastorali e sociali non avranno certo penuria di lavoro! Dal febbraio di quest";anno, il parroco della Comunità Cattolica Italiana di Ludwigshafen, su proposta del vescovo di Speyer, è stato insignito dell";onorificenza di «Cappellano di Sua Santità » con il titolo di «Monsignore». Un riconoscimento che onora tutta la comunità , e che così da essa è stato accolto, per tutto il lavoro fatto assieme per cercare di vivere la chiesa come «comunione» nella diocesi di Speyer.
Traduzione di Laura Flaim