Protagonisti dello sviluppo

I giovani italiani residenti all'estero sono fondamentali per un rinnovamento delle politiche dell'emigrazione, e possono essere protagonisti di un nuovo sviluppo di italianità.
24 Luglio 2007 | di

Fino a che punto ci si rende conto del potenziale rappresentato dai giovani di origini italiane residenti nel mondo e si cerca di sostenerli? Per rispondere a questa domanda, la Uim ha focalizzato la propria attenzione sugli interventi previsti a favore dei giovani da uno dei principali attori in materia d’emigrazione: le Regioni. Queste ultime rappresentano, infatti, un punto di riferimento fondamentale per gli italiani all’estero, e negli ultimi anni hanno svolto un ruolo sempre più determinante per i nostri connazionali.

Regioni sorde alle istanze dei giovani oriundi

 

Il quadro emerso non è, purtroppo, dei più esaltanti: per la maggior parte delle Regioni, i giovani corregionali all’estero non sono al centro delle politiche dell’emigrazione. Spesso le Consulte regionali per l’emigrazione non ne prevedono la presenza. In molte Regioni i giovani non appaiono nelle leggi di riferimento in materia di emigrazione, e nella vita politica quotidiana non ricoprono alcun ruolo.

Lo studio mostra che sono solo quattro le Regioni che si sono poste come obiettivo prioritario il sostegno delle nuove generazioni all’estero. Si tratta di Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Puglia e Toscana. Sono queste, infatti, le Regioni che hanno stanziato le maggiori risorse economiche per i giovani corregionali all’estero. Contemporaneamente hanno preso atto delle proposte avanzate dalla rappresentanza giovanile all’interno dell’organo consultivo in materia di emigrazione (la Consulta regionale all’emigrazione) e hanno finanziato l’organizzazione di conferenze continentali di giovani corregionali all’estero, utili alla messa in rete dei ragazzi. Ad esse si aggiungono anche Veneto, Provincia di Trento e Marche che, pur non prevedendo la totalità degli indicatori, risultano però essere attente alle questioni giovanili.

Preoccupa, invece, il fatto che addirittura un quarto delle Regioni, nonostante abbiano conosciuto massicce ondate migratorie e potrebbero approfittare considerevolmente del potenziamento dei rapporti con i giovani corregionali all’estero, non presenta nessuno (o al massimo solo due) degli indicatori espressione del sostegno ai giovani. Per Abruzzo, Lombardia, Provincia di Bolzano, Sicilia e Valle d’Aosta, la questione dei giovani italiani all’estero continua a non essere all’ordine del giorno.

Coordinamento delle politiche migratorie

 

Nel corso della ricerca abbiamo analizzato i finanziamenti previsti dalle diverse Regioni per stage, borse di studio, corsi di formazione, turismo sociale. Abbiamo riscontrato due tipi di problema: da un lato si osserva la concentrazione di interventi in determinate zone, a scapito di altre. Dall’altro si rilevano ingiustizie tra connazionali di una stessa area territoriale a causa della diversa provenienza. Infatti le misure offerte da una Regione possono andare ad esclusivo vantaggio dei corregionali, escludendo tutti gli altri provenienti da altre Regioni. Se dal punto di vista teorico è logico che ogni Regione si occupi solo dei propri corregionali, concretamente questo tipo di approccio può produrre discriminazioni tra connazionali. Per evitare tali effetti potrebbe essere vantaggioso istituire un coordinamento nazionale di tutte le Consulte regionali all’emigrazione che si confronti periodicamente con il viceministro per gli italiani nel mondo, in quanto rappresentante del Governo, e che preveda, di volta in volta, anche il contributo ufficiale di altri Ministeri, competenti su specifiche questioni trattate. Un coordinamento di questo tipo potrebbe ridurre il rischio che all’estero si creino cittadini di serie A e cittadini di serie B solo in virtù del fatto che si appartenga o meno ad una certa Regione, e potrebbe favorire una razionalizzazione e una piú equa ripartizione delle risorse.

Sarebbe inoltre auspicabile l’istituzione di un tavolo allargato di concertazione che fungesse da supporto al coordinamento Consulte regionali-Governo. Questo tavolo dovrebbe essere aperto all’associazionismo nazionale e regionale per l’emigrazione e a quelle realtà istituzionali e sindacali operanti all’estero (Patronati, Istituti italiani di cultura e Camere di commercio), al fine di promuovere sinergie e collaborazioni utili ad un’ottimizzazione delle politiche per l’emigrazione. Riteniamo, infatti, che in materia di emigrazione, i rappresentanti della società civile e i referenti di enti tecnici specializzati in questioni di promozione e assistenza possano dare un importante contributo di idee e di esperienze agli interlocutori strettamente istituzionali.

Come rilanciare le politiche dell’emigrazione?

 

La questione dell’emigrazione italiana finora è stata una tematica marginale, sia a livello nazionale che regionale. Ci sembra invece che i tempi siano maturi per una svolta: non si può continuare ad interpretare la nostra emigrazione come qualcosa di antico e negativo, oggetto di sofferenze e assistenzialismo. Al contrario l’emigrazione italiana deve entrare nell’immaginario collettivo come motore che può azionare processi quanto mai futuristici di internazionalizzazione e quindi può diventare un vero e proprio soggetto di sviluppo e crescita per il nostro Paese dal punto di vista economico, culturale, scientifico.

In questo contesto i giovani italiani residenti all’estero possono e devono essere messi nelle condizioni di diventare protagonisti del rilancio delle politiche migratorie. Ecco perché ci rivolgiamo alle Regioni e in particolare alle loro Consulte all’emigrazione per incitarle ad incrementare i finanziamenti a favore dei giovani all’estero, a sostenere maggiormente iniziative formative per i giovani, a prevedere più stage in Italia, più borse di studio, più gemellaggi. Le spingiamo a favorire maggiormente i rapporti dei giovani con le aziende in Regione, e a favorire l’inserimento dei giovani nelle Consulte.

I giovani di seconda, terza e quarta generazione nati da connazionali emigrati all’estero e cresciuti perfettamente a loro agio tra due culture, possono rappresentare un patrimonio fenomenale per la crescita del nostro Paese. Questi giovani sono spesso bilingui, perfetti conoscitori della realtà del Paese ospitante e dell’Italia. Costituiscono un potenziale notevole, non solo come ambasciatori del made in Italy, ma anche per agevolare processi di internazionalizzazione di aziende e prodotti, come pure per la diffusione della cultura e del sapere.

In tempi di globalizzazione in cui diventa sempre più necessaria la mobilità della conoscenza, e in cui le risorse umane costituiscono il capitale più prezioso di cui può avvalersi un Paese, i giovani italiani all’estero possono essere un inestimabile valore aggiunto in termini di modernizzazione e sviluppo.

 

*Coordinatrice organizzativa della Uim nazionale
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017