Svezia. Cervello in fuga
Per l’Italia è un «cervello in fuga»; per la Svezia uno scienziato su cui investire risorse e tempo.
Mauro Onori si è trasferito in uno dei Paesi europei più all’avanguardia quanto a innovazione per due motivi: seguire il cuore e crescere professionalmente. «Dopo cinque anni vissuti in Inghilterra – spiega lo scienziato – l’attività di ricerca era a un punto di stallo e decisi di prendermi una vacanza. Venni a trovare un’amica, la stessa che poi divenne mia moglie, e incontrai il professor Erik Arnström del Kungliga Tekniska Högskolan (KTH, Istituto reale di tecnologia a Stoccolma). Fu lui a credere nelle mie intuizioni e a permettermi di svilupparle. In seguito, provai a tornare in Italia, ma senza incontrare interesse verso le mie ricerche».
Nel Paese delle occasioni
Figlio di un dottore che lavorava alle Nazioni Unite, Mauro Onori è nato e cresciuto all’estero. Impegnato per anni in un progetto di ingegneria industriale del KTH (Progetto Eupass) che accorpava venti aziende e disponeva di oltre ventiquattro milioni di budget, lo scienziato ha avuto modo di operare in un Paese considerato oggi modello di virtù. La Svezia è una delle nazioni che investe maggiormente in ricerca e sviluppo a livello mondiale: oltre il 4 per cento del suo prodotto interno lordo è dedicato, infatti, a quell’ambito. Un record reso possibile dall’efficace collaborazione tra settore pubblico e privato, che permette un considerevole trasferimento di conoscenze dal mondo accademico a quello imprenditoriale e viceversa. «In questo Paese esiste un’organizzazione perfetta.
C’è la possibilità di vivere in un ambiente sereno e in case confortevoli a prezzi ragionevoli. Unici nei: il clima e la gente riservata. Ma si tratta di problemi facilmente superabili per gli italiani che hanno alte capacità di adattamento». A distanza di ventuno anni dal suo trasferimento in Svezia, oggi Mauro Onori è professore a tempo pieno di Sistemi di costruzione adattabili nel Dipartimento di Ingegneria di produzione del KTH di Stoccolma. «Il mio compito all’interno della facoltà è quello di creare un nuovo gruppo di ricerca, riservando un occhio di riguardo agli italiani. In questo campo, infatti, essi formano una vera e propria legione straniera, molto diversificata e competente».
La famiglia e l’Italia
Sposato con Helena (impegnata nel campo della pittura e dell’illustrazione) e padre di Cora e Alwyn, il professor Onori rivendica con orgoglio le proprie origini italiane, rivitalizzate involontariamente a causa di un periodo familiare difficile. A cavallo tra il 2010 e il 2011, infatti, la figlia si ammalò. Contemporaneamente, il figlio Alwyn trascorse un anno in Italia per imparare la lingua. A malattia risolta, l’idea di un viaggio proprio nel Paese delle radici venne quasi automatica agli Onori: «Partimmo tutti per una vacanza in Puglia, facendo tappa anche a Trevi, in Umbria, paese natale di mio padre, e a Roma, dove vive mamma. Il viaggio ha scatenato in me la nostalgia dell’Italia, tanto da farmi già programmare un ritorno nel Belpaese tra qualche anno».