Argentina

20 Luglio 2012 | di
Alla ricerca della terra degli avi
Carpineto Sinello (Chieti) oggi fa rima con Oasi del Wwf. Immerso nel verde dell’Abruzzo, alle pendici del Monte Sorbo, il paese conta settecento abitanti, e per la sua economia dipende ancora dal fiume Sinello. Attorno al 1947 il paese conobbe un momento particolarmente critico, a causa delle conseguenze delle terribili devastazioni provocate dai combattimenti tra tedeschi e alleati. In quegli anni, tantissimi abruzzesi furono costretti a partire alla volta di Australia, Stati Uniti, Venezuela e Argentina, o a salire su un treno in direzione di Belgio, Svizzera e Germania. Su uno di quei treni viaggiò anche Domenico Maraffini che arrivò a Charleroi, in Belgio, dove raggiunse suo padre.

«Mio nonno – racconta Lidia Maraffini (nella foto in basso, è la seconda da sinistra ed è in compagnia dei genitori, del figlio e della fidanzata di quest’ultimo), nata a La Plata, in Argentina, dove insegna informatica – fu uno dei tanti abruzzesi che scesero a lavorare nelle miniere del Belgio. E quando sua moglie e i tre figli lo raggiunsero, non volle accettare l’ordine di impiegare anche la prole nel lavoro in miniera. Per questo, partì alla volta dell’Argentina e si fermò a Ensenada dove già vivevano i nonni paterni: la nostra è una famiglia che ha messo radici da tanto tempo in quest’angolo d’America.

Quando arrivò, ebbe modo di migliorare la propria condizione. Mia madre Filomena sposò mio padre per procura (si conoscevano fin da piccoli), e lo raggiunse quindi in Argentina nel 1957». Lidia è impegnata in prima persona nell’attività dell’Associazione abruzzese di La Plata, e segue costantemente tutto quello che riguarda la sua regione e l’Italia, oltre a essere una grande tifosa di suo figlio Agostino, impegnato con la nazionale di canottaggio. «Agostino fa sport dall’età di 12 anni – ricorda Lidia –. Ora difende i colori dell’Argentina, ma non dimentica le sue origini italiane. Io e mio fratello siamo cresciuti in un ambiente immerso nella cultura italiana: in casa si è sempre parlato l’italiano, lingua che abbiamo studiato grazie alla Società Dante Alighieri».
Innamorata dell’Italia, Lidia Maraffini non nasconde la delusione di non esservi mai stata, al contrario del fratello che ha avuto modo di visitarla un paio di volte, e dei figli che l’hanno scoperta grazie ai programmi di interscambio culturale. «Mio fratello Fabio è attivamente impegnato nell’organizzazione dei congressi dei giovani abruzzesi all’estero – aggiunge Lidia –, ma tutta la famiglia mantiene solidi legami con la terra d’origine. Quando ero piccola, pensavo di essere nata in Italia visto tutto quello che di italiano c’era in casa. Personalmente spero di coronare il sogno di conoscere la terra di mio padre, i miei parenti abruzzesi, e i sapori e i colori dei miei avi.
Per ora, rimane un sogno, ma spero di poterlo realizzare nei prossimi anni».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017