In cammino col Risorto
La Settimana Santa termina con il Sabato Santo, un giorno di trepida attesa in cui il pensiero è rivolto ai discepoli e alla Madre del Signore, che dopo la sua morte in croce, si trovano timorosi per la loro sorte, senza prospettive per il loro futuro. «È in questo sabato, che sta tra il dolore della Croce e la gioia della Pasqua - scrive il cardinale Carlo Maria Martini - , che i discepoli sperimentano il silenzio di Dio, la pesantezza della sua apparente sconfitta, la disperazione dovuta all' assenza del Maestro, apparso agli uomini come il prigioniero della morte» (cf. La Madonna del Sabato Santo, Lettera pastorale 2000-2001, pag. 10). Per l' arcivescovo di Milano l' esperienza vissuta dai discepoli del Signore rispecchia il disorientamento e le paure che caratterizzano la vita dei credenti all' inizio del nuovo millennio nell' assenza della speranza che forse è «la malattia mortale delle coscienze nell' epoca segnata dalla fine dei sogni ideologici e delle aspirazioni ad essi connesse».
La riflessione sul silenzio di Dio, sullo smarrimento degli apostoli e soprattutto sull' attesa dell' alba della resurrezione, ci è di grande aiuto per aprirci oggi alla promessa del Signore: il Risorto dalla morte, vincitore d' ogni paura e sconcerto umano. È quanto è successo ai due discepoli di Emmaus che, tornando alle loro case dopo ciò ch' era accaduto a Gerusalemme, si trovarono a fianco di un viandante che, ascoltata la loro amarezza e delusione per aver tanto sperato in colui che doveva liberare il popolo d' Israele, li rimproverò per essere stati lenti a credere quel che i profeti avevano scritto. Era Gesù che si manifestò loro «allo spezzar del pane».
A volte, anche noi ci sentiamo smarriti, incapaci di dare un perché a tante situazioni d' egoismo e di violenza che continuano a minacciare la storia. Sembra quasi impossibile, dopo due millenni di cristianesimo, trovare il mondo occidentale diviso e dimentico dei valori dell' umanesimo cristiano che hanno caratterizzano la sua storia. Stiamo perdendo la memoria degli eventi che ci hanno salvato dalle antiche schiavitù; sul piano dei valori etici, è sempre più diffusa un' indifferenza e un soggettivismo esasperati che escludono ogni verità oggettiva.
Aumentano invece le difficoltà di vivere, nel contesto sociale e culturale in cui siamo inseriti, e sono messi in discussione quei principi cristiani, che sono stati garanzia dei diritti della persona, della famiglia e criteri di vita sociale. Il fenomeno della globalizzazione a senso unico, che sta coinvolgendo il mondo commerciale e finanziario, potrebbe sviluppare anche dei segni positivi: l' intesa delle forze sociali e politiche a favore della pace; l' accordo sui diritti della persona; la realizzazione di un' economia solidale che superi l' attuale logica dell' interesse e del profitto incontrollato, origine delle situazioni a rischio di tanti Paesi poveri. Il mondo del potere politico, unitamente agli interessi economici, è dominato invece da un neocapitalismo che continua ad emarginare questi Paesi in via di sviluppo, tarpando le ali ai loro progetti. La storia forse ci rinfaccerà d' essere stati incapaci di scegliere strategie diverse, ispirate da una visione solidale dell' economia orientata alla promozione della persona e alla difesa dei suoi diritti. Ci troviamo di fronte a povertà e a nuove malattie che stanno distruggendo intere etnie; ma anche negli stessi Paesi ricchi, come l' Italia, fenomeni come quello della denatalità esprimono insicurezza e poca fiducia nel futuro di tante giovani coppie.
Con quali prospettive possiamo riprendere il nostro cammino? È la domanda che ci poniamo in questa santa Pasqua, prendendo come simbolo del nostro andare al sepolcro vuoto, l' immagine dell' artista Eugène Burnand, che esprime l' ansia ma anche la speranza d' incontrare il Risorto degli apostoli Pietro e Giovanni. Siamo cioè fiduciosi che l' aurora del sabato santo ridoni fiducia all' uomo contemporaneo per riprendere, in compagnia con il Risorto, un cammino aperto ai valori della pace e della solidarietà . È con questa certezza che auguro a tutti voi: «Buona Pasqua»!