L’anno dei volontari
In un momento in cui le associazioni di volontariato sono in crisi d'identità e la loro attività nei Paesi poveri del sud del mondo è bloccata da nuovi focolai di guerra, l'ONU ha proclamato il 2001 «Anno internazionale dei volontari». Per il mondo del volontariato è un motivo di speranza, l'occasione per riappropriarsi di prerogative basate sulla progettualità e per introdurre nel nostro mondo, dominato dal consumismo, logiche e atteggiamenti diversi. Abbiamo appena iniziato un nuovo millennio, coinvolti da eventi che sembrano irreversibili, densi di aspetti positivi ma anche negativi, come il fenomeno della globalizzazione economica che può divenire la negazione della solidarietà e della condivisione rivolte alla singola persona e ai suoi bisogni.
Oggi, accanto ai volontari, anima e risorsa delle comunità locali, si sta sviluppando un volontariato internazionale impegnato nella difesa dei diritti dell'uomo, della pace e per la salvaguardia del creato. È una scelta ancora timida, in controtendenza rispetto alla mondializzazione dell'economia di mercato e al divario tra ricchi e poveri confermato dai dati dell'OIL, l'International Labour Office, che denunciano la costante crescita economica dei Paesi ricchi a scapito di un miliardo di disoccupati nel mondo e di 550 milioni di persone che guadagnano meno di un dollaro al giorno. L'attenzione dei mass media, però, è rivolta all'aumento della qualità della vita, al benessere, alla smodata affermazione di se stessi: lasciano poco spazio a scelte di vita che dedicano gratuitamente tempo e risorse a beneficio di chi è nel bisogno. Muoversi controcorrente è sempre più difficile; soprattutto se, rifiutando l'effimero o il protagonismo, si scelgono le vie della solidarietà anche a rischio dei propri interessi. Rispetto ad una società che troppe volte si dimostra sorda agli appelli dell'umanità più disagiata, i singoli volontari, l'associazionismo impegnato nella promozione sociale, il volontariato internazionale e le organizzazioni di cooperazione sociale devono essere portatrici di ideali e di proposte capaci di coinvolgere, a livello di idee e iniziative, le comunità in cui operano. Ma oltre all'attenzione per i bisogni emergenti del territorio, è prioritaria l'esigenza di promuovere sviluppo, formazione, progresso umano e spirituale: nei Paesi più poveri ma anche nel mondo occidentale.
Tante volte anche gli impegni per la difesa dei diritti della persona non bastano. Oltre alla giustizia si richiedono interventi di solidarietà ; e quando anche questi sono insufficienti, sono necessarie forme di presenza ispirate dall'amore. Si può essere poveri d'affetti, di cultura, di salute fisica e psichica. L'esclusione sociale e la mancanza di rapporti umani sono infatti la causa di tante perdite d'identità e di solitudine. Troviamo tutti persone verso le quali istituzioni e servizi pubblici e privati, espressioni anche delle comunità cristiane, sono incapaci di ridare un senso e un perché alla loro vita. «Chi sono, a cosa somiglio, visto che non c'è nessuno che mi guarda e che mi ascolta?». È l'appello che hanno raccolto Michel e Colette Collard-Gambiez che da diversi anni condividono volontariamente la condizione dei più poveri, convinti che di fronte a queste persone e alle loro ferite, bisogna innanzitutto accogliere nel profondo di sé il loro sguardo. Ci insegnano che «lo stare insieme è più importante del fare» e che il rapporto umano è la risposta più alta che un volontario possa dare, trasformando l'impegno per la giustizia e la solidarietà in forme d'intervento ispirate dall'amore.
Riflettendo su tutto questo, penso alla presenza dei volontari italiani che in associazioni, organismi o circoli offrono il loro servizio a singole persone o in opere sociali sorte in ogni continente. Tra queste, ricordo i «Caritas Centre» di Toronto e Montréal; l'opera delle Acli nel campo della formazione e, a Londra, per il recupero dalla devianza di tanti giovani; i diversi «Scalabrini Village» nel mondo; i «St. Francis of Assisi Aged Care» e «San Carlo Homes» di Melbourne; l'Anfe, l'«Italo-Australian Welfare & Cultural Centre» di Perth, l'Opera sociale Jardim Climax a San Paolo del Brasile, ecc. Realtà che testimoniano come siano molti i volontari che donano tempo e risorse agli altri, convinti che la solidarietà e l'amore rendono il mondo più civile e vivibile.