Strategie cercansi
Siamo ormai alla vigilia della «Prima Conferenza mondiale degli Italiani nel mondo» che avrà luogo nel prossimo dicembre, e dai responsabili del mondo istituzionale e associazionistico, come da parte dei mass media che si rivolgono ai nostri connazionali all'estero, vanno diffondendosi attese, preoccupazioni ma anche perplessità . Si teme che questa «Prima Conferenza» non raggiunga il suo obiettivo: essere segno del reale cambiamento della politica del governo e delle istituzioni italiane e del loro impegno a rispondere alle attese dell'«altra Italia». L'approvazione da parte della Camera dei deputati della modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione italiana, dopo l'inatteso rinvio del Senato, richiede ora una conclusione rapida dell'iter legislativo sulle modalità di voto dei nostri connazionali all'estero.
Suscita perplessità anche la scelta di chiamarla: «Prima Conferenza» con l'intenzione, forse, di dimenticare il passato e guardare solo al futuro. Anche se siamo membri del grande villaggio globale, non possiamo cancellare la nostra storia così fortemente segnata dall'epopea migratoria. Nella memoria sono impressi i segni di tanti sacrifici e sofferenze ma anche di tante esperienze positive che hanno arricchito di umanità , di cultura e di risorse l'Italia e i Paesi d'accoglienza. C'è il pericolo che venga meno la capacità di sentirsi parte di questa storia, che ha radici nel passato e guarda al futuro con speranza. Senza memoria, non c'è progresso e sviluppo di nessun tipo.
Le due precedenti Conferenze, vissute con tante aspettative dai rappresentanti delle nostre comunità all'estero, sono state occasioni di dibattito durante le quali sono emerse proposte operative che attendevano, da parte del mondo politico italiano, un impegno programmatico, duraturo e coerente per essere accolte e valorizzate.
Se le Regioni hanno preso l'iniziativa, Governo e Parlamento hanno fatto spesso scena muta. Qualora non vi fosse una progettualità concreta per l'altra Italia - anche con l'apporto e gli stimoli delle cinque pre-conferenze - la Conferenza di dicembre sarebbe «solo» l'ennesima occasione per dibattere, per polemizzare (a ragione) sulle inadempienze nel settore dei diritti civili e politici, sulle insufficienti iniziative volte alla salvaguardia della lingua e della cultura italiana nel mondo, sulle risposte poco adeguate alle attese delle nuove generazioni, sui ritardi nel campo della previdenza sociale e nel sostegno dei mass media per gli italiani all'estero.
Il nuovo progetto politico per l'altra Italia, superato lo scoglio contingente delle procedure per il voto all'estero, richiede competenza e lungimiranza. Nei Paesi dov'è più forte la presenza delle nostre comunità , sono maturate nuove condizioni sociali, politiche e culturali che rendono accessibili a un numero sempre crescente di cittadini una migliore qualità della vita, un'adeguata preparazione professionale, facilitazioni per rapportarsi con altri popoli e altre civiltà . Alle nuove generazioni è offerta la possibilità di raggiungere altri Paesi a scopo di studio e di lavoro. È divenuto più facile l'accesso ai moderni mezzi di comunicazione che permettono collegamenti in tempo reale con i centri informativi, tra le singole persone e tra le comunità residenti nei diversi continenti. In questo contesto anche il fenomeno della globalizzazione, pur con le ambivalenze e i rischi che comporta, emerge come fattore positivo per le opportunità che può offrire all'intera famiglia umana: stimola, infatti, un aumento dell'efficienza, promuove l'incremento dei rapporti tra le comunità italiane all'estero e tra queste e la madrepatria, rafforza la produzione e il processo d'interdipendenza e di unità dei popoli.
È con queste legittime attese che ci si deve preparare alla prossima Conferenza degli italiani nel mondo. Tutti i soggetti coinvolti devono sentirsi più responsabili del futuro dell'italianità nel mondo, ponendo tra gli obiettivi prioritari di questo impegno comune l'incremento dei rapporti tra le nostre comunità , la promozione della cultura e dei valori fondanti della nostra identità .