Le sfide di Johannesburg
Abbiamo seguito con attenzione e motivate speranze il vertice mondiale di Johannesburg, a cui hanno partecipato capi di Stato e di governo, rappresentanti di organizzazioni e associazioni d";ogni continente. Aveva l";obiettivo di approvare strategie e piani d";azione per porre rimedio alle emergenti povertà e ai degradi ambientali che le forti denunce lanciate 10 anni fa dal primo summit sulla Terra di Rio de Janeiro non erano riuscite a fermare. A differenza degli altri vertici, a Johannesburg si è parlato di sviluppo sostenibile, di uno sviluppo umano considerato non più come minaccia all";ambiente, ma come strategia per migliorare le condizioni di vita dei Paesi più arretrati. Dopo Rio, i Protocolli di Kyoto del 1997 avevano imposto ai governi la riduzione degli inquinamenti per salvaguardare le risorse naturali e le biodiversità . Ma il fatto che la Cina e la Russia, provate quasi ogni anno da disastri ecologici, solo a Johannesburg, abbiano ratificato i Protocolli di Kyoto, e un Paese come gli Stati Uniti ne sia rimasto fuori, dimostra quanto sono state difficili le trattative per raggiungere un accordo.
Il Rapporto presentato al summit dalla Santa Sede sottolinea che oggi occorre sostenere e incoraggiare una conversione ecologica. La gente sta diventando sempre più sensibile alla catastrofe verso la quale l";umanità si sta spingendo. Con questa conversione, si potrà riscoprire l";armonia originale: i beni della terra saranno disponibili per tutti e non solo per pochi privilegiati. Una conversione per cambiare il nostro rapporto con l";ambiente; per salvare miliardi di persone che vivono nella più squallida povertà , donando loro una prospettiva di vita. Una conversione che apra i cuori e le menti ai valori della dimensione spirituale ed etica della vita, trascurati da tante società . Non ha senso lanciare denunce anti-nataliste, quando constatiamo che negli ultimi 30 anni il numero dei bambini generati da ogni donna nel Terzo mondo è calato da 6 a 3 e la natalità in continenti come l";Europa diminuisce.
Le trattative del summit hanno dovuto affrontare la divisione dell";America dall";Europa sui temi dell";energia e sui metodi per combattere la siccità ; le difficoltà per raccordare i Paesi ricchi con quelli in via di sviluppo sul blocco dei pesticidi, sulle esigenze di crescita dell";agricoltura. Ha commosso il vecchio Mandela quando ha ricordato i traguardi raggiunti dal suo Paese con la negazione delle leggi razziali e l";approvazione delle riforme sociali.
Qualcuno è pessimista sui risultati del vertice: come imporre a Paesi asiatici o africani di rinunciare al benessere occidentale o ai governi che dominano l";economia mondiale, di accettare le direttive del vertice di Johannesburg? Non abbiamo però più tempo: serve azione!, hanno affermato diversi delegati al summit. Serve azione per combattere la povertà , la deforestazione e la siccità che coinvolge il 40% della popolazione mondiale; per proteggere l";atmosfera e promuovere un";agricoltura sostenibile. L";esperto James D. Wolfensohn è convinto che ci sarà un futuro se salvaguarderemo in modo saggio le nostre risorse vitali, fondamentali, tra queste l";ambiente e la stabilità sociale. Allora riusciremo a raggiungere i risultati di crescita essenziali e ridurre la povertà in maniera duratura. Un";affermazione che infonde speranza.
Il summit di Johannesburg oltre al rammarico per gli obiettivi non raggiunti, ci lascia un pacchetto di accordi raggiunti, un patrimonio di ricerche, l";allargamento a livello mondiale della rete di rapporti solidali di cooperazione fra tanti gruppi e associazioni. Il summit è stato seguito da tutto il mondo: segno che siamo tutti interessati a salvaguardare l";ambiente in cui viviamo, a promuovere la stabilità sociale, a ridurre la povertà . Il futuro della terra è anche nelle nostre mani, ma richiede, sull";esempio di Francesco d";Assisi, attenzione e amore verso questa sora nostra madre Terra, la quale ne sostenta e governa, e produce diversi fructi con coloriti fiori ed erba.