Giustizia e pace per il mondo
La situazione internazionale continua ad essere minacciata da attentati terroristici, da conflitti mai sopiti che dal Medio Oriente all";Iraq s";allargano ai Paesi più a rischio dell";Africa. Anche se le minacce di guerra si fanno sempre più cupe, l";anelito di pace è sempre più sentito. Come affrontare, però, chi è convinto che le situazioni di conflitto, come quelle recentemente emerse, si risolvano solo con le invasioni militari?
Quando una guerra può essere «giusta»? si sono chiesti recentemente i vescovi degli Stati Uniti. Dopo aver esaminato i tradizionali criteri che possono definire una guerra giusta (giusta causa, autorità legittima, probabilità di successo, proporzionalità dei mezzi e immunità dei civili), alla fine essi hanno rilevato che per nessuno di essi si possono garantire le condizioni di assoluta certezza del diritto e di totale sicurezza da esiti non desiderati. E nella lettera inviata lo scorso settembre al presidente degli Stati Uniti, Bush, essi hanno scritto: «La nostra valutazione di questi problemi ci induce a raccomandarle di perseguire attivamente vie alternative alla guerra».
Più approfondiamo la conoscenza delle gravi condizioni in cui si trova tanta gente che vive nei Paesi a rischio, più cogliamo l";insensatezza della guerra e gli interrogativi sul futuro di tante famiglie. Non è opportuno investire in guerre le risorse che potrebbero invece essere d";aiuto a popoli coinvolti in gravi crisi economiche che rimarranno insolubili se verrà a mancare il concorso di una politica d";investimenti da parte degli Stati Uniti e dell";Unione Europea. Nella visione cristiana del ruolo della politica ci sono valori irrinunciabili che devono essere posti, da quanti hanno nel mondo forti responsabilità , come punti di riferimento dei loro programmi politici ed economici e nei loro rapporti internazionali. Lo ribadì quarant";anni fa, l";11 aprile 1963, Giovanni XXIII, con l";enciclica Pacem in terris. Rivolgendosi per la prima volta nella storia della Chiesa «a tutti gli uomini di buona volontà », il Papa buono volle indicare i quattro pilastri portanti della pace: la verità , l";amore, la giustizia e la libertà . In un momento in cui la Guerra fredda congelava i rapporti tra gli Stati Uniti e l";ex Unione Sovietica, e forti minacce di guerra incombevano sul mondo, egli rivolse un forte monito affinché si realizzasse un nuovo ordine mondiale capace di rispondere alle attese dei popoli e di risolvere pacificamente i conflitti emergenti.
Oggi gli scenari internazionali sono cambiati, eppure si ripropone con maggior forza la richiesta d";un ruolo politico più determinante dell";Onu, unico garante dei rapporti e degli impegni internazionali, luogo di verifica d";ogni azione di pace e di risoluzione dei conflitti in atto. La guerra non deve mai essere l";unica alternativa alle gravi crisi emergenti, e l";esercizio del potere politico non può mai essere disgiunto dalla giustizia e dai valori etici. «La pace è possibile e doverosa», ha ribadito Giovanni Paolo II nei discorsi rivolti alla Curia Romana, e durante le recenti feste di Natale e Capodanno. Dopo aver ricordato alcuni aspetti della travagliata situazione storica come i conflitti che insanguinano tante regioni nel mondo, l";emblematica situazione della Terra Santa, le tante «guerre dimenticate» ma non meno devastanti, e il terrorismo che continua a mietere vittime e a scavare ulteriori fossati, il pontefice ha rilevato, sul versante dei rapporti con gli Stati, l";urgenza di «porre al centro della politica nazionale e internazionale a dignità della persona umana e il servizio al bene comune».
Alcune mete positive, in questi ultimi decenni, sono state raggiunte: è il caso delle Dichiarazioni dell";Onu sulla libertà , sui diritti umani, sulla difesa della donna e dell";infanzia. Obiettivi che stimolano tutti ad assumere le proprie responsabilità per guardare al futuro con speranza e per costruire un mondo diverso, più vivibile e solidale.