The Big John
Ho incontrato Gianfranco Andreazzi, presidente della Lucchesi nel Mondo di San Francisco lo scorso 7 marzo, dopo la celebrazione della messa nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Mentre attraversavamo la Piccola Italia per poi sostare in un tipico ristorante italiano, ebbi modo di conoscere la sua esperienza di vita e il suo impegno associazionistico.
«Sono nato il 23 gennaio 1938, da madre americana "; racconta Andreazzi "; e mi sono trasferito in California nel febbraio del 1957. A San Francisco avevo il nonno e uno zio, ma un po"; alla volta tutta la mia famiglia si è trasferita in America. Conobbi mia moglie, Maria Grazia, nel 1961, quando ritornai in Italia per festeggiare il Natale. Risiedeva a Quiesa, frazione di Massarosa, in provincia di Lucca, e dopo due anni dal nostro primo incontro, ritornai in Italia per sposarla. Mi donò due figli: David, residente a Rocklin, vicino a Sacramento e oggi papà di quattro meravigliosi figli, e Sandy, anche lei sposata con una figlia ma residente a Viareggio. Tutti gli anni viene a trovarci, a conferma del costante rapporto che unisce la nostra famiglia.
«Avevo 19 anni quando iniziai a lavorare qui a San Francisco, ma non è stato un inserimento difficile, a parte la lingua. Avendo già avuto in Italia un";esperienza nel lavoro del legno, dopo pochi anni dal mio arrivo sono diventato capo operaio in una grande ditta e come capo montatore di mobili, spesso dovevo trasferirmi negli Stati di Washington, Nevada, Arizona e Oregon».
Msa. Stiamo attraversando le vie della Piccola Italia. Ovunque si vedono segni d";italianità .
Andreazzi. Anch";io abitavo qui vicino, a Columbus Avenue, e frequentavo la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, dove sono stati battezzati i miei figli e si sono sposati. Ogni domenica, dopo la messa delle 11, noi italiani ci incontravamo per scambiarci esperienze, proporre qualche iniziativa, come se fossimo stati a casa. Ricordo che, a differenza di tanti connazionali che si trovavano in difficoltà perché non riuscivano a dimenticare l";Italia, io, provenendo da una famiglia povera e ritrovando qui i miei parenti, mi sono trovato subito bene. I primi problemi li ho avuti quando mi sono trasferito a San Bruno, dove mi è venuto a mancare il contatto con gli amici italiani.
Quando è avvenuto questo trasferimento?
Nel 1969, quando David aveva 5 anni e Sandy 3. Non parlavano ancora l";inglese e ricordo che quando il figlio iniziò il primo anno di scuola, l";insegnante volle incontrarci e ci chiese come mai il ragazzo non conoscesse l";inglese. Noi gli abbiamo spiegato che provenivamo dalla Little Italy di San Francisco e che lì nessuno parlava l";inglese. Comunque, frequentando quotidianamente altri bambini, i nostri figli in tre mesi già avevano appreso la nuova lingua.
Quando ha iniziato la vita associazionistica?
Sono entrato a far parte dell";Associazione Lucchesi nel mondo nel 1984. L";Associazione esisteva già dal 1972, fondata da Valerio Cecchetti, attuale presidente della Lucchesi con sede centrale a Lucca. Tra i soci fondatori, ricordo Romano Della Santina, Guido Cecchetti, fratello di Valerio, Emilio Bernardini, Giovanni Di Gino, Osvaldo Matteucci. Nella presidenza dell";associazione si sono avvicendati Romano Della Santina, Franco Leonori, Felice Del Carlo, Pietro Quilici, Luigi Giomi, Franco Santucci e Sergio Riccomini.
Quando divenni membro e poi presidente, cominciai subito a dare il mio contributo a quest";Associazione che ha ormai una sua storia. La pubblicazione mensile Lucca mia`¦ è un prezioso strumento d";informazione e di collegamento per i soci che risiedono a San Francisco, ma anche a nord e a sud della penisola.
Quali sono gli incontri più significativi dell";anno?
Nel mese di gennaio, la festa più sentita è quella della Befana, che attira sempre molti bambini e naturalmente i loro genitori e familiari. Ma c";è sempre una bella partecipazione anche negli altri incontri, come la Festa del Carnevale, la Festa di Primavera che celebra l";arrivo della bella stagione, la Scampagnata lucchese, la Festa d";autunno, la Lucca Night, il Columbus Day Parade e il Christmas Party. In queste feste, oltre a mangiare insieme, si organizzano per gli uomini tornei di briscola con ricchi premi e tombole. Ogni anno programmiamo delle serate con proiezione di film italiani; per i soci anziani una visita a località turistiche, offrendo così l";opportunità di trascorre una giornata in compagnia, mentre per i nostri ragazzi delle gite culturali. La mia soddisfazione più grande è di aver formato il gruppo Giovani Lucchesi, dai 18 ai 35 anni, molto attivo e capace d";organizzarsi autonomamente. Per le grandi iniziative culturali, a San Francisco abbiamo il Mosconi Centre, grosso complesso dedicato a un sindaco italoamericano. È dotato di teatro e di giardini dove si svolge l";Italian Festival, organizzato dalla Camera di Commercio, dal Museo Italiano e dall";Istituto di Cultura. Due anni fa abbiamo ricevuto i maestri siciliani dell";Infiorata di Noto, divenuta per San Francisco una manifestazione d";italianità . Con questi maestri ho instaurato un vero rapporto d";amicizia e di collaborazione, che dura tutt";ora, aiutandoli nella ricerca dell";occorrente per realizzare i loro capolavori. Tuttavia, my goal: il mio più ambizioso risultato, resta l";aver dato vita al Gruppo Giovani Lucchesi.
Quanti sono i membri del Gruppo?
Sono 25, dei quali 18 tesserati. Presidente è Joe Gavazza, mio nipote, e vicepresidente è Mike Bertolli che è un vero trascinatore. Si riuniscono, una volta al mese, nella sede dell";Associazione Sons of Italy, in Mission Street, dove anche noi ci riuniamo ogni primo e quarto venerdì del mese. Per il 2004 hanno organizzato la Festa di San Valentino, aperta ai loro amici; una gita sciistica di due giorni a Lake Tahoe, nello Stato del Nevada; la Festa di Pasqua, e altri incontri di fine settimana con cene e proiezioni di film italiani. Con noi partecipano alla Columbus Day Parade e al Pic nic.
Com";è il suo rapporto con le altre Associazioni italiane?
Sono in contatto con diversi presidenti. Parlando recentemente con Frank Bonfiglio, presidente dell";Associazione Siciliana, ci siamo chiesti chi avrà il coraggio di riunire membri di vari circoli, club, sodalizi ecc., in un";unica grande Associazione. Certamente qualcuno dovrà cominciare a farlo, anche se non sarà facile perché esiste sempre il campanilismo tra gli italiani provenienti dalle regioni del Nord e quelli del Sud Italia. Sarà un traguardo duro, ma necessario, data la graduale diminuzione delle adesioni alle nostre associazioni. Attualmente, la Lucchesi nel mondo supera le 200 adesioni, mentre la Siciliani nel Mondo ha circa 150 iscritti. Tra le altre associazioni, ricordo quella dei Liguri, dei Piemontesi, dei Lucani, la sezione Alpini Cesare Battisti, e la Virtus che fa parte dei Figli d";Italia. La maggior parte dei membri di queste associazioni è formata da anziani e per farle vivere dobbiamo coinvolgere i giovani. Ho sempre considerato l";Associazione la mia seconda e grande famiglia, ma devo anche ammettere che tante volte ho sacrificato la mia famiglia per quella della Lucchesi nel mondo.
Nei vostri incontri parlate della storia dell";emigrazione toscana in California?
I primi emigrati risalgono agli ultimi anni del 1800 e tra loro c";erano i miei nonni e mio zio. Mi hanno raccontato che lavoravano come contadini nei ranch e nelle bonifiche: era una vita veramente dura, piena di sacrifici. L";epopea della prima emigrazione è ricca di tante memorie, tristi e belle. Oggi, invece, gli italiani sono rispettati e amati. Quando, verso il 1966, i responsabili della mia ditta mi hanno promosso «capo operai», i tedeschi, che erano quasi tutti falegnami, dicevano: «hanno messo come capo operaio un dago! », sottolineando con senso dispregiativo la mia provenienza italiana. Mi sono fatto subito rispettare tanto da divenire uno dei capi operai più stimati della zona. Sono passati sette anni da quando sono andato in pensione eppure tutti si ricordano ancora di me e, sinceramente, di questo sono orgoglioso perché vuol dire che la mia professionalità era riconosciuta e apprezzata. Alle mie dipendenze avevo dai 6 ai 30 operai, e ho lavorato negli Stati del Nevada, dell";Arizona, dell";Oregon e di Washington, realizzando grossi lavori all";interno di grattaceli e di centri commerciali, rispettando sempre le scadenze dei tempi pattuiti. Quando sono andato in pensione, gli architetti mi telefonavano a casa perché tornassi a lavorare, e oggi, quando incontrano mio figlio, gli chiedono se è parente di «Big John Andreazzi». Egli mi ha confidato di nutrire la speranza d";avere un giorno la stessa reputazione che io mi sono guadagnato con il mio lavoro.
C";è un futuro per l";associazionismo italiano in California?
La risposta a questa domanda non è facile. Io sono un ottimista e vorrei che la nostra e le altre associazioni continuassero per tanti anni. Finché noi siamo vivi (e ci diamo da fare!) non ci sono problemi. Quando però mancheremo, non so cosa potrà succedere. Ne parlavo in questi giorni con i presidenti della Siciliani e dei Liguri per sentire le loro opinioni. Vedendo l";esperienza positiva dei Centri culturali della comunità francese e spagnola, sentiamo tutti la mancanza, a San Francisco, di un Centro Culturale Italiano dove poter svolgere i nostri vari incontri, dove gli anziani possano giocare una partita a bocce, e i giovani ritrovarsi per vedere un film italiano. È una richiesta che abbiamo presentato anche al console, che si è dimostrato favorevole, ma senza la possibilità di garantirne la realizzazione. Nel frattempo, vorrei realizzare almeno una volta all";anno una festa con tutte le associazioni, per conoscerci meglio ed eliminare così inutili campanilismi.