Raccontiamo l’Italia di ogni giorno
ROMA
Partecipando al programma «Sportello Italia», ho avuto la possibilità d";incontrare il direttore di Rai International, Massimo Magliaro, a cui ho rivolto alcune domande sui programmi e sulle future prospettive della televisione che raggiunge ogni giorno decine di milioni d";italiani all";estero.
Msa. Quali domande ricevete dagli italiani all";estero per caratterizzare maggiormente i servizi d";informazione e di promozione della cultura italiana?
Magliaro. Siamo una rete a servizio delle comunità italiane all";estero che io considero una ricchezza straordinaria. Un servizio che teoricamente si può espletare con qualsiasi programma, iniziative o tipi di presenza. Il nostro dovere prioritario, però, è quello di ascoltare, prima di farci ascoltare. Ascoltare con le orecchie italiane "; o con le orecchie romane pur non essendo romanocentrici "; quello che ci dicono le nostre comunità all";estero, ognuna delle quali ha i suoi problemi, le sue esigenze, le sue caratteristiche da sottolineare. Il problema è di soddisfare queste diverse esigenze. Tutti sanno che l";emigrazione italiana è in realtà una serie di emigrazioni, ognuna delle quali è come un fiume che ha portato milioni di persone fuori della madrepatria, e per generazioni è stato spinto da forze magari diverse, come le varie necessità , la voglia di conoscere e d";inserirsi nella terra d";accoglienza. Basti ricordare un dato che per me è straordinario e importante: i circa 350 parlamentari d";origine italiana che in tutto il mondo hanno ruoli anche di primaria importanza nelle istituzioni. Sono persone che si sono inserite, e oggi sono apprezzate e scelte dai loro concittadini appartenenti a etnie d";origine diversa. Questo testimonia che gli italiani si fanno apprezzare ovunque sono presenti.
Oggi, in tanti Paesi del mondo, emerge una forte domanda di lingua e cultura italiana. Come risponde Rai International a questa specifica richiesta?
Dobbiamo fare di più e meglio, perché ancora non riusciamo a rispondere in maniera soddisfacente a questa specifica richiesta. È un problema di risorse ma anche di chiarezza d";impegno. All";inizio della mia direzione, siamo stati presi dalle domande delle comunità italiane all";estero, molto diverse tra di loro, e che si sono accavallate in maniera vertiginosa. Dare retta a tutti, diventa un";impresa praticamente impossibile. Ma è anche un problema di risorse. Proprio questa mattina ho ricevuto un";e-mail da un";università americana, in cui si apprezza il fatto che in alcuni programmi noi poniamo la frase italiana scritta a fianco al parlato, per consentirne la lettura. Forse è un metodo un po"; vetusto e andrebbe modernizzato mettendo, come la Cnn o Fox News, solo la sintesi della frase. Però questo programma, che si chiama Qui Roma , è un notiziario informativo quotidiano, seguito da istituti d";italianistica di alcune università americane, per far vedere come l";italiano corrente viene parlato. La difesa della lingua italiana è il nostro primo obbiettivo, ma dobbiamo impegnare sicuramente più risorse.
Il futuro dell";italianità nel mondo è anche in mano ai giovani discendenti dei nostri connazionali. Rai International ha colto questa istanza?
Abbiamo ancora molti stop che ci impediscono di raggiungere tali obbiettivi, legati drammaticamente al problema delle risorse. Nella futura Rai International, ho preventivato la possibilità di trasmettere, in alcuni casi, programmi anche in lingue che non siano l";italiano. Non è in contraddizione con quello che dicevo prima, ma per l";esigenza di prendere per mano persone che l";italiano l";hanno dimenticato, lo parlano poco o l";hanno appreso male "; magari in forma dialettale e non in forma corrente ";, ma che comunque avvertono un forte legame con la terra d";origine dei genitori e dei nonni per ragioni culturali e per ragioni di lavoro. Penso ai problemi degli italiani in Argentina, dei loro nipoti e pronipoti, che vorrebbero tornare a lavorare in Italia e a tale scopo ne studiano la lingua. L";italiano non è visto solo come la lingua della cultura, del bel canto, dell";arte ma anche una lingua di lavoro che consente a questi oriundi di tornare domani in un Paese che fa parte del G8, che ha sì tanti problemi, ma che sicuramente è uno dei Paesi più ricchi del pianeta.
Gli italiani all";estero hanno ottenuto il voto politico in loco, ed è in crescita la domanda per la doppia cittadinanza. Ora essi chiedono un";adeguata informazione per maturare politicamente. Rai International assumerà questo ruolo?
Vorrei ricordare che quando sono stato nominato direttore di Rai International, il 13 marzo 2000, l";emittente non faceva informazione per gli italiani all";estero, ma trasmetteva solo programmi culturali, di intrattenimento e quant";altro. Da quando ho assunto la direzione, la quota maggioritaria degli investimenti è per programmi d";informazione radiofonica e televisiva. L";informazione è legata all";attualità ; vogliamo «raccontare l";Italia di giornata», fresca, anche se ciò non toglie che facciamo altre cose. L";informazione è, e sarà sempre più, uno scenario nel quale investiremo risorse economiche e professionali affinché quelli che andranno a votare, per eleggere nel Parlamento italiano i loro 12 deputati e 6 senatori, com";è loro dovere e diritto, siano bene informati sui problemi del nostro Paese di cui anch";essi decideranno il destino.
Le comunità , le istituzioni e le associazioni italiane in Canada si sono attivate per una presenza italianamente qualificata di Rai International.
Sono ritornato in Canada lo scorso maggio, per incontrare le autorità e i rappresentanti delle associazioni italiane riunite a Montréal e a Toronto. Abbiamo discusso questo problema, rivendicando con forti motivazioni, il diritto di questa comunità italiana "; una delle più grandi e più belle del mondo "; affinché, tramite Rai International, abbia un legame con la madrepatria 24 ore su 24. Ho già raccolto il suo grido di dolore attraverso due petizioni. La prima, effettuata del 1999, raccolse 42 mila firme; e raccoglierne così tante in un Paese sterminato come il Canada è un";impresa ciclopica.
La seconda petizione, del 2003, ne raccolse 108 mila, seguita da una manifestazione davanti alla sede del Parlamento canadese a Ottawa, con bandiere tricolori, cartelli e scritte pacifiche, a sostegno del diritto d";avere Rai Interntional anche in Canada. Ma qual è il problema, che per me è assurdo? Il Canada è uno dei Paesi geograficamente più grandi e, per le sue ricchezze, più rilevanti del mondo; fa parte dei G8. Ma è l";unico Paese al mondo che si può permettere una strana dicotomia. Quella di avere un milione e trecentomila residenti nel suo vasto territorio con la presenza nel governo federale di cinque ministri con cognome italiano. Tanti altri oriundi italiani hanno partecipato ai passati governi federali o fanno parte dei governi provinciali con ruoli di primaria importanza. Penso, per esempio, all";amico Maurizio Bevilacqua, abruzzese, che era ministro delle Ricerche scientifiche (suo padre era il gregario di Fausto Coppi!) e al folto gruppo di deputati di origine italiana. Eppure il Canada "; con questi italiani che hanno portato ricchezza, cultura, gioia di vivere "; è l";unico Paese al mondo che non ha Rai International 24 ore su 24, per paura dell";ombra del vicino gigante americano. Ha un atteggiamento iperprotezionista e dalla iperprotezione dagli Stati Uniti si è passati alla iperprotezione verso tutte le altre etnie, compresi gli italiani: un popolo amico del Canada come il Canada lo è sicuramente dell";Italia.
Raccogliendo allora questo grido di dolore degli italiani in Canada abbiamo presentato all";Authority canadese delle telecomunicazioni, la CRTC, la domanda per la licenza di trasmissione 24 ore su 24, uscendo da un rapporto non più sostenibile con un piccolo partner locale di carattere commerciale, che era la ragione dell";indignazione della comunità italiana. Abbiamo fatto questo e stiamo aspettando che la CRTC ci dia la sua risposta. Ci sono manovre anche non chiare affinché questo diritto non venga riconosciuto non tanto alla Rai ma agli italiani in Canada. Si vuole perpetuare una situazione di monopolio un po"; discutibile, non solo dal punto di vista del diritto e dell";economia, ma anche per il modo con cui è stato gestito questo monopolio. Chi vive in Canada sa e capisce perfettamente a cosa e a chi mi riferisco. Ci sono soltanto due posti dove Rai International non è presente 24 ore su 24: il Canada e l";isola di Capoverde; lì per ragioni tecniche, perché c";è un cono d";ombra; in Canada, invece, per problemi di carattere legislativo e politico. Io spero che le autorità canadesi "; che sono state sensibilizzate sicuramente dalle autorità italiane: Ministero degli Esteri, Ambasciata e quant";altro "; si rendano conto che è un errore in termini di democrazia e in termini di civiltà non consentire all";Italia di avere il suo servizio pubblico presente 24 ore su 24 in questo grande Paese.