Non muri ma ponti per unire l'umanità

La costruzione di barriere e la cancellazione di memorie e di rapporti umani, rappresentano sempre il fallimento del cammino della storia.
11 Giugno 2007 | di

In questi ultimi anni, ho avuto l’opportunità di percorrere un breve tratto della Grande Muraglia, lunga 6.350 chilometri, ed edificata a partire dal III secolo a.C. per volontà dell’imperatore cinese Shih Huang Ti, per contenere le incursioni dei Mongoli. Apprendendo però che lo stesso imperatore aveva ordinato che, nel contempo, venissero bruciati tutti i libri scritti fino a quell’evento, anche se a lui si deve la meravigliosa realizzazione dell’«Esercito di terracotta di Xi’an», ho interpretato quella sua volontà di creare il vuoto di memorie prima del suo impero, come un segno d’arroganza e una sindrome di paura e d’insicurezza.

Ecco perché nel novembre del 1989, pochi anni dopo il viaggio in Cina, vissi con gioia l’abbattimento del Muro di Berlino, dopo anni di guerre e di tragiche divisioni di un popolo. Considerai quell’evento come un traguardo che doveva far dimenticare un passato, ed essere simbolo di libertà e dei valori della democrazia per tanti altri popoli del pianeta. Ma questa ventata di speranza fu bloccata dall’esplosione della seconda Intifada e dalla costruzione di un altro muro che dal 2003 separa Israele dai Territori palestinesi. In una terra dove da decenni era in atto uno dei conflitti più sanguinosi del mondo, questa nuova barriera, costruita per bloccare flussi d’ingresso e le azioni suicide dei militanti palestinesi, sancisce un fallimento politico. Non sono riuscite a bloccare la sua realizzazione le condanne espresse da tante sedi internazionali, come quella della Corte di giustizia dell’Aja. Se, però, il muro ha donato più sicurezza agli abitanti d’Israele, non ha spento la violenza che covava nell’animo delle fazioni più estreme della popolazione palestinese. È un muro che non crea sicurezza, ed è testimonianza di una scelta unilaterale, senza prospettive. Evidenzia l’incapacità di Israele di creare rapporti di convivenza con il milione e ottocentomila palestinesi che hanno la cittadinanza israeliana, e con la leadership e le popolazioni dei Territori palestinesi che hanno il torto di non riconoscere Israele come Stato. Ci troviamo, così, non solo di fronte alla divisione sociale ed economica di due popoli, ma ad una loro radicale separazione culturale e psicologica che non concede speranze di pace.

Da qualche anno è in costruzione un’altra grande muraglia lungo la frontiera tra gli Stati Uniti e il Messico, a sud del Rio Bravo. Era già stato costruito un tratto di 120 chilometri di rete metallica, ma dopo la recente approvazione della Camera dei rappresentanti Usa, all’inizio del 2006, e il via libera del Senato, è già in atto la costruzione di un muro di 1.226 chilometri di lunghezza, 4 metri e mezzo di altezza, e che richiederà la presenza di 14.800 agenti per la vigilanza del tracciato, con una previsione di costi di un miliardo di dollari. Parliamo di un progetto che intende bloccare il flusso d’emigrazione dei latinos, già impressionante per i flussi migratori che coinvolgono le terre di confine di alcuni Paesi dell’America latina.

La lezione della storia rimane ancora una volta inascoltata. E in un contesto epocale in cui il fenomeno della globalizzazione estende sempre più i rapporti economici e i flussi finanziari tra le nazioni, rimane il paradosso di sempre nuove barriere che cementano separatezze, e testimoniano il fallimento dei rapporti politici e sociali tra nazioni coinvolte dal fenomeno della mobilità umana «forzata». I vescovi cattolici degli Stati Uniti hanno a più riprese criticato il progetto e le decisioni del Congresso Usa, e la Conferenza episcopale messicana, nell’ottobre scorso, ha rilasciato una dichiarazione significativa: «Più dei muri materiali è preoccupante l’ampliamento dei muri intangibili: il muro dell’intransigenza, dell’intolleranza e della mancanza di un effettivo negoziato tra i governi. Non i muri, ma i ponti porteranno soluzioni giuste alle sfide del nuovo millennio».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017