Bimbo celeste, dono d'amore

Dio ci tende la mano attraverso suo Figlio affinchè la gioia del Natale ci accompagni ogni giorno come promessa di salvezza e vita eterna.
15 Novembre 2007 | di

Il mese di dicembre è caratterizzato dal tempo liturgico dell’avvento. È il tempo d’attesa del Natale, l’evento che ha cambiato la storia dell’umanità e che continua a parlare al cuore d’ogni cristiano. Nascendo nella povertà di una grotta, Dio mostra a noi la sua umanità e lo stile del suo rapporto con gli uomini. Si presenta come un Dio indifeso che si abbandona alle cure di povere e semplici creature; un Dio veramente «con noi», che fin dall’evento della nascita ci offre un esempio e un insegnamento per poter «rinascere» e dare alla vita delle prospettive che superino i limiti umani del tempo e dello spazio.

L’evento del Natale ci indica dei valori che sono totalmente opposti a quelli che una certa cultura e una visione materialistica della vita offrono oggi all’uomo. Quel celeste Bambino «avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia» (Luca 2,7), ci fa infatti capire l’amore di Dio per l’umanità; ci addita l’ideale della povertà come distacco da ogni iniqua ricchezza e il significato della semplicità e del fiducioso abbandono alla volontà di un Dio che invochiamo come padre.

Natale è, dunque, grazia: è singolare incontro con l’umanità e la divinità del nostro Salvatore; un incontro che riviviamo più intensamente se riscopriamo l’attualità e il valore del suo messaggio, i segni della sua presenza. Come per Maria e Giuseppe; come per i pastori e magi, anche per noi l’incontro con il celeste Bambino, può essere termine di un cammino di fede e, soprattutto, un punto di partenza per nuove mete. Dio a Natale vuole farci camminare ulteriormente, portatori di un dono di speranza che supera la nostra fragilità.

Sant’Antonio, che innumerevoli volte abbiamo ammirato nelle raffigurazioni pittoriche a colloquio con il Figlio di Dio, può offrirci il dono di vivere il Natale nell’intensità spirituale da lui vissuta nel contatto avuto con il celeste Bambino. Può divenire, anche per noi, un’esperienza irripetibile, tale da orientare tutto il cammino della nostra vita. La raffigurazione di sant’Antonio a colloquio con il bambino Gesù, non è sorta dalla fantasia di un artista; rispecchia invece un fatto autentico della sua vita, motivato da una profonda esigenza, avvertita vivissima nell’ultimo periodo della giornata terrena del nostro Santo, di anticipare il paradiso attraverso un intimo rapporto con la bontà del Salvatore, nella contemplazione e nella preghiera. Nelle sue conversazioni con il celeste Bambino, Antonio proiettava già la sua vita – ancora terrena – in una dimensione soprannaturale; si lasciava alle spalle il proprio passato e forse lo stesso presente per vivere una realtà «natalizia».

Contemplandolo, allora, in affettuosa conversazione con il celeste Bambino, comprendiamo che il Natale diviene per tutti un invito a entrare in intimità con Dio. In alcune pagine significative dei suoi Sermoni, il nostro Santo si sofferma anche sull’umanità e sulla santità di Colei che, con il suo parto verginale, cambiò il tempo della maledizione in tempo di benedizione: «Tutti partecipiamo della pienezza di questo giorno», scrive il nostro Santo nel Sermone del Natale. «Gloria e lode a te, o Vergine beata, perché oggi siamo riempiti dell’abbondanza della tua casa, cioè del tuo seno. Noi, prima vuoti, siamo ricolmi; prima infermi, siamo sani; prima maledetti, siamo benedetti, perché ciò che da te proviene è il Paradiso» (Ct 4,13). Grazie a te, o Vergine gloriosa, giacché per tuo mezzo Dio è con noi!».

L’augurio che vi rivolgo, unito al direttore generale e ai frati del Messaggero di sant’Antonio, cari amici e membri della Famiglia antoniana, è che in questo Natale, Gesù rinasca nei vostri cuori e il suo messaggio diventi il vostro stile di vita.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017