Pasqua, salvezza promessa
La risurrezione di Gesù ci sprona ogni anno a riprendere il cammino per il futuro di speranza che Dio ha impresso alla storia.
11 Febbraio 2008
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Ogni anno, il cammino di fede in preparazione alla Pasqua, rinnova nell’animo il bisogno di approfondire il senso e l’attualità di questo evento storico e salvifico che ha cambiato la storia dell’uomo. E anche oggi, in un contesto d’insicurezze sociali e politiche, il mistero della risurrezione di Cristo dalla morte progetta obiettivi e ideali per un’umanità nuova, rinnovata.
Il popolo d’Israele ci ha trasmesso tanti ricordi sulla memorabile «notte del passaggio» (Pasqua) in cui avvenne la sua liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Ma nella pienezza dei tempi, in un’altra notte, Cristo, spezzando con la sua risurrezione i vincoli della morte, è divenuto segno della nuova Pasqua di liberazione dalle paure e dalle oppressioni d’ogni male che tolgono all’esistenza umana la possibilità d’aprirsi agli orizzonti di Dio. Le liberazioni dalle situazioni che bloccano la speranza del cuore umano non sono mai state estranee all’opera di salvezza che Dio continua a operare nella storia. La risurrezione di Cristo oltre che evento di fede, è infatti progetto di liberazione. «Ci hai fatto ritornare dall’esilio, facci ritornare alla vita: dove l’amore e la verità, la giustizia e la pace abitino nella nostra terra!», imploravano gli ebrei dopo essere stati ricondotti in patria dall’esilio.
Con la sua morte e risurrezione, Cristo Gesù è divenuto speranza e futuro della storia umana, lasciando però a noi, che crediamo nella sua parola, il compito di prolungare il «passaggio di Dio» nella nostra vita e nella nostra società: «per vedere di nuovo illuminarsi uno sguardo che si era spento; per vedere sorridere chi sembrava aver disappreso a sorridere; per vedere rinascere la fiducia in chi ormai non credeva più a nulla e a nessuno…», come scriveva nel lontano 1976 Helder Camara.
Anche se il contesto sociale e culturale in cui viviamo è negativo, non siamo autorizzati ad arrenderci. L’annuncio della liturgia della Veglia Pasquale – la «notte più chiara del giorno» – che «il Signore è veramente risorto», oltre ad essere cuore e fondamento della fede cristiana, è garanzia che la storia è salvata, che «l’uomo vivente è veramente la gloria di Dio».
Alla luce della critica, queste espressioni possono sembrare citazioni di qualche scrittore entusiasta. Ma sulla risurrezione di Gesù gli evangelisti ci presentano, come testimoni qualificati, le donne che avevano trovato il sepolcro vuoto, gli apostoli e i discepoli del Signore. Testimonianze supportate da diverse fonti storiche. Non ci troviamo quindi di fronte a un mito o a una leggenda. Per gli apostoli, la morte del loro Maestro, sul quale avevano posto la loro speranza per la liberazione d’Israele dal potere straniero, è stata la più amara delle delusioni. «Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele!», confidano i due discepoli di Emmaus al pellegrino che s’era affiancato nel cammino di ritorno da Gerusalemme. Un incontro, in quel cammino, divenuto liberazione da ogni avvilimento e dubbio.
Anche per noi questa Pasqua 2008 può divenire un cammino di fede e d’approfondimento d’identità cristiana. Un cammino che ci fa rivivere l’incontro con il Risorto liberandoci da ogni condizionamento e tristezza. La sua risurrezione, infatti, ci garantisce che la storia è nelle mani di Dio: ed è storia di salvezza.
A nome di tutti i frati del Messaggero di sant’Antonio, accogliete, amici carissimi, l’augurio di una gioiosa e santa Pasqua!
Il popolo d’Israele ci ha trasmesso tanti ricordi sulla memorabile «notte del passaggio» (Pasqua) in cui avvenne la sua liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Ma nella pienezza dei tempi, in un’altra notte, Cristo, spezzando con la sua risurrezione i vincoli della morte, è divenuto segno della nuova Pasqua di liberazione dalle paure e dalle oppressioni d’ogni male che tolgono all’esistenza umana la possibilità d’aprirsi agli orizzonti di Dio. Le liberazioni dalle situazioni che bloccano la speranza del cuore umano non sono mai state estranee all’opera di salvezza che Dio continua a operare nella storia. La risurrezione di Cristo oltre che evento di fede, è infatti progetto di liberazione. «Ci hai fatto ritornare dall’esilio, facci ritornare alla vita: dove l’amore e la verità, la giustizia e la pace abitino nella nostra terra!», imploravano gli ebrei dopo essere stati ricondotti in patria dall’esilio.
Con la sua morte e risurrezione, Cristo Gesù è divenuto speranza e futuro della storia umana, lasciando però a noi, che crediamo nella sua parola, il compito di prolungare il «passaggio di Dio» nella nostra vita e nella nostra società: «per vedere di nuovo illuminarsi uno sguardo che si era spento; per vedere sorridere chi sembrava aver disappreso a sorridere; per vedere rinascere la fiducia in chi ormai non credeva più a nulla e a nessuno…», come scriveva nel lontano 1976 Helder Camara.
Anche se il contesto sociale e culturale in cui viviamo è negativo, non siamo autorizzati ad arrenderci. L’annuncio della liturgia della Veglia Pasquale – la «notte più chiara del giorno» – che «il Signore è veramente risorto», oltre ad essere cuore e fondamento della fede cristiana, è garanzia che la storia è salvata, che «l’uomo vivente è veramente la gloria di Dio».
Alla luce della critica, queste espressioni possono sembrare citazioni di qualche scrittore entusiasta. Ma sulla risurrezione di Gesù gli evangelisti ci presentano, come testimoni qualificati, le donne che avevano trovato il sepolcro vuoto, gli apostoli e i discepoli del Signore. Testimonianze supportate da diverse fonti storiche. Non ci troviamo quindi di fronte a un mito o a una leggenda. Per gli apostoli, la morte del loro Maestro, sul quale avevano posto la loro speranza per la liberazione d’Israele dal potere straniero, è stata la più amara delle delusioni. «Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele!», confidano i due discepoli di Emmaus al pellegrino che s’era affiancato nel cammino di ritorno da Gerusalemme. Un incontro, in quel cammino, divenuto liberazione da ogni avvilimento e dubbio.
Anche per noi questa Pasqua 2008 può divenire un cammino di fede e d’approfondimento d’identità cristiana. Un cammino che ci fa rivivere l’incontro con il Risorto liberandoci da ogni condizionamento e tristezza. La sua risurrezione, infatti, ci garantisce che la storia è nelle mani di Dio: ed è storia di salvezza.
A nome di tutti i frati del Messaggero di sant’Antonio, accogliete, amici carissimi, l’augurio di una gioiosa e santa Pasqua!
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017