E' nato il Salvatore
Siamo in attesa del Natale, e per cogliere il profondo significato della nascita dell’Emmanuele, la liturgia ci invita a ripercorrere alcune tappe della storia e a conoscere le profezie che hanno preannunciato il compimento della grande attesa. Zaccaria, coinvolto dai segni avvenuti in occasione della nascita di Giovanni Battista suo figlio, rendendosi voce della fede del suo popolo, eleva un inno di lode all’amore di Dio, e profetizza la venuta di Colui che avrebbe «suscitato una salvezza potente». Una salvezza e una grazia che in Maria, che ancora portava in seno il bambino, motiveranno il cantico del Magnificat che annuncia un nuovo corso della storia, aperta a prospettive di libertà e di pace. E pochi giorni dopo la nascita del Salvatore, anche il vecchio Simeone, prendendo tra le braccia il bambino Gesù, ringrazierà Dio perché i suoi occhi hanno visto «la salvezza preparata davanti a tutti i popoli». In ogni Natale, riviviamo questi preannunci e compimenti: le «grandi cose» operate da Dio affinché il suo Figlio unigenito possa essere accolto dagli uomini, come loro Salvatore.
Tra coloro che lo riconobbero per primi, troviamo dei pastori che con il loro gregge sostavano nei dintorni di Betlemme. Avvolti da una grande luce, essi ricevono l’annuncio gioioso degli angeli: «Oggi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2, 10-13). Gioiosi d’essere i primi testimoni dell’evento, se ne tornarono da quell’incontro glorificando e lodando Dio, consapevoli del privilegio d’aver conosciuto l’Emmanuele. Ma il privilegio dei pastori può divenire «grazia» per ogni uomo. Il Natale è una manifestazione di grazia che può cambiare la nostra esistenza; una grazia, infusa come energia straordinaria, che ci aiuta a vivere i valori dell’identità cristiana in ogni contesto sociale e politico anche contrario al messaggio che questo celeste Bambino donerà all’umanità.
Noi crediamo alla grazia del Natale in questo momento di crisi economica, che ha fatto emergere tanti nascosti interessi e provocato tante sofferenze. Ci crediamo anche se permangono guerre e violenze che pongono l’interrogativo se la storia stia retrocedendo. Ci crediamo per il messaggio di libertà, di speranza e di fiducia della Parola rivelata, consapevoli che è Gesù, Verbo incarnato, che attraverso di lei parla oggi agli uomini, trasmettendo un patrimonio di «grazia» e di eventi storici che possono divenire oggetto di riflessione anche per quanti non credono in Cristo. In un tempo definito era post-moderna, caratterizzato dal fenomeno della secolarizzazione, ci sono dei segni del cammino dell’uomo verso Dio e della riscoperta del senso della vita, che rivelano un ritorno al sacro. Un fenomeno che può, però, divenire ambiguo se il rapporto con Dio è vissuto solo come religiosità senza nessuna appartenenza; se nella pluralità di proposte spirituali, ognuno si costruisce la propria religione personale.
Il mistero del Natale, nelle attese dei profeti come negli eventi narrati dai vangeli, ci annuncia con verità chi sia l’apportatore della nostra salvezza; ci manifesta chi abbia posto anche negli spazi del nostro universo una stella, come per i Magi, che orienta il nostro cammino verso Betlemme, per vivere con Maria, Giuseppe e i pastori la grazia della nascita del Salvatore.
L’augurio che, unito ai miei confratelli rivolgo a tutti voi, cari amici, è che possiate rivivere le celebrazioni natalizie come momenti privilegiati di grazia e di profonda spiritualità.