Voglia d'Italia... nonostante la crisi
L’anno che abbiamo lasciato alle spalle, per gli italiani residenti all’estero non si è certo chiuso con un bilancio positivo. I parlamentari eletti nelle Circoscrizioni Estero hanno più volte cercato – e finora con esiti altalenanti – di tutelare diritti e interessi dei nostri connazionali nel mondo alla Commissione Affari esteri o in Parlamento. Mi riferisco, in particolare, agli emendamenti presentati al testo della legge finanziaria riguardanti i contributi agli enti gestori dei corsi di lingua italiana nel mondo, gli aiuti per l’assistenza diretta ai connazionali indigenti, il ripristino del diritto all’assegno sociale senza l’obbligo dei dieci anni di residenza continuativa. Ci sono poi altre forti attese riguardo le modalità del pagamento delle pensioni; l’esenzione, anche per i nostri connazionali all’estero, dall’Ici sulla prima casa in Italia; la soluzione degli indebiti pensionistici maturati senza dolo; il rinnovo di convenzioni ormai obsolete a causa dell’evolversi del sistema di sicurezza sociale italiano e dei Paesi dove la presenza dei connazionali è rilevante.
La drastica riduzione dei fondi, inclusa nella manovra economica triennale, avrà gravi conseguenze anche sul funzionamento dei Consolati e sulle iniziative della rete diplomatico-consolare. I consolati si trovano già nell’impossibilità di rispondere, in tempi ragionevoli, alle domande di cittadinanza italiana. Solo in Brasile sono più di 500 mila le pratiche di richiesta del riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis presentate non per ottenere benefici economici, ma l’attestazione di un legame con la terra dei padri. La riduzione delle risorse bloccherà inoltre i progetti di promozione culturale e sociale attuati dai Comites e dal Cgie, con gravi conseguenze sull’immagine dell’Italia nel mondo.
Di fronte a questa situazione, quali possono essere le prospettive per il 2009? «Dovremo ricominciare a spiegare all’Italia che gli italiani all’estero sono una risorsa e non una spesa, tra l’altro proprio misera?», si chiede Marco Basti, direttore di Tribuna Italiana di Buenos Aires. Nel difficile scenario economico mondiale, l’Italia deve risanare le sue risorse finanziarie; ma in tale situazione di emergenza, è necessario – come hanno suggerito gli onorevoli Ricardo Merlo e Fabio Porta – un impegno politico trasversale dei parlamentari eletti all’estero, del Cgie, dei Comites, dei Patronati e delle Associazioni nazionali d’emigrazione, per presentare proposte capaci di ripristinare i capitoli di bilancio del Ministero degli Affari esteri relativi agli interventi sulle necessità emergenti delle comunità italiane nel mondo. Un impegno, questo, che coinvolge anche i mass media, come il nostro mensile. Ci sentiamo, infatti, quasi obbligati a intensificare il nostro impegno e interessamento affinché, a favore degli italiani all’estero – anziani così come le nuove generazioni – sia attuata una giusta tutela delle loro richieste. Devono essere approvati non sussidi assistenziali, ma un programma politico «globale» corrispondente al patrimonio culturale e sociale maturato in un secolo e mezzo di storia dei nostri connazionali nel mondo; nella consapevolezza della loro operatività che va allargandosi ad ambiti commerciali e imprenditoriali.
Quel che manca, purtroppo, è una visione del sistema Italia all’estero. «Sono gli italiani all’estero a voler mantenere il rapporto con l’Italia, e non viceversa. E questa voglia d’Italia attira ancora i giovani anche se, sempre meno, lo si fa attraverso i canali dell’associazionismo»», ha affermato recentemente l’onorevole Franco Narducci, deputato eletto nella ripartizione Europa. E uno dei segni di questa «voglia d’Italia» l’hanno testimoniata anche i molti oriundi protagonisti della «Prima Conferenza dei giovani italiani nel mondo».