Pietà popolare, fenomeno senza tempo
La religiosità popolare è uno dei fenomeni da diverso tempo sottoposto alla valutazione e alla verifica di teologi ed esperti. Paolo VI nella Evangelii nuntiandi ne richiama alcuni limiti ma sottolinea come «essa manifesta una sete di Dio, rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede». Ben orientata, la religiosità popolare può essere un vero incontro con Dio in Gesù Cristo. La Vergine Maria e i santi occupano un posto privilegiato nella religiosità del popolo cristiano, e il loro culto che può essere considerato come espressione del rapporto dell’interazione della fede con la storia.
Il culto delle loro reliquie è antichissimo. Nato all’epoca dei primi martiri cristiani, è stato vissuto con equilibrio e chiarezza, proprio perché in quelle reliquie non si venera la materialità di ciò che vediamo, ma coloro a cui si rivolge l’onore. Nei santi celebriamo l’opera che Dio ha compiuto in loro, e li veneriamo perché vivono pienamente in comunione con Dio che, anche attraverso la loro intercessione, ci dà un segno credibile e anticipato della sua presenza nella nostra vita.
Nella Basilica antoniana di Padova, i valori della religiosità e della pietà del popolo cristiano hanno una forte visibilità. Milioni di persone ogni anno sfilano davanti alla Tomba di sant’Antonio, percepito come amico e fratello maggiore, attento alle più diverse situazioni di vita, come le crisi di fede, le difficoltà relative ai rapporti familiari e coniugali, alle solitudini o ai bisogni economici.
Recentemente, con alcuni confratelli del Messaggero di sant’Antonio, ho partecipato a un singolare pellegrinaggio, divenuto una forte esperienza della devozione verso il nostro Santo. Da Padova, abbiamo portato una sua insigne reliquia – e questo ha suscitato una forte partecipazione – alle celebrazioni programmate in alcune comunità del Canada e dello Stato di New York: nelle chiese di San Francesco d’Assisi e di San Bonaventura a Toronto; nella chiesa dell’Assunzione di Syracuse, nella parrocchia dei Santi Cirillo e Metodio di Binghamton, e al St. Francis Center for Spirituality di Staten Island. Sono state delle vere manifestazioni di fede, con una presenza straordinaria di quanti nella loro vita hanno avuto e mantengono un rapporto con sant’Antonio. Un legame spirituale espresso nei colloqui; nel loro contatto con la reliquia, devotamente baciata o leggermente «accarezzata» con la mano; nelle molte petizioni che abbiamo raccolto e deposto, qui a Padova, accanto alla Tomba di sant’Antonio.
Le celebrazioni delle sante messe e i successivi momenti liturgici sono stati tutti arricchiti da riflessioni sulla parola di Dio, sull’insegnamento che sant’Antonio rivolge oggi agli uomini, e sul significato del pellegrinaggio. Sono stati momenti di grazia, occasioni privilegiate per approfondire il mistero della comunione dei Santi e la vita di Antonio, come evangelizzatore e promotore di solidarietà umana. «Vangelo e Carità» è il motto che riassume la sua santità e la sua testimonianza oggi nel mondo.
Molti erano i volti, tra le folle, che esprimevano l’estensione del fenomeno delle migrazioni che hanno trasformato il Canada e gli Stati Uniti in Paesi multietnici e multiculturali. E oltre la solennità delle celebrazioni, ci hanno stupito le lunghe file di devoti in attesa (per ore!) di accostarsi alla reliquia, di esprimere un segno d’affetto e di deporre la loro petizione di grazia.