I nostri impegni per quest'anno

Le nuove generazioni ci sollecitano ad adempiere la nostra offerta informativa. Ma anche ad animare un confronto attivo con la variegata realtà del tradizionale associazionismo.
17 Dicembre 2009 | di

Con l’inizio di questo nuovo anno riemerge l’interrogativo se sia chiara la missione specifica della nostra rivista che si rivolge, in modo particolare, agli italiani residenti all’estero per offrire loro un messaggio cristiano e per coltivare un senso d’appartenenza al patrimonio morale e culturale delle loro radici.
Siamo tutti convinti di vivere in un momento storico particolare: con crisi d’aggregazione e di partecipazione, e con un distacco dai giornali a favore dei media digitali. Questo ha già accentuato il nostro impegno con nuovi canali di comunicazione come il nostro sito internet e il programma radiofonico «Incontri». Non intendiamo, però, posporre l’attenzione prioritaria che da decenni rivolgiamo al Messaggero di sant’Antonio - edizione italiana per l’estero come strumento di comunicazione e formazione, canale privilegiato per mantenere e rafforzare i rapporti con i membri della Famiglia antoniana. 
Da qualche anno la rivista rivolge la sua attenzione alle nuove generazioni italiane residenti all’estero. Il Rapporto Migrantes Italiani nel mondo 2009 ci ha fatto conoscere dei dati importanti: 1 italiano su 3, dei 4 milioni circa di connazionali residenti all’estero, ha meno di trent’anni (il 38,8%). Il flusso di coloro che lasciano ogni anno la penisola per l’estero, è di circa 40 mila italiani. La mobilità degli universitari italiani si accentua di anno in anno: nel 2007 tra gli studenti italiani iscritti in Atenei stranieri, ne risultavano in Germania 7.457, in Austria e Gran Bretagna circa 6 mila, in Francia e in Svizzera più di 4.500, in Spagna e negli Stati Uniti più di 3 mila, in Belgio 1.705. Dati che in questo numero della rivista sono riletti con proposte suggerite da alcuni missionari italiani operanti in Europa.
Siamo convinti da anni dell’emergenza della mobilità giovanile, ma anche del necessario cambiamento, nello stile di aggregazione e di gestione, delle 5 mila Associazioni operanti nel mondo, delle strutture e delle istituzioni, che hanno speso energie e risorse solo per «resistere» e non per offrire alle nuove generazioni spazi e responsabilità autonome. Anche noi, come operatori dell’informazione, sentiamo il bisogno di chiarire a noi stessi e a quanti ci sostengono, quali prospettive e modelli di coinvolgimento possiamo realizzare per dare un’anima e obiettivi nuovi alla nostra comunicazione e ai nostri rapporti.
Purtroppo nel mondo dei media italiani e nella sensibilità di tanti parlamentari, non c’è la conoscenza di quello che ha significato nella storia di tante nazioni la presenza operativa dei nostri connazionali; dei contributi economici, culturali e commerciali dati alla patria d’origine dai suoi figli nel mondo che tuttora si sentono parte attiva del sistema Italia.
Il nostro ruolo, allora, è quello di fungere da stimolo anche per le istituzioni governative e parlamentari italiane, per accentuare la loro attenzione ad alcune istanze prioritarie. Tra queste, la conferma dei ruoli del Cgie e dei Comites nella riforma in atto degli organismi di rappresentanza; la ridefinizione del diritto di cittadinanza, che apre prospettive e offre garanzie anche agli immigrati giunti in Italia; la modifica dello ius sanguinis in ius soli, soprattutto per le seconde generazioni; i rifinanziamenti per le scuole e la cultura italiana nel mondo; una revisione, infine, della decisione di chiudere alcuni consolati tuttora attivi.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017