Il buon pastore che pasce il suo gregge

Fratello, amico, padre spirituale. Il sacerdote è l'espressione vivente dell'amore di Cristo per i suoi figli. Una dimensione che va riscoperta e valorizzata guardando oltre gli scandali di questi mesi.
11 Maggio 2010 | di
«Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù», scriveva Giovanni Maria Vianney, un umile parroco di Ars, in Francia, di cui ricorre il 150° della morte. La sua vita e la sua santità hanno ispirato Benedetto XVI a dedicare un anno sacerdotale, che si conclude il prossimo 19 giugno, per «promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti, per una loro più incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi». Non è facile cogliere i valori della missione del sacerdote di fronte all’attuale gogna mediatica a cui la Chiesa si trova sottoposta negli ultimi tempi, e motivata dallo scandalo legato ad alcuni ministri di culto sotto accusa per peccati e reati legati alla pedofilia, che vanno denunciati alle autorità preposte. Si tratta di fatti gravi, ma non per questo possono oscurare la bellezza del sacerdozio che deve recuperare la specificità della sua vocazione, come chiamata divina, consolidata da una formazione umana, e maturata da una spiritualità capace di trasformare la vita del consacrato, come scriveva il Curato d’Ars, in testimonianza dell’«amore del cuore di Gesù». Solo se umanamente maturo e consapevole dei suoi impegni spirituali, il sacerdote può esercitare la sua missione evangelizzatrice: attento alle necessità umane e morali dei fedeli; partecipe delle loro sofferenze e dei loro drammi, senza rimanerne succube perché sorretto da una fede pasquale che dona sempre prospettive e speranza.
La missione del sacerdote «non è una cosa aggiunta alla fede, ma è il dinamismo della fede stessa», ha detto papa Benedetto lo scorso 12 febbraio ai seminaristi romani. E su questo «dinamismo della fede», nella Lettera scritta per l’Anno sacerdotale aggiunge: «Nel contesto della spiritualità alimentata dalla pratica dei consigli evangelici, mi è caro rivolgere ai sacerdoti un particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità». Tutti constatiamo la grandezza del dono del sacerdozio in tante realtà pastorali, ferventi di fede e d’animazione pastorale. Un dono che diviene annuncio di speranza e di gioia. Don Tonino Bello, compianto vescovo di Molfetta, diceva ai sacerdoti: «Siate gli uomini della festa, gli irriducibili cantori dell’annuncio pasquale».
Un’attenzione particolare va da noi rivolta ai sacerdoti e ai consacrati che operano nelle Missioni cattoliche italiane d’Europa e nelle chiese cattoliche d’altri continenti dove si continuano ad assistere, spiritualmente, le famiglie d’origine italiana e quanti, stimolati oggi dalle alternative offerte dalla mobilità, lasciano l’Italia per motivi di studio o per migliori opportunità professionali. Ma la presenza dei sacerdoti s’allarga maggiormente se lo sguardo raggiunge continenti dove più difficile e arduo è l’impegno per l’evangelizzazione e la promozione umana.
In alcuni Paesi del mondo troviamo un valore aggiunto: la coraggiosa testimonianza del Cristo Risorto da parte di tanti sacerdoti che rischiano, spesso, anche la vita. Solo nel 2009 sono stati uccisi 37 missionari, di cui 30 erano sacerdoti, 2 religiose, 2 seminaristi e 3 volontari laici: il più alto numero di martiri degli ultimi decenni. Dati che generano inquietudine, sgomento, ma nello stesso tempo confermano l’eroica testimonianza d’amore vissuta da tanti sacerdoti inseriti in società tese alla ricerca del profitto, e impegnati a salvaguardare valori che rimangono non negoziabili, come la libertà religiosa ed educativa, la dignità della persona, la tutela della vita, della famiglia e l’insieme dei diritti-doveri legati alla solidarietà e alla giustizia.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017