Riscopriamo il mistero del Natale
Quale luce di speranza potrà comunicare il Natale nell’oscurità dell’attuale momento storico, pur consapevoli che Dio è presente nella nostra coscienza e nella nostra storia? Papa Benedetto XVI, nel Natale del 2011, espresse l’invocazione: «Vieni a salvarci», come «grido dell’uomo di ogni tempo che sente di non farcela da solo» ma che sperimenta che c’è una realtà trascendente più grande di quella del mondo in cui viviamo.
Natale ritorna, dunque, entrando nella nostra storia qui e oggi. Anche se non ha più lo stesso fascino e le attenzioni che gli riservavamo negli anni della nostra prima fanciullezza, Natale rimane la «nostra» festa, la festa di un mondo che ha bisogno d’essere salvato. Il mistero dell’incarnazione e della nascita di Gesù è, infatti, al centro della domanda su Dio e sul senso della storia. Una domanda che, con l’avanzare degli anni, si rende sempre più profonda: alcuni dubbi esistenziali, infatti, possono trovare risposta solo se ci apriamo, con tensione interiore, alla luce del mistero del Verbo che si è fatto carne ed è nato nella povertà della grotta di Betlemme.
Natale ci propone ogni anno un insieme di celebrazioni liturgiche, un vissuto delle tradizioni più care e la gioia di incontri comunitari; ma è soprattutto occasione per approfondire il dono della fede in famiglia. Dio, infatti, ci raggiunge e ci parla proprio nelle situazioni che per noi sono più importanti. Allestendo il presepio o l’albero di Natale in un angolo della nostra casa, matura in noi la sensazione di non compiere un rito, anche se atteso, ma di preparare un vero e proprio incontro, a livello personale e familiare, che ci fa rivivere un evento, uno dei misteri più cari della nostra fede. «Il Natale è il ricordo del modo in cui il Signore si è reso presente. Il Signore non è mai un passato. Il Natale è dunque il ricordo del Signore che è diventato uomo, un bambino come ognuno di noi è stato ed è» ha scritto Luigi Giussani. E nel suo libro Alla ricerca del volto umano (Rizzoli) aggiunge: «Nulla è così commovente come il fatto che Dio si sia fatto uomo per accompagnare con discrezione, con tenerezza e potenza il cammino faticoso di ognuno alla ricerca del proprio volto umano».
La nostra storia, di anno in anno, matura. Ma, valorizzando il messaggio profetico che la liturgia ci offre nel tempo liturgico dell’Avvento e nelle celebrazioni natalizie, essa si arricchisce di sentimenti d’umanità e di intimità spirituale.
Ci è di aiuto e di esempio la testimonianza della madre del celeste Bambino: colei che la Scrittura ci presenta come la Vergine dell’ascolto e dell’accoglienza del progetto di Dio attraverso la sua verginale maternità. Maria è anche donna della sollecitudine, testimoniata nel premuroso raggiungimento della cugina Elisabetta, avanzata negli anni e in attesa della nascita di un figlio.
Ci è d’esempio anche come maestra di interiorità e di gioiosa preghiera, da lei espressa nel Magnificat: il canto in cui ha esaltato Dio per le «grandi cose» compiute nella sua vita e nella storia.
Accogliete, cari amici, queste mie parole, come semplici riflessioni che vorrebbero aiutare a far rivivere con spirito nuovo il mistero di questo Natale, con nel cuore la speranza che sia per noi e per il mondo intero un Natale di serenità e di pace. Un augurio, questo, che irrompe nel nostro animo offrendoci il dono di sperimentare l’intimità e il significato del mistero in un atteggiamento di comunione e di partecipazione.