Padre Luisetto, uomo saggio e sapiente
Ogni istituzione ama la propria storia: anche nelle famiglie ricordiamo anniversari e parentele; le incentiviamo con visite, biglietti beneauguranti e doni. Così fanno anche i francescani.
Vi sono biblioteche ricche di questa storia di famiglia, dove conserviamo riviste, monografie, libroni e libriccini, fogli volanti. Perfino i manifesti vengono collezionati e i «santini» schedati. Sarebbe possibile dimenticare Francesco d’Assisi, Antonio di Padova, Massimiliano Kolbe, padre Pio?
In tutto questo, vi è un legittimo compiacimento, come quello dei padri per i figli e dei figli per i genitori. Anche l’Apostolo Paolo scriveva al discepolo Timoteo: «Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore». Ecco perché, durante l’anno, ricorrono le memorie dei Santi.
Nel piccolo, ogni sera, fedeli al comando del fondatore san Francesco, i frati pregano per i defunti e se ne leggono i nomi di quelli deceduti l’indomani, come in ogni buona famiglia si ricordano i propri cari.
Il convento del Santo di Padova ha ottima memoria di quei confratelli che ebbero particolari meriti. Ultimamente, in questa rivista si ricordò padre Vitale Bommarco, già arcivescovo di Gorizia, ma prima direttore generale del «Messaggero di sant’Antonio»; padre Placido Cortese, pure lui direttore e poi, nel 1944, martire di carità in favore dei perseguitati.
Anche padre Giovanni Luisetto, mancato dieci anni fa, fu dinamico direttore della nostra casa editrice. Stampò vari libri di bella divulgazione, coraggiosamente anche una elegantissima edizione della Divina Commedia. Soprattutto iniziò a occuparsi dei testi di grafologia di padre Girolamo Moretti diventando, a sua volta, un discepolo capace e ricercato.
Padre Luisetto fu davvero un uomo saggio e sapiente, non solo per la vastità di cultura (ammiratori gli attribuivano almeno quattro lauree), ma piuttosto per la grazia e l’amabilità con cui avvolgeva ogni parola. Da giovane si era incuriosito di grafologia, quale metodo per scrutare le tendenze innate dell’uomo sortite dal gesto grafico. Ne divenne maestro alla scuola di padre Moretti.
Mai si attribuì meriti di scoperte grafologiche; affermava invece di aver solo aiutato l’inventore della disciplina a mettere ordine nelle proprie opere, facendo obiezioni per migliorare la chiarezza espositiva e suggerendo nuove indagini che diedero esiti originalissimi. E così fu tradotta in varie lingue il libro I Santi dalla scrittura. Esami grafologici: apparirono con sorpresa le tante tendenze negative «sortite da natura», ma superate e sublimate con l’aiuto della Grazia. Tant’è che padre Luisetto affermava che senza l’aiuto divino non può esserci evoluzione psicologica, ma solo involuzioni più o meno mascherate. A quel celebre volume fece aggiungere le anomalie e gli scompensi psicologici rivelati dal gesto grafico. Attualmente le riedizioni dei testi grafologici costituiscono un fiore all’occhiello del catalogo delle Edizioni Messaggero.
Partecipò pure a un’impresa coraggiosa e impegnativa: l’edizione critica dei Sermoni di sant’Antonio. Per vari anni, dal 1964, con altri due provetti confratelli si dedicò alla trascrizione del vetusto codice manoscritto che riporta le «lezioni» di teologia del nostro caro Santo. Ne uscirono tre bei volumi per specialisti. Da quelli, le maneggevoli traduzioni in lingua parlata.
Padre Giovanni aveva anima di grande artista. Si rammaricava di non aver studiato musica. Aveva prepotentemente nella mente motivi musicali turbinosi, con accordi «moderni», nuovi, sinfonie di vaste proporzioni, così come saranno i suoi libri di indagine spirituale e psicologica. Ma almeno, innamorato della musica del confratello Bernardino Rizzi, ne sollecitò esecuzioni e ne editò tutta l’opera. Rizzi, originario di Cherso nell’Istria, è uno dei grandi artisti che attendono la valorizzazione. Si sa che, in genere, i frati non hanno grandi appoggi esterni. Il mondo delle arti soffre di rivalità, gomitate, arrivi faticosi per un pane sudato.
Il nostro Padre, come bastava citarlo, amava le bellezze del creato e cento altre cose. Dirà negli ultimi tempi: «Ho un rammarico, quello di non aver abbastanza indugiato ad ammirare la natura». Era un dinamico infaticabile, riposava cambiando attività. Così editò opere dei fratelli storici, come l’immenso schedario di padre Antonio Sartori.
Per 53 anni fu custode e direttore della Biblioteca Antoniana di Padova, ricca di manoscritti e stampe. L’amò aumentandone la disponibilità di consultazione e arricchendola di testi e di restauri. Fu pure «editore in proprio». Il pensiero originale, scrutatore dei meandri della mente e del cuore, si manifestò in opere di spiritualità intensa e vasta. Gli aforismi sorgevano numerosi e spontanei. Una giovane fu proclamata «dottoressa», appunto, presentando recentemente una tesi di laurea su «Gli aforismi di un pensatore moderno, padre Giovanni Luisetto».
Dispensava amicizia profonda e sincera. Al decimo anniversario della sua morte (21 giugno 2001; ma classe 1917) è sorta una libera Associazione amici di padre Giovanni M. Luisetto, che ha pubblicato una nota biografica con numerose e sinfoniche testimonianze. Queste fanno la lode dell’uomo e del sacerdote virtuoso (e aggiungiamo – è convinzione generale – santo). Già il Siracide diceva: «Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, dei padri nostri (...) furono uomini di fede, e le loro opere giuste non sono dimenticate. Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità». Padre Giovanni M. Luisetto fu, appunto, un fedele seguace di san Francesco di Assisi e di sant’Antonio di Padova.
Alcuni «fioretti» tratti dai suoi scritti
Un cuore innamorato di Dio
«Le profondità più luminose di un cuore innamorato stanno nello stupore e nella sorpresa d’essere fatti segno di “certe” attenzioni di Gesù».
«Consumarsi, rinunciare a se stessi, forma l’occasione e la necessità della vita; rinnovarsi nasconde sempre una energia verginale: è vivere di grazia ogni rinnovamento, è spirito di grazia volerlo, è fecondità di grazia attuarlo».
«La virtù della dolcezza è fede attuata; la virtù della mansuetudine è amore che crede nella fede; la virtù della verità di sé (umiltà) è timore di Dio che compie i desideri dell’amore».
«Non è il sapere che ti fa saggio, è la carità che porta l’amore nella tua parola, nel tuo silenzio, nel tuo atteggiamento e ti fa essere schivo».
«Quanto sia necessario che un sacerdote annunci la verità come l’ha annunciata Gesù, senza misture d’acqua, lo possono affermare le anime che si ritrovano scosse dalla sua presenza, specchio della parola evangelica».
«Il sacerdote ricordi che è padre delle anime, ministro della grazia, servo dell’amore, strumento di ricerca spirituale, cuore alieno da interessi materiali, disponibile a collaborare alla penitenza altrui, scrigno dei segreti delle anime e forse, soprattutto, interprete delle ispirazioni dello Spirito Santo alla luce della verità rivelata».
Da Manelli di spighe