Trentini nel Mondo: un futuro di apertura e impegno
L’associazione Trentini nel Mondo conta più di duecento circoli sparsi in quattro continenti, vere e proprie cellule di cultura e identità, promozione e integrazione trentina nei Paesi ospitanti. Enrico Defrancesco, originario di Moena, giunto in Germania sul finire degli anni ’60 del secolo scorso, si è dedicato, in particolare, alle problematiche legate ai giovani italiani, alla scuola e alla formazione professionale, nonché alla soluzione delle difficoltà che i bambini stranieri incontrano a scuola. Questo «faccia a faccia» ci offre la possibilità di apprezzare percorsi, attività e impegno dell’associazione. Membro del circolo trentino di Dortmund e, dal 2010, coordinatore dei sette circoli tedeschi, Defrancesco ci presenta la realtà di un sodalizio tra passato, presente e futuro.
Msa. La nascita dei circoli trentini in Germania è legata alla «grande migrazione» del secolo scorso, è corretto?
Defrancesco. L’associazione Trentini nel Mondo è sorta nel 1957 con l’intento di assistere i conterranei che, in Sud America, vivevano in situazioni precarie, quasi di povertà. La cura e lo sviluppo dei legami culturali, linguistici ed economici con il Trentino sono arrivati in seguito. I trentini emigrati negli Stati europei dopo la seconda guerra mondiale non dovevano, invece, fare i conti con gli stessi problemi occupazionali e sociali riscontrati in America Latina. La nascita e l’espansione dei circoli in Europa ha avuto, sin dall’inizio, più un carattere culturale che assistenziale: mantenere e sviluppare un’identità linguistica e storica, salvaguardando costumi, lingua e cultura originali.
Quali sono le fasi salienti della storia dei circoli trentini europei nell’ultimo mezzo secolo?
Paragono la storia dei circoli trentini in Europa alle nostre montagne. Ogni circolo è partito da zero, ossia dal fondo valle. Dopo una prima fase sentimentale e nostalgica, si è sviluppata la consapevolezza di avere una propria personalità e carattere. Abbiamo, così, iniziato a scalare la montagna, mediante un’organizzazione seria e capillare, con programmi e contenuti concreti: ogni circolo si è dato una struttura rispondente alle esigenze locali e del momento. In questa fase i circoli sono stati molto attivi, grazie anche al supporto della Provincia. Purtroppo oggi si assiste alla fase di ridiscesa in valle. Molti circoli trentini europei vivono una profonda crisi e rischiano di scomparire.
Quali ne potrebbero essere le cause?
L’associazionismo esige compartecipazione e condivisione, un’apertura a valori e intenti comuni. Qualche volta si nota l’affievolirsi della consapevolezza di avere una specifica identità, tipicamente trentina. La maggior parte dei trentini sono inseriti nel mondo locale, visto che spesso il o la partner sono nativi del luogo. Lingua, amici, vicini di casa e colleghi di lavoro sono autoctoni. Problemi economici e sociali sono gli stessi. In questo contesto, operatori e organizzazioni italiane o provinciali non sono più richiesti e valorizzati: è il caso di figure come l’assistente sociale, il missionario cattolico, il consolato, il sindacato o partito. Ma anche la lingua o il dialetto italiani non sono più così importanti come nel passato: con i parenti rimasti in patria in qualche modo ci si capisce comunque. Perché trascorrere le ferie solo in Trentino? Il mondo è grande, bello e interessante anche al di là delle Dolomiti. Perché mangiare polenta con finferli e formaggio di malga, quando in qualsiasi ristorante puoi gustare specialità di tutto il mondo?
Il circolo di Dortmund ha aperto ai simpatizzanti italiani e di altre nazionalità. Potrebbe essere l’avvio di una nuova fase associazionistica?
Alcuni accorgimenti hanno salvato il nostro gruppo. Sin dalla nascita del circolo, alla vita dell’associazione partecipano anche non trentini. I simpatizzanti vengono volentieri perché amano la nostra cultura montanara, convinta europeista, aperta e gioviale. Importante è ascoltare, vedere, capire, accettare e partecipare attivamente. Da qualche anno, con il nostro presidente Lamberto Canal, cerchiamo di aprire il Trentino al mondo tedesco. Organizziamo serate culturali, siamo presenti in determinate manifestazioni tedesche, coltiviamo i rapporti con la scuola e le Università, aiutiamo sodalizi tedeschi che desiderano interagire con realtà trentine, favoriamo l’organizzazione di viaggi nella provincia di Trento. L’intenzione è far nascere tra i tedeschi interesse e desiderio di conoscere da vicino la nostra provincia: missione gradita, importante dal punto di vista economico, ricca per l’aspetto culturale.
Nel congresso di Stoccarda, durante il quale il locale circolo ha festeggiato il quarantesimo compleanno, lei ha suggerito di «contribuire alla formazione dell’Europa dei popoli». Come sviluppare tale proposta?
Una società multietnica, con storie e culture diverse, ha bisogno di una piattaforma di base, fondata su qualità che trascendono l’aspetto puramente utilitaristico dei singoli gruppi. È necessario che politica ed economia indirizzino i loro progetti alla formazione di una comunità in cui si valorizzino il singolo e la collettività. Cittadino e associazioni, sviluppando al massimo le scarse risorse di cui dispongono, dovrebbero essere più presenti nella nuova società, intervenendo nella discussione politica, economica e culturale, con l’obiettivo di contribuire all’equilibrio sociale, in maniera rispettosa del singolo e delle diverse etnie.