Miracco: il mio impegno per i giovani
Aprire le porte degli Stati Uniti agli artisti italiani. E puntare sulle mostre, rassegne, presentazioni di libri, incontri culturali, e collaborazioni con i musei della Grande Mela.
11 Febbraio 2008
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New York
New York è una fonte inesauribile di stimoli artistici, sia tradizionali che d’avanguardia. Da una parte ci sono musei prestigiosi, conosciuti in tutto il mondo, visitati da migliaia di turisti: sono il Museum of Modern Art (o MoMA), l’immenso Metropolitan Museum, il Whitney e il Solomon Guggenheim oltre che la bellissima Frick Collection e la Neue Galerie che ospita arte austriaca e tedesca. Dall’altra, però, c’è un enorme microcosmo di artisti meno conosciuti di cui si possono ammirare le creazioni a Chelsea: un’area che un tempo era la casa di marinai e commercianti.
I giovani amanti dell’arte sono portatori di idee innovative, spesso in rottura rispetto alla tradizione. D’altra parte, la storia della pittura o della scultura è stata un susseguirsi di fratture rispetto al passato. Se ora Pablo Picasso o Henry Matisse sono considerati dei maestri, allora erano trattati alla stregua di rivoluzionari. Nonostante le mille bellezze della metropoli che si affaccia sull’Atlantico, viverci – come ben sanno gli aspiranti attori di Broadway, oltre che gli artisti – non è così semplice.
Renato Miracco, arrivato all’Istituto italiano di cultura di Park Avenue da qualche mese con un’energia apparentemente inesauribile, vuole dare una mano a questi nuovi immigrati che magari potrebbero scalare le vette dell’olimpo dell’arte. Il neo direttore parla fitto fitto, non si ferma mai. I suoi collaboratori cercano di stare al passo e ai ritmi del capo, che i newyorchesi chiamerebbero workaholic. Pochi giorni dopo aver assunto l’incarico, Miracco ha deciso di rinnovare gli interni dello storico edificio a pochi passi da Central Park dove vuole organizzare piccole esibizioni artistiche, magari «pillole» di mostre più ampie che si tengono in giro per la città. Quindi il neo direttore si è impegnato in prima persona per portare nella Grande Mela l’Annunciazione di Guido Reni, esposta prima a New York e quindi alla prestigiosa Università di Yale. L’esposizione dell’opera è stata inaugurata da un ospite d’eccezione: il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, che l’anno scorso ha visitato per qualche giorno gli Stati Uniti.
Storico, esperto d’arte moderna e contemporanea, Miracco è stato curatore di mostre d’arte presso il Metropolitan di New York dove «è di casa», alla Tate Modern e alla Estorick Collection di Londra, e al museo Reina Sofia di Madrid. È anche capo del Comitato scientifico della Camera dei deputati. Esperto di Futurismo e di Arte informale, il neo direttore ha lavorato a lungo sulle opere di Fontana, Burri, la Scuola romana, e di artisti come Afro, Mirko e Morandi. È nato nel 1953 da madre napoletana e padre albanese. Si è laureato all’Università di Salerno. Dopo gli studi è stato a Parigi, Amburgo, Londra.
«Penso che New York sia una città di arti visive, quindi vorrei dare una grande importanza a questo tipo d’arte che non vuol dire solo arte moderna, ma anche contemporanea – ha detto Miracco a Maria Mascia London, autrice di un’inchiesta che indaga su come l’arte italiana viene portata negli Usa –. Vorrei dare una particolare attenzione agli artisti italiani che vivono a New York perché credo che non abbiano ancora ricevuto l’attenzione che meritano».
«Quello che vorrei fare – continua Miracco – è cercare di dare spazio a una fascia più larga di artisti», che verranno selezionati in base ai loro curricula e alle loro esperienze. «Va soprattutto capita l’importanza e l’incidenza del lavoro dell’artista sul territorio americano», aggiunge il direttore, che prova a tracciare il ritratto dell’artista che l’Istituto potrebbe aiutare: con un’età attorno ai 35 anni, ha già portato le proprie opere in esposizione in piccole o grandi istituzioni italiane o americane, e deve aver vissuto almeno tre o quattro anni a New York. «Bisogna capire perché se n’è andato dall’Italia», sottolinea Miracco, ammettendo che la cosiddetta fuga dei cervelli non ha colpito soltanto il mondo della ricerca scientifica, ma anche quello dell’arte.
«Ci sono artisti italiani ormai affermati che vivono a New York, come Maurizio Cattelan o Francesco Clemente, che in passato non sono stati valorizzati» eppure, poi, nel caso del pittore Clemente, sono stati ospitati in pompa magna dal museo intitolato a Solomon Guggenheim. Miracco vorrebbe evitare che la storia si ripeta perché compito di ogni Istituto di cultura è «promuovere le eccellenze italiane». Per tener fede a questo impegno, l’Istituto ha ospitato una mostra su uno dei maestri della fotografia italiana: Mario Giacomelli. A fine febbraio, inoltre, è stato programmato un «trasloco» della Biennale da Venezia alla Grande Mela come «occasione – continua l’inarrestabile direttore – per convogliare opinioni e fare il punto su tutte le biennali».
Miracco ha fortemente voluto anche un momento per promuovere la «danza giovane» a New York puntando su un coreografo 32 enne: Marco Pelle. Tra le altre idee del neo direttore, inoltre, c’è un «festival di corti», e la promozione dell’importazione di show che gli autori americani vorrebbero vendere in Italia. Sono stati sponsorizzati spettacoli a cavallo tra italiano e inglese, come la traduzione della Mandragola di Nicolò Machiavelli. Insomma, il ruolo dell’Istituto di cultura dovrebbe essere quello di facilitare gli scambi tra i due Paesi.
Continuando una storica tradizione, inoltre, Park Avenue ospiterà autori di libri italiani che hanno avuto risonanza internazionale. Ma con la nuova direzione avranno un approccio diverso, simile a quello di un laboratorio – si chiameranno appunto «Book Lab» –, con un maggiore intervento da parte del pubblico, più attenzione alle sperimentazioni e agli scrittori meno conosciuti.
Miracco ha anche in mente di preparare un «libro degli artisti italiani negli Usa», simile ai cosiddetti facebook – che sono anche un fenomeno in Internet – cioè i libri degli atenei americani dove ci sono le foto dei laureati con una breve biografia.
Secondo il nuovo capo dell’Istituto, i musei della Grande Mela, patrimonio non solo della città ma del mondo intero, devono essere difesi e valorizzati di più. Non a caso sono state promosse mostre italiane all’interno di istituzioni newyorchesi. La Morgan Library sta ospitando opere di Michelangelo e Giorgio Vasari provenienti dagli Uffizi. Alla Frick Collection, invece, si può ammirare l’Antea del Parmigianino, prestata dal Museo di Capodimonte di Napoli.
New York è una fonte inesauribile di stimoli artistici, sia tradizionali che d’avanguardia. Da una parte ci sono musei prestigiosi, conosciuti in tutto il mondo, visitati da migliaia di turisti: sono il Museum of Modern Art (o MoMA), l’immenso Metropolitan Museum, il Whitney e il Solomon Guggenheim oltre che la bellissima Frick Collection e la Neue Galerie che ospita arte austriaca e tedesca. Dall’altra, però, c’è un enorme microcosmo di artisti meno conosciuti di cui si possono ammirare le creazioni a Chelsea: un’area che un tempo era la casa di marinai e commercianti.
I giovani amanti dell’arte sono portatori di idee innovative, spesso in rottura rispetto alla tradizione. D’altra parte, la storia della pittura o della scultura è stata un susseguirsi di fratture rispetto al passato. Se ora Pablo Picasso o Henry Matisse sono considerati dei maestri, allora erano trattati alla stregua di rivoluzionari. Nonostante le mille bellezze della metropoli che si affaccia sull’Atlantico, viverci – come ben sanno gli aspiranti attori di Broadway, oltre che gli artisti – non è così semplice.
Renato Miracco, arrivato all’Istituto italiano di cultura di Park Avenue da qualche mese con un’energia apparentemente inesauribile, vuole dare una mano a questi nuovi immigrati che magari potrebbero scalare le vette dell’olimpo dell’arte. Il neo direttore parla fitto fitto, non si ferma mai. I suoi collaboratori cercano di stare al passo e ai ritmi del capo, che i newyorchesi chiamerebbero workaholic. Pochi giorni dopo aver assunto l’incarico, Miracco ha deciso di rinnovare gli interni dello storico edificio a pochi passi da Central Park dove vuole organizzare piccole esibizioni artistiche, magari «pillole» di mostre più ampie che si tengono in giro per la città. Quindi il neo direttore si è impegnato in prima persona per portare nella Grande Mela l’Annunciazione di Guido Reni, esposta prima a New York e quindi alla prestigiosa Università di Yale. L’esposizione dell’opera è stata inaugurata da un ospite d’eccezione: il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, che l’anno scorso ha visitato per qualche giorno gli Stati Uniti.
Storico, esperto d’arte moderna e contemporanea, Miracco è stato curatore di mostre d’arte presso il Metropolitan di New York dove «è di casa», alla Tate Modern e alla Estorick Collection di Londra, e al museo Reina Sofia di Madrid. È anche capo del Comitato scientifico della Camera dei deputati. Esperto di Futurismo e di Arte informale, il neo direttore ha lavorato a lungo sulle opere di Fontana, Burri, la Scuola romana, e di artisti come Afro, Mirko e Morandi. È nato nel 1953 da madre napoletana e padre albanese. Si è laureato all’Università di Salerno. Dopo gli studi è stato a Parigi, Amburgo, Londra.
«Penso che New York sia una città di arti visive, quindi vorrei dare una grande importanza a questo tipo d’arte che non vuol dire solo arte moderna, ma anche contemporanea – ha detto Miracco a Maria Mascia London, autrice di un’inchiesta che indaga su come l’arte italiana viene portata negli Usa –. Vorrei dare una particolare attenzione agli artisti italiani che vivono a New York perché credo che non abbiano ancora ricevuto l’attenzione che meritano».
«Quello che vorrei fare – continua Miracco – è cercare di dare spazio a una fascia più larga di artisti», che verranno selezionati in base ai loro curricula e alle loro esperienze. «Va soprattutto capita l’importanza e l’incidenza del lavoro dell’artista sul territorio americano», aggiunge il direttore, che prova a tracciare il ritratto dell’artista che l’Istituto potrebbe aiutare: con un’età attorno ai 35 anni, ha già portato le proprie opere in esposizione in piccole o grandi istituzioni italiane o americane, e deve aver vissuto almeno tre o quattro anni a New York. «Bisogna capire perché se n’è andato dall’Italia», sottolinea Miracco, ammettendo che la cosiddetta fuga dei cervelli non ha colpito soltanto il mondo della ricerca scientifica, ma anche quello dell’arte.
«Ci sono artisti italiani ormai affermati che vivono a New York, come Maurizio Cattelan o Francesco Clemente, che in passato non sono stati valorizzati» eppure, poi, nel caso del pittore Clemente, sono stati ospitati in pompa magna dal museo intitolato a Solomon Guggenheim. Miracco vorrebbe evitare che la storia si ripeta perché compito di ogni Istituto di cultura è «promuovere le eccellenze italiane». Per tener fede a questo impegno, l’Istituto ha ospitato una mostra su uno dei maestri della fotografia italiana: Mario Giacomelli. A fine febbraio, inoltre, è stato programmato un «trasloco» della Biennale da Venezia alla Grande Mela come «occasione – continua l’inarrestabile direttore – per convogliare opinioni e fare il punto su tutte le biennali».
Miracco ha fortemente voluto anche un momento per promuovere la «danza giovane» a New York puntando su un coreografo 32 enne: Marco Pelle. Tra le altre idee del neo direttore, inoltre, c’è un «festival di corti», e la promozione dell’importazione di show che gli autori americani vorrebbero vendere in Italia. Sono stati sponsorizzati spettacoli a cavallo tra italiano e inglese, come la traduzione della Mandragola di Nicolò Machiavelli. Insomma, il ruolo dell’Istituto di cultura dovrebbe essere quello di facilitare gli scambi tra i due Paesi.
Continuando una storica tradizione, inoltre, Park Avenue ospiterà autori di libri italiani che hanno avuto risonanza internazionale. Ma con la nuova direzione avranno un approccio diverso, simile a quello di un laboratorio – si chiameranno appunto «Book Lab» –, con un maggiore intervento da parte del pubblico, più attenzione alle sperimentazioni e agli scrittori meno conosciuti.
Miracco ha anche in mente di preparare un «libro degli artisti italiani negli Usa», simile ai cosiddetti facebook – che sono anche un fenomeno in Internet – cioè i libri degli atenei americani dove ci sono le foto dei laureati con una breve biografia.
Secondo il nuovo capo dell’Istituto, i musei della Grande Mela, patrimonio non solo della città ma del mondo intero, devono essere difesi e valorizzati di più. Non a caso sono state promosse mostre italiane all’interno di istituzioni newyorchesi. La Morgan Library sta ospitando opere di Michelangelo e Giorgio Vasari provenienti dagli Uffizi. Alla Frick Collection, invece, si può ammirare l’Antea del Parmigianino, prestata dal Museo di Capodimonte di Napoli.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017