La New York del Sud America
Nella «città-stato» vivono milioni di oriundi italiani. Questo centro economico e finanziario è cresciuto grazie alla loro presenza. Nel 2011 ci sarà un'imperdibile occasione per promuovere l'Italia.
22 Giugno 2010
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San Paolo
Quello di San Paolo è certamente il Consolato d’Italia più importante del mondo. Lo è perché la Circoscrizione è vastissima, e comprende gli Stati di San Paolo, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Rondônia e Acre; un territorio di quasi 2 milioni di chilometri quadrati paragonabile a Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, messe assieme.
È il Consolato più importante perché nella capitale paulista vivono almeno 6 milioni di oriundi italiani (che nell’intero Stato diventano 15) dei quali una minima già possiede la cittadinanza italiana, mentre sono svariate migliaia coloro che stanno cercando di ottenerla iure sanguinis, fra mille difficoltà e impicci burocratici.
Lo è perché San Paolo è il principale polo economico e finanziario di tutto il Sud America (la crescita brasiliana prevista da Banco Itaú, per il 2010, è del 7,5%) sul quale si concentreranno sempre più, nell’immediato futuro, le attenzioni della stampa e dell’opinione pubblica internazionale.
Lo è, infine, perché buona parte dello sviluppo di questa grande città, letteralmente esplosa dalla fine degli anni Sessanta in poi, tanto da stravolgerne l’assetto urbanistico, è stata scritta prevalentemente da emigranti italiani.
Che quello di San Paolo non sia un Consolato come gli altri, lo si intuisce immediatamente passando davanti al civico 1963 di Avenida Paulista durante l’orario d’ufficio di una qualsiasi giornata lavorativa. All’esterno si incontrano, immancabilmente, piccoli capannelli di persone che stanno aspettando il loro turno per entrare: c’è chi chiede informazioni al carabiniere di guardia o agli addetti all’ingresso, e chi si dispera perché viene da fuori città e dal tanto traffico incontrato per strada non ce l’ha fatta ad arrivare prima della chiusura degli uffici. E se si sbircia all’interno, si notano decine di cittadini italiani (o aspiranti tali) che ingannano il tempo leggendo o conversando fra di loro, in attesa di essere ricevuti agli sportelli.
A far fronte a questa imponente mole di lavoro c’è una «macchina» amministrativa composta da un’ottantina di addetti alla cui guida, da qualche mese, c’è un nuovo Console Generale, il Ministro plenipotenziario Mauro Marsili.
A San Paolo, Marsili è arrivato da poco, eppure conosce bene il Brasile perché vi ha operato nel recente passato come Primo Consigliere del settore commerciale, culturale e della cooperazione presso l’Ambasciata di Brasilia. In questa veste, fra l’altro, ha fatto parte dell’equipe che ha seguito il progetto triennale «Fuoco! Emergenza cronica»: un’interessante iniziativa della Cooperazione Italiana volta a sensibilizzare le popolazioni dell’Amazzonia brasiliana sull’uso razionale delle risorse forestali. Un’esperienza umana, prima ancora che professionale, che gli ha consentito di conoscere da vicino un Brasile «di confine» fatto di territori sconfinati e di gente semplice che vive del lavoro rurale.
Non è un caso, allora, se l’inizio del nostro colloquio è dedicato a questo progetto che ha fatto onore alla Cooperazione Italiana: «un Brasile interessante, che bisognerebbe visitare – ci dice il Console – e dove peraltro, soprattutto nello Stato del Mato Grosso, vive una significativa colonia di oriundi italiani».
Un altro mondo, se pensiamo che la densità dei tre Stati brasiliani coinvolti nel progetto – Mato Grosso, Pará e Acre – non raggiungono i 5 abitanti per chilometro quadrato (la densità di San Paolo è di 163), e soprattutto che il loro Pil complessivo rappresenta solo il 4% di quello nazionale mentre quello di San Paolo il 34%.
Restando nell’ambito della solidarietà e della cooperazione che parla italiano, il Console ci invita caldamente a visitare L’Arsenale della Speranza: una struttura nata da un’idea di Ernesto Olivero dove anticamente sorgeva l’Hospedaria dos Imigrantes di San Paolo. «È significativo pensare che negli stessi locali dove un tempo venivano alloggiati i nostri emigranti appena sbarcati da una lunga traversata atlantica – rileva il Console Marsili – operi oggi una struttura assistenziale voluta da un italiano, che ogni giorno accoglie più di un migliaio di persone in difficoltà. Merita una visita».
Un altro volto della presenza italiana in Brasile, in particolar modo nello Stato di San Paolo, è dato dalle migliaia di oriundi che ogni anno intraprendono l’iter burocratico – non certo semplice – per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana. Un fenomeno unico che non si riscontra in nessuna delle altre nazioni del mondo che pure accolsero a milioni i nostri emigrati fra l’ultimo quarto dell’Ottocento e gli anni Settanta.
«Ci ho pensato molto, ma credo che una spiegazione compiuta di questo fenomeno sia molto difficile da dare. Di sicuro mi sento di escludere che la “rincorsa” alla cittadinanza italiana sia dovuta a motivi di mero opportunismo. Penso, piuttosto, che riscattare le proprie origini italiane attraverso l’ottenimento del passaporto, sia considerato una sorta di completamento della propria storia personale e familiare. Di recente ho incontrato qui in Consolato uno degli uomini più ricchi del Brasile il cui nonno, emigrato dalla Sicilia, costruì dal nulla un autentico impero vendendo arance al mercato ortofrutticolo di San Paolo. Era venuto a rinnovare il suo passaporto italiano. Crede davvero che un imprenditore del genere abbia bisogno della doppia cittadinanza?».
Cinquant’anni, metà dei quali passati in carriera diplomatica, Mauro Marsili ha conosciuto da vicino la realtà sudamericana nei primi anni Novanta (Primo Segretario e Consigliere di Legazione a Buenos Aires), dopo un periodo trascorso a Berlino e a Bucarest. Successivamente è tornato a Roma, con incarichi presso l’Unità di Crisi della Farnesina e alla Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo, prima di volare a Brasilia come Primo Consigliere Commerciale. Il suo recente ritorno in Brasile come Console generale d’Italia a San Paolo, è stato preceduto da un importante incarico alla Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Esteri.
Fra gli importanti impegni che attendono nel prossimo futuro il Consolato Generale d’Italia, l’Istituto Italiano di Cultura e tutta la nostra struttura diplomatica in Brasile, ci sono quelli legati al 2011, che sarà l’anno dell’Italia in Brasile.
«In realtà credo che non lo chiameremo “anno”, bensì “momento” dell’Italia in Brasile e sarà un periodo di 9 mesi, fra ottobre 2011 e giugno 2012, nel quale il nostro Paese avrà la grande chance di promuovere la propria cultura come forse mai era successo in passato. Un’occasione unica, che dovremo sfruttare al meglio».
Sul tavolo del nostro diplomatico c’è anche la brutta vicenda dei falsi passaporti italiani denunciata da un reportage del giornalista del Corriere della Sera, Rocco Cotroneo. A questo riguardo il Console Generale è molto risoluto: «sono certo che le nostre rappresentanze diplomatiche in Brasile si siano sempre comportate in maniera cristallina». Ma sulla sua scrivania c’è anche un altro dossier importante, che questa volta contiene notizie positive: «la stampa italiana non ne ha parlato molto, ma il 12 aprile scorso, a Washington, il nostro Capo del Governo e il Presidente Lula hanno sottoscritto un pacchetto di accordi bilaterali di collaborazione strategica che daranno una svolta decisa ai rapporti fra i due Paesi. I temi abbracciano un’ampia serie di materie che vanno dalla cooperazione scientifica, tecnico-militare e spaziale a quella economica, commerciale e finanziaria. Ma c’è anche la cultura, il turismo, lo sport e la sanità. È interessante sottolineare che la premessa di questa collaborazione strategica, espressamente indicata all’inizio del documento, fa riferimento all’ampia e significativa presenza italiana in Brasile. Il compito che mi attende qui a San Paolo è di grande responsabilità e richiederà molto impegno, ne sono consapevole – conclude Marsili –. Mi sarà di enorme aiuto il clima positivo che si respira in questa grande città, e più in generale l’estrema cordialità del popolo brasiliano che agevola non poco le relazioni, anche quelle diplomatiche».
Quello di San Paolo è certamente il Consolato d’Italia più importante del mondo. Lo è perché la Circoscrizione è vastissima, e comprende gli Stati di San Paolo, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Rondônia e Acre; un territorio di quasi 2 milioni di chilometri quadrati paragonabile a Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, messe assieme.
È il Consolato più importante perché nella capitale paulista vivono almeno 6 milioni di oriundi italiani (che nell’intero Stato diventano 15) dei quali una minima già possiede la cittadinanza italiana, mentre sono svariate migliaia coloro che stanno cercando di ottenerla iure sanguinis, fra mille difficoltà e impicci burocratici.
Lo è perché San Paolo è il principale polo economico e finanziario di tutto il Sud America (la crescita brasiliana prevista da Banco Itaú, per il 2010, è del 7,5%) sul quale si concentreranno sempre più, nell’immediato futuro, le attenzioni della stampa e dell’opinione pubblica internazionale.
Lo è, infine, perché buona parte dello sviluppo di questa grande città, letteralmente esplosa dalla fine degli anni Sessanta in poi, tanto da stravolgerne l’assetto urbanistico, è stata scritta prevalentemente da emigranti italiani.
Che quello di San Paolo non sia un Consolato come gli altri, lo si intuisce immediatamente passando davanti al civico 1963 di Avenida Paulista durante l’orario d’ufficio di una qualsiasi giornata lavorativa. All’esterno si incontrano, immancabilmente, piccoli capannelli di persone che stanno aspettando il loro turno per entrare: c’è chi chiede informazioni al carabiniere di guardia o agli addetti all’ingresso, e chi si dispera perché viene da fuori città e dal tanto traffico incontrato per strada non ce l’ha fatta ad arrivare prima della chiusura degli uffici. E se si sbircia all’interno, si notano decine di cittadini italiani (o aspiranti tali) che ingannano il tempo leggendo o conversando fra di loro, in attesa di essere ricevuti agli sportelli.
A far fronte a questa imponente mole di lavoro c’è una «macchina» amministrativa composta da un’ottantina di addetti alla cui guida, da qualche mese, c’è un nuovo Console Generale, il Ministro plenipotenziario Mauro Marsili.
A San Paolo, Marsili è arrivato da poco, eppure conosce bene il Brasile perché vi ha operato nel recente passato come Primo Consigliere del settore commerciale, culturale e della cooperazione presso l’Ambasciata di Brasilia. In questa veste, fra l’altro, ha fatto parte dell’equipe che ha seguito il progetto triennale «Fuoco! Emergenza cronica»: un’interessante iniziativa della Cooperazione Italiana volta a sensibilizzare le popolazioni dell’Amazzonia brasiliana sull’uso razionale delle risorse forestali. Un’esperienza umana, prima ancora che professionale, che gli ha consentito di conoscere da vicino un Brasile «di confine» fatto di territori sconfinati e di gente semplice che vive del lavoro rurale.
Non è un caso, allora, se l’inizio del nostro colloquio è dedicato a questo progetto che ha fatto onore alla Cooperazione Italiana: «un Brasile interessante, che bisognerebbe visitare – ci dice il Console – e dove peraltro, soprattutto nello Stato del Mato Grosso, vive una significativa colonia di oriundi italiani».
Un altro mondo, se pensiamo che la densità dei tre Stati brasiliani coinvolti nel progetto – Mato Grosso, Pará e Acre – non raggiungono i 5 abitanti per chilometro quadrato (la densità di San Paolo è di 163), e soprattutto che il loro Pil complessivo rappresenta solo il 4% di quello nazionale mentre quello di San Paolo il 34%.
Restando nell’ambito della solidarietà e della cooperazione che parla italiano, il Console ci invita caldamente a visitare L’Arsenale della Speranza: una struttura nata da un’idea di Ernesto Olivero dove anticamente sorgeva l’Hospedaria dos Imigrantes di San Paolo. «È significativo pensare che negli stessi locali dove un tempo venivano alloggiati i nostri emigranti appena sbarcati da una lunga traversata atlantica – rileva il Console Marsili – operi oggi una struttura assistenziale voluta da un italiano, che ogni giorno accoglie più di un migliaio di persone in difficoltà. Merita una visita».
Un altro volto della presenza italiana in Brasile, in particolar modo nello Stato di San Paolo, è dato dalle migliaia di oriundi che ogni anno intraprendono l’iter burocratico – non certo semplice – per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana. Un fenomeno unico che non si riscontra in nessuna delle altre nazioni del mondo che pure accolsero a milioni i nostri emigrati fra l’ultimo quarto dell’Ottocento e gli anni Settanta.
«Ci ho pensato molto, ma credo che una spiegazione compiuta di questo fenomeno sia molto difficile da dare. Di sicuro mi sento di escludere che la “rincorsa” alla cittadinanza italiana sia dovuta a motivi di mero opportunismo. Penso, piuttosto, che riscattare le proprie origini italiane attraverso l’ottenimento del passaporto, sia considerato una sorta di completamento della propria storia personale e familiare. Di recente ho incontrato qui in Consolato uno degli uomini più ricchi del Brasile il cui nonno, emigrato dalla Sicilia, costruì dal nulla un autentico impero vendendo arance al mercato ortofrutticolo di San Paolo. Era venuto a rinnovare il suo passaporto italiano. Crede davvero che un imprenditore del genere abbia bisogno della doppia cittadinanza?».
Cinquant’anni, metà dei quali passati in carriera diplomatica, Mauro Marsili ha conosciuto da vicino la realtà sudamericana nei primi anni Novanta (Primo Segretario e Consigliere di Legazione a Buenos Aires), dopo un periodo trascorso a Berlino e a Bucarest. Successivamente è tornato a Roma, con incarichi presso l’Unità di Crisi della Farnesina e alla Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo, prima di volare a Brasilia come Primo Consigliere Commerciale. Il suo recente ritorno in Brasile come Console generale d’Italia a San Paolo, è stato preceduto da un importante incarico alla Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Esteri.
Fra gli importanti impegni che attendono nel prossimo futuro il Consolato Generale d’Italia, l’Istituto Italiano di Cultura e tutta la nostra struttura diplomatica in Brasile, ci sono quelli legati al 2011, che sarà l’anno dell’Italia in Brasile.
«In realtà credo che non lo chiameremo “anno”, bensì “momento” dell’Italia in Brasile e sarà un periodo di 9 mesi, fra ottobre 2011 e giugno 2012, nel quale il nostro Paese avrà la grande chance di promuovere la propria cultura come forse mai era successo in passato. Un’occasione unica, che dovremo sfruttare al meglio».
Sul tavolo del nostro diplomatico c’è anche la brutta vicenda dei falsi passaporti italiani denunciata da un reportage del giornalista del Corriere della Sera, Rocco Cotroneo. A questo riguardo il Console Generale è molto risoluto: «sono certo che le nostre rappresentanze diplomatiche in Brasile si siano sempre comportate in maniera cristallina». Ma sulla sua scrivania c’è anche un altro dossier importante, che questa volta contiene notizie positive: «la stampa italiana non ne ha parlato molto, ma il 12 aprile scorso, a Washington, il nostro Capo del Governo e il Presidente Lula hanno sottoscritto un pacchetto di accordi bilaterali di collaborazione strategica che daranno una svolta decisa ai rapporti fra i due Paesi. I temi abbracciano un’ampia serie di materie che vanno dalla cooperazione scientifica, tecnico-militare e spaziale a quella economica, commerciale e finanziaria. Ma c’è anche la cultura, il turismo, lo sport e la sanità. È interessante sottolineare che la premessa di questa collaborazione strategica, espressamente indicata all’inizio del documento, fa riferimento all’ampia e significativa presenza italiana in Brasile. Il compito che mi attende qui a San Paolo è di grande responsabilità e richiederà molto impegno, ne sono consapevole – conclude Marsili –. Mi sarà di enorme aiuto il clima positivo che si respira in questa grande città, e più in generale l’estrema cordialità del popolo brasiliano che agevola non poco le relazioni, anche quelle diplomatiche».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017