SVILUPPO SOLIDALE
Una casa comune in cui vivono popoli diversi: questa è la soluzione per garantire all'umanità la sopravvivenza sul nostro pianeta.
Le riflessioni apparse sui principali mezzi di comunicazione mondiali dopo l'incontro dei rappresentanti dell'Unione europea ad Amsterdam e il vertice di Denver, fanno emergere una generale preoccupazione per la gravità dei problemi emergenti, ma anche la delusione per averne ancora una volta rinviata la soluzione.
I problemi della disoccupazione, dell'invecchiamento della popolazione, le difficoltà e le inquietudini per i mancati accordi di pace nei territori della Bosnia, le fragili tregue d'armi nei Paesi 'a rischio' dell'Africa e dell'Asia, sono invece obiettivi prioritari che richiedono urgenti e positive soluzioni da parte delle istituzioni internazionali. Un forte richiamo ai problemi dell'ambiente è venuto dal secondo 'vertice della terra', tenuto lo scorso giugno a New York. Condannando quanti nel primo vertice di Rio avevano preso seri impegni per poi non mantenerli, il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha affermato: 'Non possiamo sbagliare: se non agiamo adesso rischiamo di danneggiare irreparabilmente il pianeta scatenando le forze della fame, della povertà , delle epidemie e dello squallore'.
Da più parti si è affermato che per superare il grande divario sociale ed economico tra i Paesi ricchi e quelli sottosviluppati, si deve puntare sullo sviluppo sostenibile. Come, però, realizzarlo? Ai vari summit di questi mesi, i leader politici non hanno dato nessuna soluzione, limitandosi a generici appelli. Le sfide lanciate da Clinton a Denver sostengono il processo di 'globalizzazione economica' in atto, la privatizzazione e il libero mercato: dai trasporti ai servizi pubblici, dalla sanità all'industria, fino ai sistemi pensionistici.
Tuttavia nei Paesi europei permane una forte incertezza motivata da una cultura della solidarietà che ha radici cristiane. Come si può rispondere alle sfide imposte dalla globalizzazione, dallo sviluppo economico e tecnologico, dall'aumento del commercio internazionale e dai movimenti del capitale, senza impoverire le riforme sociali volte a sostenere le persone più bisognose o le iniziative contro la disoccupazione: quella giovanile innanzitutto? Senza dimenticare nemmeno il fenomeno delle nuove migrazioni all'interno del vecchio continente, oppure dai Paesi del terzo mondo verso le aree più sviluppate del pianeta.
Oggi è urgente imporre una nuova visione della persona e della famiglia, restituendo loro dignità e ruolo. La chiave di volta di tutta la riforma del welfare state è la riforma delle politiche familiari. Questo significa ribadire il primato dell'etica sulla politica, sull'economia e sulla tecnologia; porsi cioè contro l'odierna cultura tendente a privatizzare l'etica e a non considerare prioritarie le 'qualità morali' della civiltà di un popolo, garanti di un futuro di pace, di libertà e di speranza.
'Gli attuali processi di globalizzazione economica, pur presentando molteplici aspetti positivi, manifestano anche preoccupanti tendenze a lasciare ai margini dello sviluppo i Paesi più bisognosi e perfino intere aree regionali' - ha affermato Giovanni Paolo II lo scorso 20 giugno parlando ai docenti di dottrina sociale - . La situazione delle persone e delle nazioni più povere chiama ciascuno ad assumersi le proprie responsabilità , perché siano create, senza indugi, condizioni propizie di autentico sviluppo per tutti'.
Le riforme dello stato sociale, che stanno per essere avviate in Italia e in altri Paesi del mondo, suscitano già diverse perplessità . 'È soprattutto il mondo del lavoro dipendente a dover affrontare le conseguenze, spesso drammatiche, di imponenti cambiamenti nella produzione e nella distribuzione di beni e servizi economici' - ha sottolineato il pontefice - . I popoli hanno diritto allo sviluppo. Sono, pertanto, le forme di organizzazione delle forze economiche, politiche e sociali e gli stessi criteri di distribuzione del lavoro che hanno bisogno di essere rivisti e corretti in funzione del diritto al lavoro che ogni uomo ha nel quadro del bene comune'.