Maria, i giovani, il Papa
In questi giorni d’attesa del Natale, c’è un trinomio che dà il senso a un particolare bilancio ecclesiale dell’anno appena trascorso, e che si tende verso l’appuntamento del prossimo anno a Sydney per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù: Maria, i giovani, il Papa. Non si tratta di un trinomio solo spirituale, ma di un trinomio profondamente umano, concreto, visibile, che anche quest’anno ha avuto tappe importanti, culminate nell’incontro di Loreto all’inizio di settembre.
Il riferimento a Loreto, il luogo della Santa Casa, non è casuale. In quel trinomio, infatti, c’è il senso concreto e vivo della comunione ecclesiale, cioè di una familiarità schietta e «domestica», fatta dallo spirito d’accoglienza di una grande «casa» dove nessun uomo è straniero, esule o clandestino, di una casa in cui convivono la paternità trepida di chi è chiamato a guidare e a sorreggere, la maternità di colei che con il suo fiat ha consentito l’irrompere del Mistero nella storia, e che sotto la Croce ha raccolto i dolori e le speranze dell’umanità, la filialità dei giovani, chiamati in questa, come in ogni generazione, a edificare la storia sui pilastri dell’amore, della pace, della giustizia, della vita, della responsabilità.
Quest’appuntamento era stato preparato nei mesi precedenti da tre tappe di quello che può ben definirsi un unico itinerario: gli incontri che il Papa ha riservato alle nuove generazioni durante i viaggi a Vigevano e a Pavia, in Brasile e ad Assisi. Il 21 aprile, a Vigevano, Benedetto XVI ha chiesto ai giovani di lavorare alacremente e con passione «per la giustizia, per la pace, per la solidarietà, per la vera libertà». Ai ragazzi e alle ragazze che gremivano lo Stadio di Pacaembu, a San Paolo, giovedì 10 maggio ha rivolto l’invito ad essere «apostoli dei giovani» e «protagonisti di una società nuova». E due giorni dopo, proprio ai piedi della Vergine Aparecida, Regina e Patrona del popolo brasiliano, ha ribadito: «La Chiesa è la nostra Casa! Questa è la nostra Casa».
È stato soprattutto l’incontro del 17 giugno nella terra di San Francesco a fare da «ponte» ideale verso il raduno di Loreto. Ad Assisi, dove risuonò ottocento anni fa il messaggio esigente e liberante di un giovane convertito, il Papa ha riconsegnato nelle mani dei giovani l’ardita missione racchiusa nelle parole del Crocifisso di San Damiano: «Va’, e ripara la mia casa...». «Quel compito – ha spiegato – null’altro era, in fondo, che la responsabilità attribuita da Cristo a ogni battezzato. E anche ad ognuno di noi dice: «Va’, e ripara la mia casa». Noi tutti siamo chiamati a riparare in ogni generazione di nuovo la casa di Cristo, la Chiesa. E solo facendo così vive la Chiesa e diventa bella». «Io – ha aggiunto – vi riconsegno il suo messaggio, ma soprattutto la sua vita e la sua testimonianza. È tempo di giovani che, come Francesco, facciano sul serio e sappiano entrare in un rapporto personale con Gesù. È tempo di guardare alla storia di questo terzo millennio da poco iniziato, come ad una storia che ha più che mai bisogno di essere lievitata dal Vangelo».
Ai giovani già proiettati verso l’appuntamento di Sydney, il Papa indica dunque un impegno ad edificare, una bussola in Maria, una certezza d’accoglienza e d’appartenenza nella Chiesa. E questo compito non sembra affidato a una generazione pigra o, peggio, distante, lontana, poco in sintonia con il pontificato. Del resto, smentendo quanti avevano frettolosamente previsto che non si sarebbe ripetuto lo straordinario feeling esistito tra i giovani e Giovanni Paolo II, Benedetto XVI sembra aver orientato il suo pontificato proprio su una rotta che passa attraverso i «punti cardinali» rappresentati da Maria e dai giovani. «Con voi, cari giovani, futuro e speranza della Chiesa e dell’umanità, continuerò a dialogare, ascoltando le vostre attese nell’intento di aiutarvi a incontrare sempre più in profondità il Cristo vivente, l’eternamente giovane», assicurò il Papa appena poche ore dopo l’elezione, nella messa celebrata il 20 aprile 2005 nella Cappella Sistina. «Invoco – aggiunse subito dopo – la materna intercessione di Maria Santissima, nelle cui mani pongo il presente e il futuro della mia persona e della Chiesa».
Pochi mesi dopo, la XX Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata dal 18 al 21 agosto 2005 a Colonia, ripropose anche nei simboli liturgici e biblici il profondo legame tra la Madre di Dio e la gioventù. La Croce e l’Icona mariana della Salus populi romani precedettero significativamente i passi delle centinaia di migliaia di giovani che da ogni angolo del mondo si misero in cammino sulle orme dei Magi, le cui reliquie sono custodite proprio nella Cattedrale della città tedesca. Come accadde duemila anni fa ai sapienti guidati dalla stella, anche oggi quanti, soprattutto giovani, cercano appassionatamente Cristo, lo trovano accanto a Maria. Tra Colonia e Loreto c’è un nesso logico e antropologico che Benedetto XVI ha ben evidenziato: l’itinerario dei Magi verso la dimora di Gesù e di sua Madre è «icona» di quella «gioia di cercare e insieme di trovare» che Benedetto XVI ha affidato come esaltante consegna alla gioventù radunata a Colonia. «Per incontrare il Salvatore – ricordò in quella occasione – bisogna entrare nella casa che è la Chiesa». E ciascun giovane, in particolare colui che avverte una specifica chiamata vocazionale, impara col tempo a non vedere più la Chiesa «dall’esterno», ma a sentirla «dall’interno» come la sua «casa» perché – ha spiegato il Papa – è la «casa di Cristo, dove abita Maria sua madre».
Anche in occasione della successiva Giornata Mondiale della Gioventù, che si celebrò a livello diocesano la Domenica delle Palme del 2006, Benedetto XVI ripropose il valore esemplare della testimonianza della Vergine come «madre e guida» dei giovani. «Maria vi insegni – scrisse nel messaggio diffuso per quell’occasione – ad accogliere la parola di Dio, a conservarla e a meditarla nel vostro cuore come lei ha fatto durante tutta la vita. Vi incoraggi a dire il vostro “sì” al Signore». E questi propositi furono rinnovati solennemente il 9 aprile quando in Piazza San Pietro, dinanzi a migliaia di giovani, una delegazione di ragazzi tedeschi consegnò la Croce e l’Icona mariana della Giornata Mondiale della Gioventù ai coetanei giunti dall’Australia. «Una consegna – spiegò Benedetto XVI – altamente simbolica, da vivere con grande fede, impegnandosi a compiere un cammino di conversione sulle orme di Gesù».
Poche settimane dopo, durante il viaggio compiuto dal 25 al 28 maggio in Polonia, il tema della «casa» ritornò con incalzante eloquenza alle riflessioni affidate dal Papa ai giovani. «Nel cuore di ogni uomo – disse alla moltitudine radunata nel Parco di Blonia, a Cracovia – c’è il desiderio di una casa. Questa nostalgia non è che il desiderio di una vita piena, felice, riuscita. Non abbiate paura di questo desiderio! Non lo sfuggite! Non vi scoraggiate. Dio Creatore, che infonde in un giovane cuore l’immenso desiderio della felicità, non lo abbandona poi nella faticosa costruzione di quella casa che si chiama vita (...) Non abbiate paura di costruire la vostra vita nella Chiesa e con la Chiesa! Siate fieri dell’amore per Pietro e per la Chiesa a lui affidata».
«Vi affido la Croce di Cristo – ha detto Benedetto XVI agli studenti universitari europei e asiatici durante il Rosario recitato il 10 marzo 2007 nell’Aula Paolo VI –: accoglietela, abbracciatela, seguitela. È l’albero della vita! Ai suoi piedi troverete sempre Maria, la Madre di Gesù». «Con la Croce – ha ricordato il primo aprile successivo durante la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù nella Domenica delle Palme – Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini. Ora essa è aperta. Ma anche il Signore bussa alle porte del mondo, alle porte dei nostri cuori».