Al soffio dello spirito di Assisi
Il 27 ottobre ricorre il 25° anniversario dell’incontro interreligioso voluto da Giovanni Paolo II ad Assisi. Il Papa polacco che, con i suoi viaggi apostolici, avvicinava nazioni e popoli, acquisendo una conoscenza reale dei problemi veri della comunità umana, si convinse che per avere un mondo migliore, bisognava cancellare le guerre, sconfiggere la fame, le malattie e instaurare una mentalità di generoso aiuto e di fattiva cooperazione mondiale. Un meraviglioso, incredibile ideale profetico, che solo un santo e un poeta poteva concepire. E per realizzarlo pensò di rivolgersi a tutte le persone credenti in una realtà soprannaturale, già ideologicamente aperte a intuizioni del genere, lanciando una moderna crociata, un movimento mondiale basato sulla «preghiera per la pace».
Quel giorno, 27 ottobre 1986, ad Assisi, intorno a Giovanni Paolo II c’erano 160 leader religiosi provenienti da tutto il mondo: cattolici, ortodossi, ebrei, musulmani, buddisti, indù, zoroastriani, giainisti, shintoisti, animisti, ecc., divisi in 60 delegazioni, in rappresentanza di 32 organizzazioni cristiane e 28 non cristiane. Fu un evento di grandissima importanza storica, che ha aperto nuove prospettive di dialogo e ha cambiato molte mentalità, incrementando un nuovo corso della convivenza umana. L’evento è passato alla storia sotto il nome di «spirito di Assisi», che continua a tener vivo l’anelito del dialogo e della collaborazione.
La giornata ebbe il suo momento più intenso e commosso nell’assemblea comune, svoltasi nel pomeriggio, davanti alla Basilica di San Francesco, durata tre ore e trasmessa in mondovisione. Per la prima volta nella storia, le parole e i gesti di tutte le tradizioni religiose del mondo si sono trovati uniti e formulati nello stesso luogo, con il medesimo scopo e rivolti allo stesso «Mistero divino» che l’umanità invoca in molti e diversi modi. Dalla città del poverello di Assisi si elevava un coro immenso – perché seguito, attraverso televisione e radio, da milioni di persone nel mondo, formulato nelle lingue più diverse – che invocava la pace, il bene massimo e indispensabile.
È trascorso un quarto di secolo. Quello «spirito» acceso ad Assisi è diventato un lievito emblematico, che è cresciuto, si è diffuso, ha coinvolto persone, istituzioni, movimenti. In questi anni sono state centinaia, forse migliaia, le giornate organizzate nel mondo, a livello locale, in piccoli centri e città, singole parrocchie, che si ispiravano allo «spirito di Assisi», cioè alla giornata del 27 ottobre 1986. Lo stesso papa Giovanni Paolo II ha contribuito a tenere vivo quello spirito, riproponendolo in occasioni particolari e ripetendo quell’incontro sempre ad Assisi nel 2002, dopo il terribile attentato alle torri gemelle di New York che aveva rilanciato lo spirito di odio e terrore.
Ma nonostante gli sforzi e lo zelo di molti, la pace non è stata raggiunta. Il mondo si trova in condizioni forse peggiori che nel 1986. Tuttavia, la strada indicata da Giovanni Paolo II risulta essere validissima: ha abbattuto barriere e aperto orizzonti incredibili, portando frutti eccezionali. E Benedetto XVI ha deciso di celebrare il 25° di quella giornata, rilanciando il progetto di Giovanni Paolo II, con un nuovo incontro ad Assisi al quale prenderà parte.
Abbiamo parlato di questo nuovo importantissimo incontro interreligioso con padre Giuseppe Piemontese, Custode della Basilica di San Francesco in Assisi, luogo dove avvenne il primo incontro tra leader religiosi e dove si terrà il prossimo con Benedetto XVI. Già ministro provinciale della Regione Puglia, padre Giuseppe è stato eletto Custode Generale del Sacro Convento di Assisi nel 2009, ed è uno dei principali organizzatori dell’evento del 27 ottobre. A lui abbiamo rivolto alcune domande per approfondire il significato di quest’incontro.
Msa. L’espressione «spirito di Assisi» è diventata emblematica, e spesso è usata nelle iniziative e nei discorsi che riguardano il dialogo e i rapporti con le varie religioni.
Come è nata e quali sono i suoi precisi significati?
Piemontese. Il primo a usare questa frase fu Giovanni Paolo II, il 29 ottobre 1986. Aveva ricevuto in Vaticano un gruppo di rappresentanti di religioni non cristiane (visti due giorni prima ad Assisi) che, prima di lasciare l’Italia, avevano voluto incontrarlo. Ricordò loro il significato di quanto era avvenuto nella città umbra, li ringraziò per aver partecipato e concluse: «State per tornare nelle vostre case e centri. Continuiamo a diffondere il messaggio di pace. Continuiamo a vivere lo “spirito di Assisi”». In seguito Giovanni Paolo II ha ripreso l’espressione soprattutto nei messaggi agli incontri «Uomini e religioni» organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio in memoria del primo incontro di Assisi. Quella frase, «spirito di Assisi», riassume visivamente ed esperienzialmente ciò che il Concilio Vaticano II ha espresso nella Lumen Gentium presentando la Chiesa come «segno e strumento dell’unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» e, in particolare, l’insegnamento conciliare in tema di ecumenismo e di rapporto tra il cristianesimo e le religioni (Dichiarazione Nostra Aetate). I contenuti precisi dell’espressione «spirito di Assisi» si possono riassumere in questi tre punti: il valore inestimabile della pace e la responsabilità delle religioni in merito al suo conseguimento; la consapevolezza dell’importanza della preghiera per ottenere il dono della pace; la necessità della conoscenza e della stima reciproca degli uomini, appartenenti a qualunque religione.
Tutti i santi sono promotori di pace. Ma Giovanni Paolo II, quando decise di realizzare questo straordinario incontro con i leader delle religioni del mondo per coinvolgerli in un progetto di pace e riconciliazione, ha pensato a san Francesco. Perché questo santo e perché Assisi?
San Francesco è il santo che con maggiore completezza ha incarnato il Vangelo, diventando «viva immagine di Cristo crocifisso». La sua esperienza umana e cristiana, ricca di umanità, spiritualità e poesia, rappresenta quell’ideale che suscita nostalgia in uomini e donne di ogni luogo, cultura e religione. La sua ricerca della pace è diventata proverbiale ed è l’emblema di tutta la sua vita. Il suo saluto è «Il Signore ti dia pace!». Per questi motivi a lui si accostano, senza pregiudizi sedimentati dalla storia e da errate interpretazioni degli eventi, moltissimi uomini. Seguendo la scia di tale benevolenza e simpatia, ma anche nella consapevolezza della significatività, grandiosità e universale comprensione della figura di Francesco, Giovanni Paolo II ha voluto ritrovarsi in Assisi, patria del santo, sede del suo sepolcro e culla della sua vicenda umana e cristiana.
Ci sono episodi della vita di san Francesco che dimostrano come egli, tanti anni fa, mosso da amore ecumenico, ha tentato di realizzare iniziative di riappacificazione?
Ce ne sono tanti: la riconciliazione con i briganti di Monte Casale; l’incontro con il Sultano in un tempo di crociate; la pacificazione di Siena; quella tra il vescovo di Assisi e il podestà. Sono episodi emblematici del suo modo di rapportarsi con uomini di ogni cultura, religione e condizione sociale.
Nel 1986, l’iniziativa di Giovanni Paolo II della giornata di preghiera ad Assisi con i leader di tutte le religioni venne accolta con grande entusiasmo dai credenti, ma anche con qualche riserva e critica. Crede che anche oggi, nel mondo cattolico, ci sia qualche atteggiamento contrario a simili manifestazioni?
Alcuni, anche nella Chiesa cattolica, ritengono che non debba esserci alcun rapporto con chi professa un’altra religione. Ma il rischio del relativismo e del sincretismo fu scongiurato dallo stesso Papa, quando precisò nel discorso alla Curia romana (22 dicembre 1986) che ad Assisi tutto era stato pensato «senza nessuna ombra di confusione e sincretismo». Sottolineava, come fatto specifico, il valore della preghiera per la pace. «Insieme per pregare» in una situazione straordinaria di emergenza, perché ognuno trovasse alle radici della propria religione la qualità del bene e il riferimento alla pace quale dono di Dio. Del resto, il Concilio Vaticano II invita con coraggio al dialogo ecumenico e interreligioso. Il Papa, senza confusione teologica, ha interpretato questa esigenza nell’incontro di Assisi a partire dal tema della ricerca e promozione della pace.
Voi francescani siete particolarmente coinvolti in questo evento. Il movimento «spirito di Assisi» si ispira al vostro fondatore, alla città francescana per eccellenza, allo specifico della vostra spiritualità contrassegnata dall’attaccamento al Vangelo, alla proverbiale cordialità aperta a tutte le creature.
Quale influsso pratico ha avuto sulla vostra vita comunitaria e personale?
Lo «spirito di Assisi» ha messo in discussione anche alcune impostazioni pratiche della vita qui al Sacro Convento. Da un atteggiamento di difesa si è passati a uno più coraggioso di proposta. Ci ha incoraggiato a favorire il dialogo con persone di ogni religione e con i non credenti; a promuovere incontri e confronti su temi teologici, sulla promozione della pace, il rapporto tra religioni e pace, la giustizia, la salvaguardia del creato. Eventi straordinari ci vedono impegnati su questi temi, soprattutto in occasione dell’anniversario dell’incontro del 1986.
Ma un ecumenismo e un dialogo più quotidiano e familiare viene promosso con rappresentanti di altre religioni e non credenti in visita alla tomba di san Francesco o al Sacro Convento: un percorso spirituale e artistico che spesso si conclude in un’agape fraterna che lascia il segno della condivisione e della fraternità francescana, oltre ogni discorso.
Lo spirito di Assisi ha certamente contagiato anche il turismo verso la vostra città. Quali iniziative avete realizzato voi francescani in Basilica, sull’onda di questo «spirito»?
Assisi richiama tale spirito perché è pregna della presenza di san Francesco, fratello universale, altro Gesù Cristo e strumento della sua pace. Certamente non tutti i turisti comprendono tali temi, ma sono attratti dall’arte. Anche dalla bellezza delle basiliche e degli affreschi si percepisce un clima di pace da cui restare affascinati. I pellegrini, però, hanno già una pre-comprensione di questi temi, per i quali cercano e trovano conferme e approfondimenti nei luoghi francescani o nelle varie iniziative cui partecipano.
Il Sacro Convento, già prima del 1986, tramite alcuni suoi frati, ha promosso accoglienza, incontri e dialogo con rappresentanti di altre religioni sia in Assisi che in tutto il mondo grazie al «Centro ecumenico del Sacro Convento», e altre iniziative di formazione, accoglienza e incontro di rappresentanti di varie confessioni cristiane e non.
Il prossimo 27 ottobre è ormai alle porte. Può raccontare come si svolgerà la giornata?
Il programma dovrebbe essere il seguente. La sera del 26 ottobre si terrà a Roma, in San Pietro, una veglia di preghiera, presieduta da papa Benedetto XVI, con i fedeli della Diocesi di Roma, mentre le Chiese particolari e le comunità sparse nel mondo sono invitate a organizzare momenti di preghiera analoghi.
La mattina del 27 ottobre, il Santo Padre con i capi delle religioni e una piccola rappresentanza di non credenti, viaggeranno come «pellegrini della verità e della pace» in treno e giungeranno alla stazione ferroviaria di Assisi. Nella Basilica di Santa Maria degli Angeli avrà luogo il primo atto della giornata: la commemorazione dei 25 anni, con la visione di un video e alcune testimonianze delle Delegazioni presenti, cui seguirà il discorso del Santo Padre.
Poi ci sarà un pranzo frugale all’insegna della sobrietà, espressione di fraternità e di partecipazione alle sofferenze di tanti uomini e donne che non conoscono la pace. Sarà poi lasciato un tempo di silenzio, per la riflessione e la preghiera personale.
Nel pomeriggio, tutti i presenti in Assisi, soprattutto i giovani, parteciperanno a un cammino che si snoderà verso la Basilica di San Francesco. Sarà un pellegrinaggio che simboleggia il cammino di ogni essere umano nella ricerca assidua della verità e nella costruzione fattiva della giustizia e della pace. Si svolgerà in silenzio, lasciando spazio alla preghiera e alla meditazione personale.
I pellegrini concluderanno il loro cammino nella piazza San Francesco, all’ombra della Basilica, là dove si sono conclusi anche i precedenti raduni.
Qui si terrà il momento finale della giornata, con il rinnovo solenne dell’impegno comune per la pace, da parte dei rappresentanti delle religioni e dei non credenti.
La giornata si concluderà con la visita alla tomba di san Francesco da parte del Santo Padre e dei delegati che lo desiderano, cui seguirà il rientro in treno in Vaticano.